«Papa Francesco invita a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso. È un’attenzione dinamica, orientata al futuro e alla ricerca di alternative, che incorpora un implicito giudizio negativo sulla realtà presente. Questa esigenza di ampliamento dello sguardo ha due nomi: “Ecologia economica”, “impiantare” cioè l’ottica e il metodo ecologico all’interno delle logiche dell’economia, e “umanesimo”, che fa appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante». A dirlo è il Preside della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica Domenico Bodega, che abbiamo intervistato a margine dell’evento “Ritorno al futuro, per una Economia più umana”, che si è tenuto all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede il 4 marzo.

Professore, cosa chiede il Papa in relazione all’economia? Di «ridefinire il progresso», su una base diversa da quella unidimensionale del profitto e di cambiare il modello di sviluppo globale: questo implica riflettere responsabilmente sul senso dell’economia e sulle sue finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni. I modelli di crescita attuali hanno difficoltà nel garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future. Ecco l’appello ai giovani per Assisi, a coloro che “hanno il futuro”, capaci di ascoltare col cuore, portatori di una cultura coraggiosa, a cui chiedere di essere protagonisti di queste riflessioni e di questo cambiamento, costruttori del mondo, agenti per un mondo migliore.

Sono proprio i docenti universitari quotidianamente a contatto con gli studenti, con chi si sta preparando a queste future responsabilità. Come sono cambiati i ragazzi nel corso delle generazioni? Quali le attese e le possibilità da educare e formare oggi? Questa generazione è pragmatica e più attenta al futuro rispetto alle precedenti. Vive però in un contesto che si muove molto velocemente e si trova costretta ad assimilare un numero sempre crescente di nuove informazioni che immediatamente perdono di interesse con la stessa velocità con cui vengono comprese. L’evoluzione tecnologica sta modellando il modo di vivere e di lavorare, ma ha anche generato una serie di tendenze e paure che inevitabilmente stanno influenzando il modo di porsi nei confronti delle sfide globali e alle nuove opportunità di crescita. Oggi i ragazzi guardano al futuro lavorativo con flessibilità e diversità, si sentono impreparati ai cambiamenti della tecnologia e sono particolarmente interessati a sviluppare abilità interpersonali, fiducia e comportamenti etici, sono alla ricerca di ambienti di lavoro stimolanti che riconoscano, valorizzino e sviluppino i propri talenti. I nostri ragazzi portano con sé molti aspetti positivi tra cui una maggiore propensione alla mobilitazione per una varietà di cause: credono profondamente nell’efficacia del dialogo per risolvere i conflitti, sono meno materialisti e competitivi rispetto a generazioni precedenti, prendono decisioni e si relazionano con le istituzioni in modo analitico e pragmatico. A noi docenti, a noi ricercatori, la responsabilità di cogliere queste aspettative e trasformarle in conoscenze e competenze, di mettere continuamente in discussione le mappe di lettura della realtà e le modalità di interpretazione su di essa, di infondere il coraggio, la passione e la responsabilità delle scelte e dell’azione.

Il prossimo 4 marzo l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con la Facoltà di Economia nel campus di Roma, promuoverà un convegno su un’”Economia più umana”: di quale tasso di umanità ha bisogno la scienza economica? E perché? L’Economia ha a che fare con la scarsità delle risorse, al comportamento dell'”agente economico”, a decisioni intenzionalmente razionali per la loro gestione e allocazione. Al centro di queste decisioni e azioni sta la persona, la sua creatività, l’impulso a operare in modo originale, la sua relazionalità, la sua capacità di generare scambi e reciprocità. Ecco perché il “fatto economico” ha in sé il carattere di libertà, è immerso nel tempo, è soggettivo (perché dipende da valutazioni umane e decisioni libere), è sociale. L’attività economica è azione della persona nella società ed è creazione, non può prescindere dalla centralità della persona, dalla giustizia, dalla solidarietà, dal bene comune. Oggi le risorse più rilevanti per una nazione riguardano Il capitale umano e quindi le competenze, l’istruzione, la salute e la formazione delle persone. Si tratta di capitale perché tali competenze sono parte integrante di noi ed è qualcosa che dura, al modo in cui dura un impianto o una fabbrica. Questi concetti — persona, società, rispetto del bene comune devono illuminare l’analisi economica e la sua attuazione concreta. Questo sarà l’oggetto del confronto del prossimo mercoledì 4 marzo. Questi concetti costituiscono indicazioni per l’azione.

Esiste, a Suo parere, un compito indifferibile e peculiare degli Atenei, in un modo sempre più globalizzato e interconnesso, dal punto di vista della formazione economica e non solo? Sempre mutuando il pensiero e la voce di Papa Francesco, le Università rappresentano cantieri di speranza per costruire modi originali d’intendere l’economia e il progresso, per combattere la cultura dello scarto, per dare voce a chi non ne ha, per proporre nuovi stili di vita. L’economia è uno dei molteplici aspetti ed è una dimensione della complessa attività umana. Una scienza che intende offrire soluzioni alle grandi questioni, deve necessariamente tener conto di tutto ciò che la conoscenza ha prodotto nelle altre aree del sapere. Le domande sul senso devono fare parte dei processi decisionali in materia economica, a tutti i livelli, globale, nazionale e locale. Ecco perchè l’Universitas è un luogo elettivo dove queste conoscenze si sviluppano attraverso la ricerca e si possono integrare per scuotere consuetudini e dare senso al confronto, al dibattito, alla dignità del lavoro e alla vita del lavoro per aiutare soprattutto i giovani a trovare punti di riferimento per questa nuova ricerca di significato. Il desiderio di ricerca di significato da parte di molte persone non appartenenti a nessuna religione è un segno positivo e a questo dobbiamo dare risposta. I giovani poi hanno bisogno di luoghi di confronto e di testimoni, persone cioè aperte alla verità nei differenti rami del sapere, che sanno ascoltare e vivere al proprio interno questo dialogo interdisciplinare, in grado di suscitare quella sete di verità che hanno nel profondo.

Qual è il messaggio che vuol dare oggi a uno studente delle scuole superiori che mostrasse aspirazione agli studi di Economia? Quali le competenze essenziali da apprendere e gli obiettivi da porsi, nel corso di studi e all’ingresso nel mondo del lavoro? Incontriamo ogni anno tanti e tanti studenti sempre più interessati agli studi delle scienze economiche e a loro consegniamo, oltre alla nostra esperienza che è la nostra biografia, il messaggio di imparare a costruire la propria che, in Economia, significa formare competenze e personalità che sappiano con capacità e coraggio comprendere, scegliere, decidere e agire con responsabilità, per sé e per gli altri, in un contesto pieno di sfide da comprendere e affrontare nel campo delle tecnologie, dell’innovazione, dell’imprenditorialità sociale, della sostenibilità, dello sviluppo di competenze, della cooperazione, quindi, del buon utilizzo delle risorse di cui disponiamo. Significa offrire un contributo qualificato per ridefinire il progresso.