di Guido Lucarno *
La fine del lockdown sembra aver scatenato la voglia di riappropriarsi degli spazi che ci era usuale frequentare nel tempo libero. In Lombardia, negli ultimi week end, le strade che portano verso i laghi, le montagne e le città d’arte hanno cominciato improvvisamente a riempirsi di automobili e ciclomotori come nei migliori momenti delle grandi partenze per le vacanze. Sono sembrate le prove generali della ripresa di un settore di attività, quello del turismo, che più ha sofferto e che ancora soffre le conseguenze del blocco forzato. Sono infatti ancora assenti gli stranieri, per i quali si dovrà attendere la normalizzazione post-pandemica, ma gli italiani sembrano ansiosi di recuperare il tempo perduto.
La stagione delle vacanze che sta per aprirsi sarà diversa anche in questo aspetto. La minore disponibilità economica e la difficoltà di andare all’estero incentiveranno spostamenti interni di breve durata e di raggio limitato. Sarà l’occasione per riscoprire le attrattive nazionali o della propria regione, mai considerate in un passato in cui la moda per le mete esotiche ci portava a ignorare ciò che gli stranieri ci hanno sempre invidiato. Recenti campagne pubblicitarie, magistralmente realizzate per il piccolo schermo, stanno riproponendo paesaggi, centri d’arte, tradizioni e culture delle nostre regioni (affascinante anche lo spot sul territorio bresciano) che da troppo tempo ci si era colpevolmente dimenticati di avere a pochi chilometri da casa.
Le prove generali dei giorni scorsi, con file di auto incolonnate, a pochi chilometri dalle città, come nei momenti dell’esodo di agosto, ci suggeriscono che, almeno in parte, anche il turismo non sarà come prima. La forzata chiusura di alcune strutture alberghiere meno competitive potrebbe incentivare modalità di soggiorno emergenti, come gli agriturismi e i bed and breakfast. La modalità individuale di spostamento (la propria auto sarà preferita ai mezzi pubblici perché più affidabile a fronte di possibili contagi) ci porterà a visitare mete inusuali, mai conosciute e frequentate. Il breve raggio degli spostamenti incentiverà un turismo lento, alla scoperta delle peculiarità territoriali che sono sempre passate inosservate agli occhi del turista “mordi e fuggi”.
Il riposizionamento del target di clientela sul turismo in gran parte interno, anche in località che per decenni hanno vissuto di flussi esteri, in particolare mitteleuropei, sarà un’occasione di solidarietà nazionale per far ripartire le imprese turistiche nostrane, per recuperare quella parte del Pil (il turismo vale il 13% di quello italiano) che, ricordiamolo, può, in un circolo virtuoso, riavviare anche gli altri comparti produttivi.
È una sfida importante e impegnativa, rivolta a una clientela tradizionalmente esigente e attenta al rapporto qualità/prezzo. L’improvvisazione non basterà a colmare i vuoti: per trasformare la gita fuori porta della domenica in un’occasione per convincere gli ospiti a pernottare, apprezzare la ristorazione regionale e, perché no, acquistare i prodotti delle filiere locali, occorrono professionalità solide, che sappiano raccontare il territorio e la sua storia, suscitare curiosità, proporre strutture e modelli di gestione di qualità elevata, legate alla tradizione ma supportate da tecniche di gestione innovative.
All’uscita dal tunnel della pandemia, il turismo e i suoi nuovi modelli di fare impresa rappresentano una sfida, un invito verso le giovani generazioni a mettersi in gioco e a diventare protagonisti di un nuovo modo di proporre il territorio italiano e lombardo per una vacanza che i nostri ospiti stranieri hanno sempre desiderato e continueranno a sognare.
* docente di Geografia, coordinatore del corso di laurea in Scienze turistiche e valorizzazione del territorio, facoltà di Lettere e filosofia, campus di Brescia