Pubblichiamo la prima parte dell’articolo che il professor Alberto Quadrio Curzio ha scritto per il Blog di Huffingtonpost. L’economista e presidente emerito Accademia dei Lincei passa in rassegna gli elementi positivi che caratterizzano Sure, ovvero il supporto - o fondo - per mitigare la disoccupazione nella emergenza, e il Meccanismo europeo di stabilità
L’Italia spesso dimentica che come Stato membro dell’Ue e dell’Eurozona dovrebbe usare sempre due occhi. Uno italiano e l’altro europeo. Dovrebbe farlo sia la politica che l’opinione pubblica. Il nostro sentimento di unità nazionale (che non è buonismo, qualunquismo o sovranismo) diventa più forte se è consapevole che siamo anche europei. Cioè parte di quella Unione che al presente è la più civile tra le grandi democrazie. Vale dunque la pena di rivisitare il nostro essere italo-europei durante la pandemia.
L’Italia in Europa: successi, impegni, progressi
Dopo l’innegabile successo del Consiglio europeo del 17-21 luglio, l’Europa sembra ritornata da noi in ombra. Allora il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il palese appoggio di Merkel, Macron e Von der Leyen, ma anche per la sua notevole capacità negoziale, ha “ipotecato” per l’Italia quasi 200 miliardi di euro tra sussidi e prestiti del Recovery Plan. Poi il silenzio sull’Europa ha prevalso, salvo un po’ di brontolii, perché non tutto l’importo è di contributi “a fondo perduto”. Convinzione di chi ignora il significato di investire. Al contrario, se il piano europeo per fronteggiare la crisi non fosse passato, l’Ue sarebbe entrata in pieno nella campagna elettorale come accusata. Il Governo deve ora motivare con progetti la richiesta di risorse che solo l’Europa può darci essendo l’alternativa una crisi senza ritorno per il nostro Paese. Si tratta del Sure con riferimento al quale ci sono ottime notizie, del Mes bloccato dalle preclusioni ideologiche, del Recovery Plan su cui si attendono notizie.
La dichiarazione del presidente del Consiglio Europeo
Presentando i risultati del Consiglio europeo del 21 luglio, Charles Michel ha detto, in termini semplici, quanto segue. I capi di Stato o di Governo della Ue e la Commissione europea, che hanno approvato un piano complessivo di 1.824 miliardi tra Quadro Finanziario Poliennale (2021-2027) e Next Generation EU, puntano a due scopi fondamentali: ricostruire l’Ue dopo il Covid-19; sostenere gli investimenti nella transizione verde e digitale. Gli obiettivi della ricostruzione e del rilancio sono stati riassunti da Michel in poche parole: convergenza, resilienza, trasformazione. Ovvero ”riparare i danni causati dal Covid-19, riformare le nostre economie, rimodellare le nostre società”. Credo che questa dichiarazione dovrebbe essere messa sul sito della Presidenza del Consiglio italiano come sintesi di un successo e come impegno perché lo stesso si trasformi in un nostro progresso.
La richiesta dei ministri dell’Economia e del Lavoro per il Sure
Molto apprezzabile è quindi la richiesta inoltrata dai ministri Gualtieri e Catalfo alla Commissione europea per avere prestiti dal Sure (ovvero il supporto - o fondo - per mitigare la disoccupazione nella emergenza) per 28,5 miliardi. Inviata da poco ai 4 Commissari europei di competenza (tra cui Gentiloni) è molto ben argomentata e supportata da un rendiconto delle spese già effettuate e di quelle programmate nell’ambito delle ammissibili dal Sure. Il tutto nell’ambito dei decreti legge del Governo Italiano per tutelare i lavoratori dipendenti, con riferimento alla riduzione degli orari di lavoro, ma anche i lavoratori autonomi. Si tratta in sintesi di un finanziamento per la Cassa integrazione e per le sue varie declinazioni innovative in seguito al Covid 19. È bene anche segnalare che a questo risultato hanno contribuito fattivamente il ministro per gli Affari Europei Amendola e il commissario europeo Gentiloni.
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* professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica, fondatore e attualmente presidente del Consiglio scientifico del Centro di ricerche in Analisi economica (Cranec), presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei