Mesi di intenso lavoro hanno prodotto un rapporto di 400 pagine che misura gli impatti occupazionali, economici, sociali e culturali della legge n.220 del 2016 recante “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo”. Un incarico di prestigio che l’Università Cattolica ha condotto divenendo apripista di un progetto pilota, che allinea l’Italia al resto dell’Europa quanto a logiche di trasparenza. Stiamo parlando della Valutazione di impatto della Legge Cinema e Audiovisivo 2017-2018, pubblicata dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e realizzata da Università Cattolica e da Clas. Mariagrazia Fanchi, direttrice dell'Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (Almed), è stata coordinatrice del progetto.
«Uno strumento come questo è utile per ragionare e immaginare correttivi nelle politiche di finanziamento in modo mirato e secondo una prospettiva di respiro più ampio», ha sottolineato Mariagrazia Fanchi chiarendo le importanti novità introdotte dalla legge Franceschini: «Per la prima volta sono stati creati dei fondi speciali. Uno per il cinema e l’audiovisivo, atto a permettere che una parte delle tasse dei soggetti operanti nel settore venga reinvestita per la crescita del comparto; il secondo è invece il fondo Cinema per la scuola, un grande finanziamento per favorire l’alfabetizzazione, progetto di cui si parlava dagli anni ’60 e realizzato solo oggi».
Nel realizzare la Valutazione l’Università Cattolica ha avuto «la capacità di andare oltre una prospettiva solo economica, adeguata per favorire la crescita di un’impresa, ma limitante nell’analisi degli aspetti sociali e culturali. Sono stati perseguiti i principi ispiratori della legge che intendono favorire il pluralismo culturale e l’inclusività. Abbiamo per esempio valutato quante sale cinematografiche hanno fatto domanda per aggiornare le proprie strutture in modo da eliminare le barriere architettoniche e rendere l’opera audiovisiva accessibile a tutti», ha proseguito la docente.
L’impatto culturale della legge n.220 del 2016 può dirsi positivo per diversi aspetti. «Noi siamo arrivati a valutare i dati fino al dicembre 2018, prendendo in considerazione i primi due anni di applicazione della legge. In questo lasso di tempo sono cresciute le tipologie di prodotto culturale che vengono sostenute con il finanziamento pubblico, perché la legge stessa ha esteso il finanziamento a film, opere televisive (serie), opere web e videogiochi, rendendo fruibile al pubblico una pluralità di opere e di formati diversi», ha chiarito Mariagrazia Fanchi. Inoltre, per favorire il gender in balance «sono stati inseriti decreti attuativi con meccanismi premiali per spingere i progetti portati avanti da donne; l’andamento è in crescita, ma c’è ancora tantissimo da fare perché abbiamo un gap di genere che supera l’80%».
Il rapporto dell’Università Cattolica presenta due sostanziali novità. La proficua collaborazione con Centric e Certa ha permesso di «elaborare un software che consente di misurare il budget di genere in modo da rendicontare tutti i soggetti che sono occupati nella realizzazione di un’opera audiovisiva». Ma c’è una seconda novità, più di prospettiva, che porta l’Italia in una visione di dialogo europeo: «È la misurazione degli impatti sul turismo per il Paese; un indicatore fondamentale, perché il cinema è il veicolo primario di cultural diplomacy e attivatore di flussi turistici. Proprio perché questo è un impatto che si può misurare solo sul medio-lungo periodo, è stato creato un metodo che consentirà di valutare gli impatti in termini di flussi turistici sia business che leisure sui vari territori che sono coinvolti nella produzione o citati all’interno di opere audiovisive». La valutazione dell’Università Cattolica presenta dunque un’attiva proposta di metodi e strumenti per poter fruire di dati di particolar valore nel caso degli impatti indiretti nel mondo del cinema, come quelli sociali culturali.