di Antonio Bosisio * e Carlo Castorina **
Come si può intuire dal titolo, il film di Steven Soderbergh presentato a Venezia racconta dello scandalo del 2016 grazie al quale vennero scoperchiate le attività illegali compiute da Mossack-Fonseca, uno studio legale specializzato nel costituire società off-shore a Panama, utilizzate da clienti di tutto il mondo per coprire attività illecite di varia natura – evasione fiscale, corruzione, riciclaggio di denaro sporco. La vicenda fece molto scalpore ed ebbe parecchie ripercussioni, anche perché finì con l'investire molti politici e personaggi di rilievo a livello internazionale. Non è la prima volta che il tema dei paradisi fiscali e dei ‘colletti bianchi’ finisce sul grande schermo: l’esempio più calzante è sicuramente The firm di Sidney Pollack (1993) che, in maniera quasi “profetica”, raccontava di uno studio legale specializzato nel costituire società off-shore.
Panama Papers fornisce interessanti spunti di riflessione criminologica: sul rapporto tra etica ed affari, tra etica e famiglia e, soprattutto, sulla relazione tra criminalità organizzata e criminalità dei ‘colletti bianchi’ (white collar crime), ovvero sull’uso dei professionals (avvocati, notai, intermediari) da parte di evasori fiscali, criminali e mafiosi.
In particolare, il film è efficace nello spiegare il meccanismo di creazione e funzionamento di una società off-shore, ossia registrata in una giurisdizione che offre una fiscalità agevolata, e in cui il sistema bancario richiede un livello molto basso o nullo di trasparenza sulla titolarità effettiva dei fondi. Si ricorre a queste società prevalentemente per eludere il fisco, spostando nel paradiso fiscale redditi o profitti realizzati in paesi con una tassazione meno favorevole (il cosiddetto profit-shifting). Questa pratica spesso non rappresenta un vero e proprio illecito, poiché sfrutta le zone grigie nella legislazione dei vari paesi, ma in molti altri casi le società off-shore sono utilizzate per celare la provenienza di fondi di natura illecita, ottenuti attraverso schemi di evasione fiscale, corruzione o riciclaggio di denaro sporco.
Nel raccontare queste storie, la sfida per il regista è quella di spiegare al grande pubblico un caso complesso e ricco di aspetti tecnici difficilmente comprensibili a chi non possiede un’adeguata preparazione finanziaria. Soderbergh vince la sfida tra ironia e divertimento, ispirandosi allo stratagemma utilizzato da Adam Mckay ne “la Grande Scommessa”, con intermezzi in cui i personaggi spiegano argomenti tecnici direttamente allo spettatore. Vi ricordate di Margot Robbie nella vasca da bagno che parla di mutui subprime? Qui i vostri professori di finanza sono Jürgen Mossack e Ramón Fonseca, interpretati rispettivamente da Gary Oldman e Antonio Banderas.
* Ricercatore a Transcrime – Joint Research Center on Transnational Crime
** Communication Manager a Transcrime – Joint Research Center on Transnational Crime