Nato nel 1901, il Premio Nobel è arrivato alla sua 119° edizione. Dal 5 al 12 ottobre vengono proclamati rispettivamente i Nobel per la Medicina o Fisiologia, per la Fisica, per la Chimica, per la Letteratura, per la Pace e per l’Economia. Sui più importanti riconoscimenti a livello internazionale, attribuiti a personalità che si sono distinte nei diversi ambiti della conoscenza umana e che hanno portato benefici all’umanità con le loro ricerche, Cattolicanews pubblica i commenti dei docenti dell’Ateneo.

Il professor Roberto Auzzi, docente di Cosmologia presso la facoltà di Scienze matematiche e fisiche della sede di Brescia dell’Università Cattolica commenta il Nobel per la Fisica assegnato ad Albert Einstein novantanove anni fa che oggi è andato al cosmologo inglese Roger Penrose, all’astrofisico tedesco Reinhard Genzel e all’astronomo statunitense Andrea Ghez per i loro decisivi contributi sull’universo e in particolare per gli studi sulla Via Lattea.

«I buchi neri sono oggetti così densi dalla cui attrazione gravitazionale non può sfuggire niente, nemmeno la luce» - ha dichiarato Auzzi -, specificando che Roger Penrose «ha contribuito allo studio teorico dei buchi neri rotanti». L’altra metà del premio è andata a Reinhard Genzel e ad Andrea Ghez per la scoperta sperimentale dei buchi neri supermassicci: «All’inizio si pensava che i buchi neri avessero una massa dell’ordine di grandezza di quella di una stella come il sole - ha spiegato Auzzi -. Questo tipo di buchi neri invece sono dei giganti cosmici che hanno una massa compresa fra il milione e il miliardo di masse solari e che sembrano esistere all’interno di molte galassie tra cui la nostra Via Lattea».
«Una grande sorpresa per la comunità dei fisici - ha concluso Auzzi - quella dell’esistenza di questi giganti cosmici. In particolare il loro meccanismo di formazione è ancora sconosciuto ed è uno dei grandi problemi aperti dell’astrofisica contemporanea».