Non ci sono più le mezze stagioni. Uno dei luoghi comuni per eccellenza è un dato da tempo assodato per la comunità scientifica che dispone di una mole considerevole di ricerche sui cambiamenti climatici. Gli effetti sono reali, già in atto e sono in una fase di accelerazione. Piove di meno, ma con maggiore intensità, aumentano le alluvioni, le frane e gli smottamenti, i ghiacciai stanno subendo una riduzione di forte entità e le pinete sono sottoposte a maggiori attacchi di patogeni e parassiti influenzati da temperature più miti. E sembra che la causa di tutto questo, secondo la valutazione pressoché unanime della comunità scientifica, siano i cambiamenti climatici dovuti all’emissione dei gas serra, che avranno un forte impatto sullo scenario economico ed ambientale anche del nostro Paese.

Dati preoccupanti che hanno spinto l’Unione Europea a finanziare uno studio sugli effetti prodotti dai cambiamenti climatici sulle foreste dell’arco alpino nei prossimi settant’anni. Manfred, questo l’acronimo che dà il nome al progetto e sta per Management strategies to adapt Alpine Space forests to climate change risks, coinvolge tutti gli Stati che si collegati dalle Alpi. Per l’Italia fra gli attori della ricerca figura anche l’Università Cattolica di Brescia, dipartimento di matematica e fisica, che sarà responsabile di una delle quattro aree di studio e analizzerà l’area della Vallecamonica, dove verrà installata una torre micrometeorologica per la misura dei flussi di ozono, uno dei principali fattori di rischio per le foreste. I ricercatori, coordinati da Giacomo Gerosa, docente di biologia ed ecologia, analizzeranno la crescita delle foreste e il cambiamento di uso del suolo, i fattori di rischio e stress per le foreste, le migliori pratiche per affrontare gli eventi estremi, ma anche la protezione delle foreste, che non sembrano godere di buona salute. «Guarderemo al passato per vincere la sfida dei cambiamenti climatici - spiega Gerosa -. Analizzando tutti quegli eventi estremi avvenuti negli ultimi anni a causa del cambiamento del clima, faremo delle previsioni su ciò che potrà succedere nei prossimi settant’anni in modo da governare i cambiamenti in atto. Daremo indicazioni su che tipo di gestione o di recupero mettere in campo per evitare che l’equilibrio degli ecosistemi naturali venga danneggiato. Per esempio, il comportamento di patogeni e parassiti è un buon indicatore per capire l’andamento delle temperature».

In Lombardia ormai da diversi anni si registra una pericolosa espansione della processionaria del pino, che è considerata uno dei principali fattori limitanti per lo sviluppo e la sopravvivenza delle pinete in Europa Meridionale e nel Mediterraneo. L’insetto può causare estese defogliazioni e la sua mortalità stagionale si è ridotta notevolmente a causa degli inverni caldi e siccitosi che si sono verificati nell’ultimo decennio. Un clima sempre meno continentale ha prodotto anche l’aumento delle piante infestanti come la robinia o l’ailanto, e l’estinzione di numerose specie di uccelli. Anche il turismo potrà risultare fortemente influenzato dai cambiamenti climatici. Il turismo invernale sull’arco alpino sarà colpito da una possibile riduzione delle precipitazioni e limiterà la pratica degli impianti sciistici posti alle quote più basse, con conseguente contrazione del fatturato e dei posti di lavoro. Il progetto Manfred è maturato su un terreno già fertile, coltivato da alcuni anni ormai dal Crasl, il Centro di ricerche per l’ambiente e lo sviluppo della Lombardia. «Siamo molto contenti di partecipare a questo importante progetto - afferma Antonio Ballarin Denti, direttore del dipartimento di Matematica e fisica -. Da tempo collaboriamo con strutture di ricerca e formazione e con centri di eccellenza in ambito europeo e abbiamo maturato una specifica esperienza nello studio delle condizioni di sostenibilità dello sviluppo economico e territoriale che servono da supporto delle decisioni degli organi di governo territoriali e delle imprese. Stiamo, inoltre, definendo anche una collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, che ci vede ente partner di alcuni progetti di cooperazione transnazionale Spazio alpino, approvati dalla Commissione Europea con il supporto finanziario del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale».

Il Crasl ha già prodotto una carta eco pedologica, una mappa che riunisce dati relativi alla composizione chimica dei suoli del territorio alpino a parametri utili per l´uso e la tutela ambientale. Sempre nell’ambito della Convenzione delle Alpi è stato sviluppato ClimChAlp, un progetto che ha indagato gli impatti che i cambiamenti climatici potranno avere sul territorio alpino per proporre politiche idonee per la gestione e la mitigazione di tali impatti.