Ha partecipato anche una delegazione di studenti e docenti dell’Ateneo a Roma al convegno internazionale “Gesù nostro contemporaneo”, promosso dal Progetto Culturale della Conferenza episcopale italiana dal 9 all’11 febbraio. Un’iniziativa che, cercando di rispondere alla domanda di come portare Cristo nella vita di ogni uomo, rappresentava la continuazione ideale del cammino intrapreso nel 2009 con l’evento “Dio oggi: con Lui o senza di Lui tutto cambia”.
Tre giorni di dialogo intenso sulla figura e sul messaggio di Gesù, con un approccio insieme storico e teologico: una presenza, quella di Cristo, segnata dalla tangibile contemporaneità rispetto ad un mondo sempre più globalizzato, animato da ritmi accelerati e interdipendenti. Far emergere una consapevole coscienza della presenza forte di Cristo nell’epoca in cui viviamo e della speciale qualità di tale presenza nell’esistenza dell’uomo moderno: è stato questo l’intento del convegno, ben rimarcato dalle parole introduttive del Ministro per i beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi, che ha anche sottolineato come alla base dell’attualità della Parola sia la speciale relazione che lega ciascuno a Cristo, ogni creatura al suo Creatore. Ad aprire i lavori l’intervento di Klaus Berger, docente di esegesi all’Università di Heidelberg, che ha fatto perno sull’umanità di Cristo, sulla sua dimensione antropologica, come via per superare l’invisibilità di Dio e renderlo “tangibilmente” fra noi.
A seguire una serie di relazioni di teologi e intellettuali, appartenenti a differenti orientamenti culturali: hanno avuto occasione di confrontarsi, fra gli altri, Paolo Mieli, David Rosen, il cardinale Angelo Scola, Thomas Söding, Piero Coda, Jean-Luc Marion, Nicholas Thomas Wright, Sergio Lanza e Pierangelo Sequeri, oltre a preziose interviste e conversazioni, come la toccante testimonianza del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, sulla non facile condizione del cristianesimo in Cina. Fino alle conclusioni del convegno, affidate al presidente del comitato per il Progetto culturale della Cei, il cardinale Camillo Ruini, che si è soffermato sulle forme in cui si concreta la contemporaneità di Gesù: da quella delle opere di fraternità a quella, fatta di silenzio e preghiera, di chi sceglie di trascorrere la propria vita in sua compagnia, fino a quella più alta e nobile di chi sacrifica la propria vita per la fede in Lui.
La delegazione dell’Università Cattolica è giunta a Roma nella mattinata di giovedì per assistere all’inaugurazione dei lavori e alle successive sessioni. Una preziosa opportunità per vivere in prima persona la sfida culturale imposta con urgenza dai relatori del convegno; un’occasione nella quale, a margine degli interventi ufficiali, i partecipanti hanno potuto confrontarsi direttamente con gli ospiti, esponendo i loro interrogativi e sollecitando riflessioni comuni. Non è mancata, per i ragazzi dei Collegi, anche l’occasione di incontrare il Ministro e Rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi, che si è intrattenuto con loro per un saluto e un breve scambio di impressioni. Proprio i giovani, d’altro canto, sono stati sovente menzionati nelle varie relazioni come coloro intorno a cui ruota la sfida forse più ardua che la Chiesa si trova oggi ad affrontare: in un contesto segnato da una profonda crisi culturale, prima ancora che economica, di disorientamento valoriale e di difficili equilibri sociali, il futuro della fede in Gesù da parte delle nuove generazioni è affidato a quella che il cardinale Ruini ha definito “una scelta di vita”, capace di coinvolgere l’intera comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri secondo le condizioni concrete della sua esistenza.