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La tecnologia che cambia lo sport
Attualità La tecnologia che cambia lo sport Algoritmi matematici, allenatori virtuali che aiutano quelli reali, scouting professionale sui giocatori di tutto il mondo, analisi per commentatori sportivi. Atleti e tecnologia ”, organizzato da il Foglio Sportivo e promosso da Cattolicaper lo Sport , ha riunito in Università Cattolica alcuni tra i volti più noti del panorama sportivo italiano: da ex atleti fino a giornalisti e dirigenti per analizzare quanto le tecnologie possano influenzare le competizioni sportive. Il responsabile editoriale della Lega Serie A Lorenzo Dallari ha mostrato alla platea la nuova tecnologia del Virtual Coach, software già presentato a Barcellona qualche mese fa e che permetterà agli allenatori di Serie A di analizzare in tempo reale la partita. A spiegare nel dettaglio la nuova tecnologia tutta italiana sono saliti sul palco Ottavio Crivaro , Ceo di Math&;Sport , società che ha ideato e sviluppato il nuovo programma, e Adriano Bacconi , match analyst e tattico della Nazionale italiana di calcio campione del mondo nel 2006. La tecnologia ha rivoluzionato in maniera radicale anche la vita di Matteo Campodonico , fondatore di Wyscout , piattaforma online che raccoglie in maniera dettagliata tutte le statistiche dei giocatori in giro per il mondo. Nemmeno il basket può rinunciare a video e analisi matematiche come ha spiegato l’ex cestista Matteo Soragna , argento olimpico ad Atene 2004 con l’Italbasket e analista Sky per le partite NBA. «Attraverso i video possiamo coinvolgere ancor di più lo spettatore davanti alla tv, dal meno esperto al più esperto. I dati mostrano che, a lungo andare, la squadra che registra un punteggio alto nell’indice di pericolosità segnerà più gol e avrà più possibilità di vincere le partite.
I numeri della precarietà
Leggere la precarietà”, che ha avuto luogo il 10 marzo nella sede bresciana dell’Università Cattolica. In questo contesto nel 2014 la provincia di Brescia si è distinta grazie a un tasso di attività 15-64 anni di 69,1%, inferiore alle media regionale del 70,7% e un tasso di disoccupazione del 9,1%, superiore alla media regionale del 8,2%. Ma cosa sta cambiando nel mondo dell’occupazione e del lavoro? Alcune riflessioni interessanti le ha fornite Giuseppe Garofalo , responsabile per l’Istat del progetto Archimede (Progetto Archivio Integrato di Microdati Economici e Demografici). Non è la tipologia di contratto a definire lo stato di precarietà» ha sottolineato. Oggi moltissimi giovani si avvalgono di contratti di collaborazione, ma di fatto si comportano come vere e proprie piccole imprese, sono liberi professionisti a tutti gli effetti. Occorre inoltre tenere in considerazione il fattore geografico e i relativi costi della vita: essere precario in Lombardia non è infatti uguale ad essere precario in Campania». Le cause di ciò possono essere imputabili alla crisi economica che ha colpito i settori dell’industria e delle costruzioni, che occupano per la maggior parte forza lavoro maschile, mentre le donne vengono impiegate maggiormente negli ambiti del commercio e dei servizi”.