Quella di Luigi Miracco è una storia iniziata in una sera qualunque dell’inverno del 2000 alla palestra del Club Scherma dell’Acqua Acetosa, nella periferia romana. Luigi ha dieci anni, e ha mollato la scherma per il calcio prima di ripensarci e tornare in pedana. Quando rientra nel centro, il maestro D’Agostino lo accoglie come un figlio: «Fu un colpo di fulmine, mi sentii a casa. Da allora ho deciso che non avrei più abbandonato la mia sciabola», racconta Luigi Miracco, che oggi studia Economia nella sede romana della Cattolica. Qualche mese dopo arriva il primo grande risultato: secondo posto ai campionati italiani di categoria, «di fatto, senza essermi mai allenato», sottolinea, Buon profitto e tanti impegni in giro per il mondo, inseguendo il sogno dei Giochi Olimpici. La scorsa estate ha raggiunto i risultati più prestigiosi: argento a squadre alle Universiadi di Shenzen, in Cina, e bronzo individuale ai Giochi Militari di Rio de Janeiro, dove ha conquistato anche un argento a squadre.
Da quella sera all’Acquacetosa alla tripletta di quest’estate, ne è passata di acqua sotto i ponti.
«E anche tante medaglie. A livello giovanile, ho vinto tutto. Un oro, sei volte secondo e altrettanti bronzi in bacheca. Tutto tra il 2004 e il 2009».
Come viene gestito lo studio da un atleta professionista?
«Con grande rigore. Mi mancano otto esami per conseguire la laurea triennale. Ho scelto la Cattolica perché in questa università posso gestire al meglio i rapporti con i professori: dovendo spesso viaggiare, questo mi permette di non perdermi tra bacheche, lezioni spostate e date d’esami posticipate. Anche perché i momenti clou della stagione sportiva coincidono spesso con gli esami: febbraio, marzo e giugno, luglio».
Sei pronto per tornare in pedana, quindi?
«Sì, ho ricominciato il 4 febbraio a Plovdiv, in Bulgaria, dove si è svolta la prima tappa della Coppa del Mondo mentre la seconda tornata di gare si è svolta a Padova. Sono molto importanti perché decideranno chi volerà a Londra per partecipare alle Olimpiadi».
Un sogno per te o le possibilità sono reali?
«Mi giocherò le mie chance. Non sono tantissime, ma ci proverò. La squadra italiana è praticamente fatta, composta da atleti esperti e tutti over 35. Quindi anche se non dovessi riuscire a entrare nel gruppo che andrà a Londra, far bene vorrà dire, per questi anagrafiche, entrare nella Nazionale dal prossimo anno. Un’altra sfida, visto che vorrei anche laurearmi».
Pronto anche per il mondo del lavoro, dunque?
«Ancora no, prenderò la laurea e poi vedrò. Dal 2006 faccio parte del gruppo sportivo dei Carabinieri, questo mi garantisce tranquillità economica. Non ho fretta. Ho una vita sportiva davanti, ho ancora 23 anni, è presto per pensarmi dietro a una scrivania. Per ora, conta solo la pedana».
A chi si ispira Luigi Miracco?
«In campo sportivo ho sempre guardato con grande ammirazione Roger Federer. Il tennis è molto simile alla scherma: individuale e tattico. Lo svizzero rappresenta la classe in persona. Nella scherma c’è una sola persona come lui: Aldo Montano. A trent’anni è ancora sulla cresta dell’onda. Accade solo sei hai talento da vendere».