Riccardo Redaelli, Islamismo e democrazia«È un proto-stato terrorista, la versione 2.0 di Al-Qaeda». Riccardo Redaelli (nella foto sotto), docente di geopolitica dell’Università Cattolica ed esperto di rapporti tra mondo arabo e occidente, ha di recente pubblicato il libro Islamismo e democrazia (Vita e Pensiero) che affronta il complesso intreccio tra religione e politica in Medio Oriente. Usa queste parole per aiutarci a capire un fenomeno che, dopo i fatti di Parigi, è entrato a far parte definitivamente delle nostre paure.

«Is, Isis, Isil, Daesh (acronimo arabo) è sempre la stessa cosa» afferma Redaelli. «È la traduzione del nome arabo che si sono dati i seguaci dell’autoproclamato califfato di al-Baghdadi, cioè “al-Dawla al-Islamiya fi al-Iraq wa al-Sham” che significa lo Stato Islamico in Iraq e nello Sham del levante».

Perché lo definisce la versione 2.0 di Al-Qaeda? «Di questa formazione mantiene la visione estremamente radicale e intollerante dell’Islam sunnita e predica un jihad globale, ridotto però ai minimi termini rispetto alla complessità ideologica dell’Islam, perfetto per internet. Se l’Islam è minacciato dall’Occidente in ogni modo e in ogni mezzo allora bisogna combatterlo con ogni modo e ogni mezzo: è un’ideologia brevissima e populista. In più, rispetto ad Al-Qaeda, l’Isis non solo ha una grande attenzione per la propaganda, ma anche per il controllo del territorio e la sua amministrazione».

Questo cosa significa? «Sembra assurdo dirlo dopo i fatti di Parigi, ma il primo obiettivo dell’Isis non è l’Occidente, è la lotta interna all’Islam, sono gli sciiti, contro i quali c’è uno sterminio in atto di decine di migliaia di persone, e le varie minoranze. Le donne di altre religioni sono ridotte a schiave sessuali prima di essere uccise, a volte sepolte vive; i bambini trucidati, i prigionieri sgozzati, arsi vivi e torturati; gli omosessuali gettati dai tetti dei palazzi… il califfato jihadista usa il terrore ed è orrore».

Perché hanno colpito Parigi? «Innanzitutto hanno colpito non solo i francesi ma anche i russi, con l’attentato al jet con 224 persone a bordo, e anche altri sono gli obiettivi. Parigi però mediaticamente ha molto più impatto, e questo lo sanno. È stata scelta per diversi motivi: ha una valenza simbolica anche nel Levante e in Siria per la dominazione colonialista e per l’influenza sul pensiero arabo che ha assorbito dalla Francia il positivismo, il nazionalismo, ecc.; è una città più accessibile rispetto ad altre per la presenza di molti milioni di musulmani, anche di terza generazione, ed è vicina al Belgio, altra sede di cellule terroristiche. Infine la Francia è stata l’ultima a lanciare bombe contro l’Isis a fine settembre e l’ha fatto senza la coalizione, in autonomia, messa tra l’altro in evidenza da Hollande».

Riccardo RedaelliChi sostiene economicamente l’Isis? «Putin ha detto che ci sono Paesi del G20 che finanziano i terroristi e ahimè ha ragione. Certo non è un rapporto diretto, ma c’è una rete di fondazioni e di privati all’interno della monarchia araba del golfo, dell’Arabia saudita, della Turchia che continua a foraggiare associazioni estremiste. Ad esempio in Bosnia è pieno di associazioni di propaganda islamica finanziate da istituzioni arabe del Golfo che poi distribuiscono soldi a chi partecipa al jihad. Ci sono poi forme di autofinanziamento e traffici illeciti fruttuosi, come droga e armi».

Perché hanno colpito la gente comune? «Uno dei loro obiettivi è il terrore del terrore. Loro vogliono terrorizzarci e non c’è nulla che faccia più paura dell’imprevedibilità e della mancanza di ragioni».

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