Alle giornate dedicate al rapporto tra satira donne e fascismo parteciperà anche la Biblioteca Ottorino Marcolini di Brescia. In occasione della mostra 'Donne nell’occhio della satira durante gli anni del fascismo' e del seminario di studi 'Immagine e realtà. Donne, Educazione, fascismo' la Biblioteca Marcolini offrirà il suo contributo con un'esposizione di materiale librario e multimediale sull’argomento che verrà inaugurata lunedì 8 marzo, festa della donna. Sugli scaffali dell’area espositiva della Biblioteca, ad affiancare i testi di storia sociale dedicati alla figura ed al ruolo della donna in epoca fascista, sono messe in mostra immagini e vignette tratte dai periodici dell’epoca che tentano di ricostruire, attraverso l’occhio pungente della satira, il difficile e tortuoso percorso che la storia dell’emancipazione femminile ha seguito nel corso di quegli anni.
Di particolare interesse anche lo spazio dedicato alla produzione cinematografica del Ventennio. Si sa quale alta considerazione il regime fascista avesse per l’arte cinematografica in quanto strumento privilegiato di propaganda ideologica; prova ne è la creazione dell’Istituto LUCE nel 1924, l’istituzione della mostra del cinema di Venezia nel 1932 e la fondazione di Cinecittà nel 1935.
Tra i filoni più ricchi della produzione cinematografica italiana che si affianca ai film storici e bellici di chiara impostazione propagandistica, vi è senza dubbio quello della commedia leggera, il cosiddetto cinema dei telefoni bianchi: è quello delle storie sentimentali a lieto fine dalle ambientazioni lussuose spesso slegate dalla realtà quotidiana, ma in grado di riscuotere vasto successo di pubblico e di imporre gli attori e le attrici del cinematografo come personaggi di grande popolarità.
Assia Noris, Clara Calamai, Doris Duranti, Elsa Merlini, Maria Mercader sono le stelle di un immaginario collettivo composto non solo da angeli del focolare e da mogli e madri virtuose, ma anche da femmine fatali e da imperturbabili seduttrici capaci di convogliare sul piano simbolico i desideri sommessamente repressi dei maschi italiani.
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