Il nome suono ostico ai non addetti ai lavori: filologia computazionale. Si tratta dell’applicazione delle nuove tecnologie al lavoro di “filologia del testo” o, più tecnicamente, “critica testuale”. Una disciplina che ha avuto un incremento grazie allo sviluppo crescente di documenti digitali che vengono messi a disposizione da biblioteche e archivi pubblici e privati apre interessanti prospettive per il settore degli studi umanistici. Le facilitazioni nella lettura di documenti antichi, trasformati in immagini digitali, semplifica il lavoro di interpretazione dei testi. In questo senso la ricerca di filologia computazionale ha affinato programmi di analisi morfologica e morfo-sintattica che hanno prodotto risultati particolarmente significativi su documenti nelle lingue classiche (greco e latino), e che servono da “apripista” per lavorare sui testi moderni.
Di questo si è parlato nel seminario dello scorso 4 maggio promosso da Guido Milanese, docente di Lingua e letteratura latina, docente di Istituzioni di letteratura europea e di Linguistica computazionale alla facoltà di Scienze linguistiche dell’Università Cattolica di Milano e Brescia, e presieduto da Maurizio Lana, docente all’Università del Piemonte Orientale e uno dei maggiori esperti italiani della materia.
Dopo il saluto di Giuseppe Bernardelli, coordinatore della facoltà di Scienze linguistiche, il professor Antonio Manfredi della Biblioteca Apostolica Vaticana ha spiegato, attraverso l'esempio del suo lavoro quotidiano, la rivoluzione tecnologica avvenuta nelle biblioteche negli ultimi trent'anni. La biblioteca, da luogo di silenzio e di studio, è divenuta un luogo di comunicazione; è così approdata in rete aprendo i suoi servizi a utenti presenti e remoti, che potranno fruire dei “tesori” della Vaticana, visionandoli attraverso il web. La digitalizzazione dei manoscritti consiste nel convertire i libri in immagini permettendo la loro conservazione, correndo tuttavia il rischio di trasformarli in manoscritti-vetrina, con una conseguente parcellizzazione degli studi. Manfredi ha poi descritto il patrimonio materiale, umano e culturale della biblioteca. Lontano dall'essere una biblioteca di tipo confessionale, essa ha saputo coniugare umanesimo e teologia. La catalogazione retrospettiva, che ha convertito il cartaceo in uno schedario informatico di milioni di record, ha evidenziato alcuni errori nell'organizzazione delle segnature: lo spazio virtuale si è rivelato assai più rigoroso di quello reale.
Massimiliano Dominici del Gruppo utilizzatori italiani Tex (Guit) ha illustrato le potenzialità del linguaggio di marcatura Latex, un sistema per l'impaginazione di testi particolarmente diffuso in ambito accademico e scientifico, soprattutto per articoli scientifici, tesi di laurea e edizioni critiche. Latex aggiunge al suo motore Tex, le funzionalità di un linguaggio di markup, permettendo la creazione di documenti ben strutturati e dall'impaginazione invidiabile. Latex permette di compiere operazioni accessorie in maniera automatica come la generazione di bibliografia e indici; privo di interfaccia grafica può risultare ostico, tuttavia esistono strumenti (come LyX) che consentono il passaggio da un approccio visuale a uno di tipo asincrono. Il relatore ha distribuito l'edizione critica dell'“Opera Mathematica” di Francesco Maurolico, realizzata con un'estensione di Latex: Maurotex, dal nome del matematico.
Il professor Mastandrea ha spiegato la differenza tra testo fisso e mobile, per spiegare l'odierno ritorno a una mobilità del testo, grazie all'informatica. Mastandrea ha mostrato il progetto pionieristico al quale collaborano più università italiane: Musisque Deoque. Si tratta di un archivio digitale nato nel 2005 con lo scopo di creare un unico database di tutta la poesia latina, integrato da apparati critici elettronici. L'intento è quello di rappresentare una realtà e non la verità, poiché, in ambito filologico, è difficile stabilire la veridicità dei testi. Inserendo una parola nella finestra di ricerca si ottengono le occorrenze in ordine diacronico, permettendo uno studio intertestuale.
Il professor Marco Padula si è interrogato sul significato del titolo del seminario, comparando la filologia e l'informatica: quest'ultima è a servizio della prima, che non prescinde dall'intelligenza umana. Amanda Reggiori ha ripreso la questione sottolineando come i problemi dei due campi, in questa sede riuniti, siano gli stessi. Entrambi hanno infine riproposto una domanda già presentata da Manfredi: chi consulterà il materiale digitalizzato?