di Maria Elisa Beretta, Lisa Mazzon e Tommaso Zonta *
Vivere una vita dignitosa fondata sulla giustizia, l’uguaglianza, la pace, e la libertà è solo una delle lezioni di vita che ci portiamo a casa dal nostro Charity Work Program in Sri Lanka.
Durante le prime tre settimane, abbiamo partecipato al progetto di volontariato dell’associazione non-profit e apolitica Shanti Community Animation Movement, in uno dei quartieri più poveri della capitale Colombo, Dehiwala.
L’organizzazione è stata fondata nel 1977 dal missionario gesuita padre Michael Catalano, originario di Napoli, e opera nelle comunità più povere e marginalizzate della città, attraverso programmi di capacity building, skills training e formazione rivolti a bambini e adulti, con particolare attenzione alle donne, alle vittime di guerra e di disastri naturali.
Oggi l’organizzazione è gestita da Sujeewa, che coordina tutte le attività promosse dall’ente, insieme al prete gesuita padre Ranjiit, entrambi molto ospitali e carichi di esperienza di solidarietà internazionale.
Siamo stati coinvolti nei diversi progetti per i bambini dei quattro asili gestititi dall’organizzazione. Il lavoro svolto dagli asili/preschools di Shanti è principalmente impostato secondo la metodologia Montessori “play and learn” (gioca e impara) e cerca quindi di stimolare le capacità artistiche dei bambini iscritti. La lingua principale in cui i bambini vengo istruiti è quella cingalese, ma considerata l’importanza che riveste la minoranza di lingua e cultura tamil che vive nel Paese, le maestre insegnano anche diversi vocaboli, tra cui ovviamente l’alfabeto e numeri, in tamil e anche in lingua inglese.
Inoltre, abbiamo avuto l’opportunità di tenere lezioni di lingua inglese alle maestre degli asili e di visitare le famiglie della città assistite dallo staff di Shanti, che vivono in condizioni di estrema povertà.
Nella quarta settimana abbiamo lavorato alla Mount Calvary High School di Galle, al sud del Paese, gestita da padri gesuiti: una scuola bilingue. Siamo stati coinvolti nelle lezioni in lingua inglese della scuola, in particolare nelle classi da grade 3 a grade 7. In aggiunta, gli studenti delle diverse classi hanno avuto l’opportunità di assistere a una presentazione sull’Italia e la cultura italiana, organizzata e gestita interamente in lingua inglese da noi volontari.
Di questa settimana ci è rimasta impressa la risposta quasi unanime da parte dei bambini alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”. Altro che astronauta, attore, principessa o cuoco. No, i bambini della Mount Calvary pensano più in grande. Pilota, dottore e ingegnere sono le (quasi) uniche risposte dei bambini, indipendentemente dall’età. Parlando con i gesuiti di queste risposte, abbiamo capito il motivo: quelle che hanno indicato solo le uniche professioni che permettono un avanzamento nello strato sociale del Paese, ancora caratterizzato da un sistema di caste.
Al di fuori dell’attività legata al volontariato, questa esperienza è stata unica dal punto di vista culturale. Oltre alle escursioni attorno allo Sri Lanka, tra cui le città di Kendy e Trincomalee e il Parco Nazionale di Sigiriya, abbiamo avuto l’opportunità di vivere la cultura cingalese di tutti i giorni. Abbiamo imparato come sia consono mangiare con le mani, togliersi le scarpe nei luoghi di culto per non renderli impuri, accogliere animali randagi perché considerati sacri secondo la religione predominante, il Buddismo. Abbiamo anche assistito a un matrimonio celebrato secondo rito buddista.
Secondo la tradizione, l’elemento fondamentale è rappresentato dal “poruwa”, o altare matrimoniale: un’elegante struttura elevata da terra, generalmente di legno, composta da un tetto e quattro colonne. La costruzione dell’altare inizia a partire dal momento del fidanzamento dei due sposi e viene portato nel luogo dove si celebrerà il rito una volta terminato. Vengono inoltre sparse noci di cocco, tipiche dello Sri Lanka, col fine di simboleggiare la prosperità del matrimonio e della vita.
Successivamente, delle foglie di betulla sono date dal sacerdote agli sposi in simbolo di purezza. Vengono poi posti quattro cocchi freschi attorno all’altare per significare le quattro nobili verità del buddismo e per far sì che i due sposi siano a conoscenza delle suddette verità: sofferenza, causa della sofferenza, fine della sofferenza e la via scelta per porre fine alla sofferenza stessa. Finalmente, monete vengono portate sull’altare, simboleggiando che la coppia non vivrà la propria vita ricercando la ricchezza. La sposa e lo sposo entrano poi rispettivamente da destra e sinistra, accompagnati dal canto degli ashtaka, coloro che conoscono a fondo la cultura e la bellezza dello Sri Lanka e sono considerati saggi.
Partecipare a questo matrimonio, così come entrare nella vita di tutti i giorni di persone culturalmente diverse da noi, cercando di dare il nostro semplice contributo è stato ciò che più di tutto ci ha permesso di crescere come persone. È essenziale riuscire a comprendere le diverse culture che ci circondano e accettarle proprio perché diverse. Siamo convinti che il motto delle Nazioni Unite “unity within diversity” (uniti nelle diversità) non sia solo un insieme di parole, ma un vero e proprio stile di vita che dimostra come la cooperazione internazionale sia alla base della globalizzazione che stiamo vivendo ogni giorno in tutti gli angoli del pianeta.
Questa esperienza ha regalato a noi, cittadini del mondo occidentale, delle vere e proprie lezioni di vita: ci ha permesso di capire cosa significa condurre una vita lontana dal lusso e dai comfort di tutti i giorni, vivere con semplicità e cogliere il meglio dalle occasioni che ci si presentano, sempre rispettando le tradizioni e il luogo da cui proveniamo.
* Maria Elisa Beretta, 24 anni, di Crema, laurea triennale in Lettere moderne, facoltà di Lettere e filosofia; Lisa Mazzon, 24 anni, di Como, laurea magistrale in Banking and Finance, facoltò di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative; Tommaso Zonta, 21 anni, di Bassano del Grappa (Vi), laureando alla triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, facoltà di Scienze politiche e sociali. Tutti nel campus di Milano
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