È morto a 95 anni Enzo Noè Girardi, professore emerito di Letteratura italiana all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Lo storico della letteratura italiana si è spento domenica 19 giugno. I suoi studi, testimoniati da una ricchissima bibliografia, si sono dispiegati sull’intero arco della Letteratura italiana dalle origini all’età contemporanea, con particolare dedizione a Dante, Michelangelo, Manzoni, nonché alla storia della critica italiana e alla teoria della letteratura.
Nato a Iseo (Bs) il 26 febbraio 1921, è stato per lunghi anni professore della facoltà di Lettere e filosofia dell’Ateneo. «In Università Cattolica sono stato allievo di Alberto Chiari: è stato lui il mio maestro» disse pochi mesi fa alla nostra collaboratrice Velania La Mendola, che lo intervistò in occasione dell’uscita dell’ultimo suo libro “Ultimi studi su Dante” (Vita e Pensiero).
La passione per Dante «è nata, più ancora che leggendola ai tempi della scuola, insegnandola agli studenti liceali: prima al liceo Zaccaria dei padri Barnabiti, poi allo scientifico Volta, infine al liceo classico Berchet. E naturalmente, in seguito, agli studenti della Cattolica, già da quando ero assistente» disse ancora nell’intervista. «Insegnare richiede un continuo impegno sul testo, un continuo approfondimento, un desiderio di rispondere a domande sempre nuove. L’amore per l’opera di Dante è cresciuto insegnando, anche perché ciò implicava la lettura a voce alta del testo, cosa che, devo dire, ha sempre suscitato l’interesse dei miei studenti e ha contribuito ad appassionarli».
Nel 1980 Girardi fondò la rivista «Testo». «È nata dall’intenzione di mettere al centro dell’interesse della critica il testo, appunto, e di promuovere come prospettiva di indagine non solo la storia delle letteratura intesa principalmente come storia dei testi e dei fatti letterari, ma anche la riflessione sulla letteratura, cioè la teoria letteraria» affermò ancora nell’intervista citata. «Non a caso, avevo scelto un titolo che è un acronimo, che mette insieme TEoria e STOria. Ritengo che oggi ci sia un proliferare di riviste letterarie accademiche forse eccessivo ed eccessivamente specialistico, a volte per ragioni non innanzitutto culturali».
All'intervistatrice che gli chiedeva quale domande rivolgerebbe a Dante se potesse rivolgergliene una, rispose: «C’è il suo poema, che continua e continuerà a suscitare domande».