In principio furono i padri del Cubismo, Picasso e Braque, che per primi inserirono ritagli di giornale, spartiti musicali e frammenti di materiali all’interno dei loro dipinti,  ma anche gli artisti dadaisti d’area tedesca, come John Heartfield, Hannah Höch e Raoul Hausmann, che utilizzarono il collage fotografico per manifestare il loro dissenso nei confronti di Hitler, del Nazismo ma non solo, servendosi di immagini fotografiche ritagliate dai giornali e i cui frammenti ri-assemblati davano vita a rappresentazioni stranianti, satiriche o di denuncia sociale.

Nasceva così, nell’Europa del primo Novecento, la tecnica del collage secondo quell’originario processo di decostruzione e ricomposizione di forme, colori, immagini ed equilibri che permane tutt’oggi nella produzione degli artisti contemporanei, seppur privata della dimensione tattile e materica in favore di una smaterializzazione del supporto che ha coinciso con l’avvento del digitale.

Lo sanno bene Fabio Paris, curatore indipendente e docente in Università Cattolica del laboratorio di Organizzazione di eventi espositivi al Dams di Brescia, e Linda Rocco, laureata Stars e oggi curatrice a Londra, che, con il progetto espositivo “New Digital Collage”, hanno raccolto e messo in mostra alcuni degli esiti più attuali riconducibili a questa tecnica creativa.

Lanciata online lo scorso 1° marzo, la mostra rimarrà visibile per un anno intero sul sito www.newdigitalcollage.art, arricchendosi periodicamente con contenuti e opere, raccolti, selezionati e pubblicati dai due curatori nel mezzo delle proposte che nel frattempo giungono da tutto il mondo.

L’idea, racconta Linda, è quella di «generare una vetrina digitale in continuo aggiornamento, gettando al contempo un faro su alcuni dei grandi dibattiti contemporanei, tra cui quello relativo all’autorialità dell’immagine che pone il collage digitale al centro di nutrite discussioni sulla co-creazione del lavoro, sul copyright e sui criteri utili a stabilire la paternità di un’opera».

Già perché, come spiega Paris «nell'ultimo decennio, la progressiva applicazione di conoscenze tecnologiche alla fase creativa e l'uso di strumenti digitali - come le immagini generate al computer (CGI) o le tecniche di sviluppo dei software - hanno permesso un'esplorazione sempre più approfondita delle forme di rappresentazione che interagiscono con la grande disponibilità di dati reperibili online».

«Simile nell’idea di base ma lontano anni luce dell’artigianale pratica del taglia-incolla dei primi del Novecento, oggi realizzare un collage significa infatti possedere conoscenze tecniche altamente avanzate e dimestichezza con la dimensione digitale e multimediale» conclude Paris.