Capacità di cogliere il cambiamento, flessibilità e adattamento a nuove condizioni di lavoro. Come un’onda, la crisi sanitaria sta rivoluzionando processi lavorativi e organizzativi di aziende e università. In questo contesto studenti e docenti del corso magistrale in Management dell’Università Cattolica stanno provando a reagire e proporre nuove formule per lavorare e studiare al tempo del Covid-19. 

Il corso sta pensando a realizzare classi miste con atenei stranieri, un concetto quasi inimmaginabile pochi mesi fa. In un’ottica di crescente collaborazione con università e business school straniere è stata fatta richiesta per l’accreditamento EFMD: un percorso che può consentire l’accesso a un network di oltre 900 istituzioni accademiche in 92 paesi. Si tratta di un processo lungo, mentre in questi giorni una studentessa del corso, Rosa Jeanne Padelletti, ha appena vinto il Basament Red Bull per studenti universitari ideando un nuovo sistema di distribuzione dei pasti all’interno degli atenei. 

«Fino all’anno scorso Barilla preparava dei budget con cui prevedere la quantità esatta di prodotti venduti in un determinato paese -racconta il prof. Stefano Baraldi, ordinario di Economia e coordinatore del corso magistrale-. Oggi questo non è più possibile: sapersi adattare a condizioni di incertezza mi sembra il tesoro più prezioso da mettere a frutto di questo periodo». 

Il corso di laurea in Management, nato nel 2014 e primo percorso di studi interamente in inglese dell’ateneo, ha sempre avuto un approccio molto pratico: progetti da eseguire in team, internships con università straniere e stage in azienda sono i suoi pilastri portanti: «Questo periodo è stato molto difficile, prima potevamo portare i ragazzi in azienda, era anche una bella occasione per stare assieme – conferma Baraldi- ma la tecnologia ci ha aperto altre opportunità. Sono in contatto con un collega olandese per condividere casi di studio tra le mie e le sue classi: non è come un semestre all’estero ma oggi la possibilità di organizzare simulazioni e gruppi di lavoro con un ateneo di Amsterdam, far conoscere tra di loro gli studenti è molto meno difficile da pensare».  

Anche per questo motivo il corso ha scelto di fare richiesta di eleggibilità per EFMD, ente di accreditamento riconosciuto a livello globale per business school e università. È un biglietto da visita che garantisce una certificazione di eccellenza e aprire nuove collaborazioni in tutto il mondo: «Il 20% dei nostri studenti arriva dall’estero – continua Baraldi- e questo percorso ci può aiutare a essere ancora più attrattivi. Con questo lavoro siamo obbligati a un costante lavoro di apprendimento, guardandoci attorno in Italia e nel mondo per vedere come si muovono altre organizzazioni». 

Ma se questo accreditamento vedrà la luce probabilmente nel 2022, già oggi c’è chi come Rosa Jeanne sta provando a usare le sue competenze per cogliere opportunità in un mondo del lavoro ribaltato dalla crisi: «Del mio corso di laurea ho sempre apprezzato la praticità -conferma lei-. Per due anni siamo stati buttati nel vuoto dovendo affrontare progetti di cui sapevamo poco o nulla. Per Red Bull è successo lo stesso: quando provi a sviluppare una idea emergono sempre un sacco di problemi che la teoria non ti insegna a risolvere. Lavoro in team e problem solving sono abilità a cui sono stata predisposta in questi anni e sono risorse molto richieste dal mercato del lavoro». 

In questo momento Rosa e il suo collega Lorenzo, studente della NABA, stanno sviluppando l’idea assieme a tutor internazionali e il supporto di RedBull per affinarla in vista del global workshop, ovviamente virtuale, del 10-13 dicembre dove tutti i vincitori dei 38 contest internazionali esporranno il loro progetto davanti a una platea di investitori internazionali. Chi vince, oltre alla gloria, potrà avere l’opportunità di farsi conoscere e ricevere una proposta di finanziamento.