«Come posso rendermi utile in questa emergenza?». Da una semplice domanda Arianna Molinari, studentessa di Scienze dei Beni Culturali nella sede di Milano, ha fatto nascere con i suoi amici una realtà che sta aiutando Varese e il suo territorio a fronteggiare la crisi sanitaria. Si chiama “We Can Help”: sono una decina di ragazzi che con le loro stampanti 3D producono visiere per il personale sanitario impegnato in prima linea nella lotta all’epidemia che ha bloccato il mondo.
 


L’idea è nata dalla stampante 3D che Arianna ha fatto a Nicolò Broggini, il suo ragazzo nonché giovane ingegnere meccanico. La scintilla è stato un servizio al telegiornale che raccontava della possibilità di stampare visiere; rimboccarsi le maniche è stata una conseguenza praticamente automatica. A inizio aprile hanno cominciato a stampare in tre, ora sono già in dieci per un totale di più di 1000 pezzi prodotti e oltre 620 visiere protettive consegnate in RSA e reparti ospedalieri del Varesotto. È un bel mix: ingegneri, fisioterapisti, matematici e un altro studente Unicatt, Andrea Menon, studente di Linguaggi dei Media che ha scelto di unirsi al gruppo dopo aver perso suo padre a causa del Coronavirus.

«Io mi occupo dell’assemblaggio – racconta Arianna-. Avevo da un po’ l’idea di fare una donazione ma mettermi in gioco in prima persona, vedere che gli oggetti che facciamo aiutano concretamente chi combatte il virus è una cosa che riempie il cuore». I ritmi sono serrati: le nove stampanti 3D a disposizione del gruppo usano per stampare un link open source realizzato in Svezia che permette di produrre i “cerchietti” della visiera. Poi tocca ad Arianna modellare i fogli A4 in PVC e completare la visiera. All’inizio dall’avvio della stampa al pezzo montato ci voleva un’ora e quaranta minuti ma grazie alla pratica, e alle competenze degli ingegneri del gruppo, ora il processo dura quaranta minuti circa.

Inizialmente il gruppo ha comprato i materiali di tasca propria ma quando si è sparsa la voce in tantissimi hanno chiesto le loro visiere: per poter cercare di aiutare il più possibile We Can Help si è associata all’associazione “Freerider Sport Events” per poter ricevere anche donazioni: «Non essendo registrati come onlus, i primi giorni giravamo il link di Amazon con cui chiunque poteva comprare il materiale che ci occorre mentre ora possiamo ricevere anche soldi. Così siamo riusciti ad acquistare anche un’altra stampate 3D» sottolinea Arianna. Grazie alla collaborazione con un’altra realtà del territorio, “S.O.S Varese Aiuta”, i ragazzi riescono a far arrivare il frutto del loro lavoro a medici e infermieri del territorio.

L’intenzione è allargare la produzione: ad esempio dei ganci speciali per poter allentare la pressione degli elastici delle mascherine sul volto di chi le indossa anche per 12 ore al giorno. «Sembra un controsenso ma avrò un ricordo bellissimo di questi giorni drammatici – conclude Arianna-. Non vogliamo che questa esperienza finisca: donare tempo e risorse per gli altri è qualcosa che riempie davvero il cuore».