Da Guernica alla guerra civile globale. È il titolo della lezione che mercoledì 11 ottobre alle 15, nell’Aula Magna di via Trieste 17 della sede di Brescia dell’Università Cattolica, aprirà il ciclo Il mondo in disordine. Dieci incontri per leggere la politica globale.

Il professor Luigi Bonanate, pioniere in Italia degli studi di relazioni internazionali, tornerà, ottant’anni dopo, al bombardamento di Guernica e al grande dipinto dedicato a quella tragedia da Pablo Picasso, per riflettere non solo sui rapporti tra arte e guerra, ma anche per riconoscere in quel passaggio cruciale l’anticipazione della guerra civile globale di oggi. All’incontro, introdotto da Damiano Palano, docente di Scienza politica alla facoltà di Scienze politiche e sociali e coordinatore del corso di laurea triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali (sede di Brescia) parteciperanno anche Antonello Calore, docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Brescia, e Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Ateneo di largo Gemelli.


Guernica oggi, di Luigi Bonanate

La guerra civile è tornata tra noi – o forse non se ne era mai andata, e ha semplicemente cambiato posto. Di guerre civili, l’Europa ne ha avute, nel XX secolo, di importantissime: in Spagna, in Italia, in Jugoslavia; e poi la Russia in Cecenia, e poi l’Ukraina, la Siria… Ma sembra che sia abbastanza facile dimenticarle. Dall’inizio del XXI secolo la guerra civile pare essersi insediata in quello che chiamiamo Medio Oriente (allargato) e si estende da una parte verso l’Asia centrale e dall’altra verso il Maghreb e l’Africa del Nord e del centro. Dovrà tutto ciò essere letto in una chiave geografica, dal che potremmo evincere che essa sia destinata a muoversi irrefrenabilmente, da una parte all’altra, oppure immaginare che sia in corso una straordinaria e spontanea azione di risistemazione delle condizioni di vita delle persone attraverso i continenti, per mezzo di una sorta di depurazione che insieme con le macerie e i cadaveri ricondurrebbe la storia sulla via del progresso? Persino l’arte se lo sta chiedendo… E se crediamo che l’arte sia vita, perché mai non potrebbe intrecciarsi con la guerra e cercare di spegnerla?

L’arte contemporanea (sarebbe meglio dire: le avanguardie artistiche) presta una straordinaria attenzione a ciò che sta succedendo nel mondo delle relazioni internazionali che comprendono al loro interno le diverse aree di crisi e di conflitto aperto. Produce prevalentemente opere «impegnate», che parlano di guerra: civile, interna, locale – ciascuna può essere l’indizio di una peggior difficoltà futura, l’inizio di un collegamento che mette in contatto tra loro situazioni che – se si sommassero – potrebbero avere conseguenze devastanti per l’intero mondo. Viviamo in un sistema politico internazionale completamente dis-fatto. Si può dire che ciò che ha avuto valore per 5 secoli ha perso ogni consistenza e capacità ordinatrice: senza ciò, ci si può avvicinare al precipizio. Senza regole, si perde ogni strumento di «irreggimentazione» delle tensioni.

Se Guernica è dunque la più straordinaria e affascinante prova della capacità dell’arte di sconfiggere la guerra, almeno nel cuore e nella mente di milioni di persone, l’arte di oggi assume (nuovamente) la funzione profetica di chi minaccia terribili sventure se non si provvederà a disinnescare i conflitti presenti ma anche a svuotare le contraddizioni emergenti che si trasformeranno, altrimenti, in nuove sciagure. Da Picasso a domani: un ciclo completo di storia – vorremmo che nessuno ne proclamasse la conclusione. Sarà l’arte a salvare il mondo? Non sappiamo la risposta, ma certamente per impegnarci nel riflettervi una condizione deve essere assolta: conoscere la guerra, capirla, studiarla, valutarne l’importanza rispetto alla strutturazione di ciascuno dei mondi che abbiamo conosciuto e potrebbero arrivare. Solo così potremo chiudere anche alle arti di contribuire alla comprensione e all’abolizione della violenza.

(da Luigi Bonanate, La vittoria di Gernika. Dalla guerra civile spagnola alla guerra civile mondiale, Aragno, 2017)