Dopo la laurea magistrale in “Progettazione pedagogica nei Servizi per minori”, Alice Gungui ha trovato subito il lavoro che sognava, al servizio dei bambini. Ma non si è fermata al primo lavoro e, armata di sogni e ambizioni, ha deciso di arricchire la sua professionalità con un’esperienza all’estero. Ha preso un aereo ed è volata in Irlanda.

«Lavoro in un nido Montessori a Dublino, con bimbi di 2/3 anni. È un lavoro che mi piace molto e mi dà tante soddisfazioni, ma decisamente posso fare di più. Al momento aspiro a diventare “Supervisor”, che è il gradino che bisogna fare per diventare “Manager”. L’Irlanda è un Paese che a livello lavorativo offre tante possibilità perché c’è tanta meritocrazia, per cui non è troppo strano voler puntare in alto. La laurea specialistica mi consente di ambire a profili più interessanti. Questo non toglie, immagino come per qualsiasi altro lavoro, che un po’ di sana gavetta vada fatta».

Prima di volare in Irlanda qual è stato il suo percorso? «Definirei il mio percorso formativo e professionale piuttosto diversificato. Sono arrivata a scegliere la laurea magistrale in "Progettazione pedagogica nei Servizi per minori” all’Università Cattolica nella sede di Piacenza dopo una lunga riflessione: mi ha convinta il piano di studi che ben integra la teoria e la pratica. La Cattolica mi ha accolto dal primo giorno nei suoi spazi moderni e ospitali, intuitivi e familiari; un luogo dove uno studente si può sentire a proprio agio, anche grazie ai numerosi servizi che offre. I professori sono tutti molto competenti e disponibili, e la qualità delle lezioni è molto alta. Laurearmi non è stato semplice, c’è voluto molto impegno e dedizione, ma comunque, un po’ perché mi appassiona quello che faccio, un po’ perché non ho mai pensato che fosse tempo perso, ho potuto sperimentare tante soddisfazioni». 

Il tirocinio ti ha aiutata a trovare la tua strada? «Durante la specialistica ho svolto il tirocinio formativo nel Centro Internazionale di Pedagogia “Loris Malaguzzi”, Reggio Children. Con loro ho iniziato una collaborazione di due anni. A quattro mesi dalla laurea mi ha assunto una cooperativa di Piacenza per lavorare nel “Nido S.Eufemia”. Alla fine del contratto ho deciso di trasferirmi in Irlanda, dove non ho mai avuto problemi a trovare lavoro. Ho iniziato con i “babies” (i più piccoli) e dopo quattro mesi mi hanno promossa come “Room Leader” con i più grandi. Adesso lavoro sempre per un nido in una bella zona di Dublino. Mi ritengo molto fortunata del percorso che ho fatto finora, nonostante purtroppo spesso questo lavoro abbia ancora tanta strada da fare per quanto riguarda un riconoscimento di tipo sociale».

C’è una competenza che hai maturato in Cattolica e che ritieni sia stata fondamentale per lo sviluppo della tua carriera? «Ho scelto l’Università Cattolica perché il piano di studi è pensato per prepararti al mondo del lavoro. Lo studio a Piacenza mi ha consentito di avere una forma mentis che sta alla base di un agire consapevole nel contesto educativo. L’Università Cattolica fornisce dunque tante conoscenze necessarie fondamentali per una pratica pensata. Diciamo che nel momento in cui entri nel mondo del lavoro non ti senti completamente spaesato».

Come hai vissuto il lockdown lontano da casa? «Purtroppo anche qui con il lockdown le scuole hanno chiuso e, dal punto di vista educativo, non potevamo fare tanto con bimbi così piccoli a distanza. Nonostante questo, io e le mie colleghe siamo rimaste a disposizione dei genitori, a cui inviavamo piani settimanali con esempi di attività che potevano svolgere in casa con i propri figli. Abbiamo provato a pensare a come organizzare una possibile riapertura, ma al tempo c’era tanta incertezza e non potevamo far altro che aspettare le disposizioni da parte del governo».

Quali sono le sfide professionali che ti poni per il tuo futuro? «In generale direi che la sfida più grande, immagino per tutti i contesti educativi, è quella di mantenere l’asticella della qualità del lavoro alta. Mi piacerebbe che venga dato a questo mestiere l’importanza che merita e che si esca dallo schema piatto per cui nel caso dei più piccoli si provvede esclusivamente ai bisogni fisiologici, nel caso dei più grandi a riempire le menti di concetti, ecc. Abbiamo sempre a che fare con delle persone che meritano rispetto e quando parlo di rispetto mi riferisco ai tempi che ognuno ha, agli interessi, alle paure e così via. Dunque sì, direi che in futuro mi piacerebbe eliminare un po’ di barriere sociali e storiche che ci trasciniamo dietro al fine di mantenere alta l’asticella».

Che consiglio daresti a un giovane che sta per scegliere l’università? «Sicuramente, leggere, leggere, leggere! Cercare informazioni sulle università, i piani di studi, gli sbocchi lavorativi, aiuta ad avere un quadro generale sulle possibilità tra le quali si può scegliere; partecipare alle giornate dedicate alle visite dal vivo può essere d’aiuto perché sono occasioni dove ci si può informare e dove molti dubbi e perplessità possono trovare soluzione; se si ha la possibilità, provare a sentire le testimonianze di chi ha intrapreso un particolare corso di studi, ma anche di chi lavora nel settore. In generale, il consiglio è di prendere il tempo che serve perché l’università non è solo un percorso di studi, ma è una vera e propria esperienza. Ricordo che alla fine della triennale non ero convinta di proseguire con gli studi. Sono passati quattro mesi prima che prendessi la decisione di studiare in Cattolica. Adesso, a posteriori, mi sento felice di aver fatto questa scelta che mi ha arricchito tanto sia a livello personale che professionale».