«Sono poeta. Traduco i poeti che mi sono vicini e sono anche editore, pubblico poesie. Se avessi vissuto in un paese normale avrei fatto queste tre cose insieme, dall'inizio» così ha esordito Ryszard Krynicki, uno dei più importanti poeti polacchi contemporanei, nel corso della lezione aperta di Editoria libraria del professor Roberto Cicala, raccontando le tappe della sua carriera. Un esclusivo incontro-anteprima degli appuntamenti di Krynicki in Italia e a cui hanno partecipato Francesca Fornari, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che del poeta polacco ha tradotto e curato i testi, Giuseppe Langella, docente della facoltà di Lettere e Giorgio Simonelli, anch’egli docente del nostro Ateneo e, nell’occasione, rappresentante del Festival della Poesia “Città di Vercelli” che quest’anno ha assegnato l’ottava edizione del premio al poeta polacco.

Classe 1943, Ryszard Krynicki è nato nel campo di concentramento di Sankt Valentin, in Austria. I suoi esordi sono legati al movimento Nowa Fala (Nuova Ondata), di cui fecero parte autori accomunati da uno sguardo critico e lucido sul regime.

«È un occasione importante per noi ascoltare la sua voce, la sua storia drammatica (dalla nascita in un lager alla censura sotto il regime, prima della caduta del muro di Berlino), anche se lui, chiamato “il poeta del silenzio” nella sua patria, è restìo a raccontarsi» ha sottolineato Cicala che ha citato alcuni versi dall’ultimo testo di Krynicki pubblicato in Italia, Ascoltiamo attraverso la pelle, in cui il poeta si chiede: «Cos’è la poesia, cosa salva? / Solo nomi, ombre / di persone e di cose? / Può essere qualcosa di più…». Un interrogativo aperto sulla poesia contemporanea: «Ho sempre preferito i poeti che suscitano in noi domande piuttosto che proporre risposte» ha continuato Cicala: «come capita anche per la poetessa polacca premio Nobel Szymborska, che grazie a una lettura di Saviano in tv da Fazio ha scalato le classifiche italiane, proprio una poetessa che Krynicki ha pubblicato in qualità di editore, con la sua casa editrice “a5”, una presenza culturale d’eccellenza in Polonia», testimoniata anche dalla presenza in aula di Marta Zagorowska, addetto culturale del consolato polacco, e Alina Scheiwiller, artista e moglie dell’indimenticato Vanni, anch’egli editore “all’insegna del pesce d’oro”.

«Prima del 1989 non potevo nemmeno sognare di essere un editore indipendente», ha raccontato Ryszard Krynicki agli studenti, «così la mia avventura è cominciata molto più tardi. Ed oggi è per me quasi un miracolo». Parole sofferte sullo sfondo di alcune foto particolarmente significative, la città natale, le edizioni censurate con le correzioni a penna, i versi tagliati e le edizioni pirata, alla cui vista il poeta ancora sorride e si emoziona. Negli anni dal 1976 al 1981 infatti la pubblicazione delle sue opere fu vietata dalla censura del regime e solo nel 1988 Krynicki riuscì a fondare la sua casa editrice a5, che pubblica tuttora poesia contemporanea.

 

 

Noto anche come traduttore di Brecht, Nelly Sachs e Paul Celan, tra le sue opere ricordiamo l’ultima raccolta Wiersze wybrane (Poesie scelte, 2009), che contiene un’ampia selezione di versi delle sue opere precedenti, tra cui Akt urodzenia (Atto di nascita, 1969), Organizm zbiorowy (Organismo collettivo, 1975), Nasze życie rośnie (La nostra vita cresce, 1978), Kamień, szron (Il sasso, la brina, 2004). Krynicki è stato vincitore di numerosi premi letterari, tra cui il premio internazionale Kościelski (1976) ed è stato tradotto in tedesco, inglese, ceco, slovacco, bulgaro, ebraico, svedese.

Secondo Langella il problema che Krynicki affronta nelle prime raccolte degli anni sessanta ricorda quello affrontato dalla nostra neoavanguardia, dal Gruppo 63; «la lingua è uno strumento espressivo che dice sempre il contrario di quel che dice» scriveva Giuseppe Pontiggia, eppure: «Esiste la possibilità di redimere la parola? O è condannata a essere menzogna? Krynicki trova la soluzione nell'avvolgere la parola nel silenzio, testi brevi, poche parole perché la parola viene affidata alla pagina bianca. È una strada imboccata per rigenerare la parola e renderla mediatrice di verità».

Resta a noi un interrogativo: come dev’essere la poesia contemporanea? «Impegnata, non indifferente alle sfide morali del proprio tempo. E responsabile». Parola di poeta.