Shah PahlaviUn evento che produce ancora oggi effetti sullo scacchiere internazionale. “1979. La caduta dello Shah Pahlavi”, è stato il tema del seminario che si è tenuto il 17 marzo nella cripta dell’aula magna dell’Università Cattolica, per iniziativa del dipartimento di Scienze Politiche, della facoltà di Scienze politiche e sociali, e del Centro di ricerche del Sistema Sud e Mediterraneo allargato (Crissma), in collaborazione con l’Institute of Global Studies (Igs).

Dopo i saluti e l’introduzione del direttore del dipartimento Massimo De Leonardis, la prima parte dell’incontro si è concentrata sulle caratteristiche e gli effetti delle politiche adottate dalla dinastia Pahlavi prima della rivoluzione del febbraio 1979. Nicola Pedde, direttore dell’Institute of Global Studies, ha delineato i fattori che hanno maggiormente influenzato le scelte assunte in quel periodo della dirigenza iraniana a livello interno e internazionale, soffermandosi sulla posizione assunta da Teheran all’interno del contesto bipolare. La sessione è proseguita con l’intervento direttore del Crissma Riccardo Redaelli, che ha esaminato le diverse narrative relative al controverso processo di modernizzazione avviato durante il regno di Muhammad Reza Pahlavi, sottolineando in particolare l’apparente dicotomia esistente tra stato autoritario e società liberale e i limiti che hanno caratterizzato la storiografia iraniana post-rivoluzionaria.

La seconda parte del seminario, si è concentrata sulle dinamiche che hanno portato alla caduta della monarchia. L’intervento di Pejman Abdolmohammadi, dell’Università di Genova, ha preso in esame le diverse linee di pensiero che hanno animato il dibattito politico iraniano sin dalla fine dell’Ottocento, soffermandosi in particolare sulla pesante eredità di Mossadeq e sulle condizioni che portarono all’ascesa della corrente islamista nel Paese e del suo esponente più famoso, l’ayatollah Ruhollah Khomeyni. La presentazione di Nicola Pedde, invece, si è concentrata sulle caratteristiche dell’apparato militare iraniano, analizzando le sue diverse componenti e delineando il ruolo da queste giocato tanto nel periodo pre-rivoluzionario, quanto negli anni seguiti all’esilio dello Shah.

L’iniziativa si è conclusa con una tavola rotonda a cui hanno partecipato, oltre ai relatori già citati, anche Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola di Economia e relazioni tnternazionali (Aseri), e Valeria Piacentini, già direttrice del Crissma. La discussione, moderata dal professor De Leonardis e aperta agli interventi del pubblico, ha delineato l'impatto avuto dalla rivoluzione iraniana sulla regione e gli effetti che essa ancora dispiega sullo scenario attuale.