«Vada a studiare all’estero: vada a Londra, a Parigi, in America, ma lasci l’Italia. L’Italia è un Paese da distruggere, un posto bello, ma inutile, destinato a morire». Sono le parole del professore universitario in una celebre scena del film La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, una fotografia della storia dell’Italia degli anni settanta raccontata attraverso le vicende di due fratelli che, ognuno a suo modo, sognano di cambiare il mondo. Come hanno messo in evidenza Elena Mosconi e Ruggero Eugeni, nella storia del cinema italiano è individuabile un filo rosso significativo per quanto riguarda l’interpretazione dell’identità culturale italiana: spesso grandi registi si sono misurati con epoche ed eventi storici fondamentali per la storia del nostro Paese filtrandoli attraverso microcosmi famigliari e attraverso gli occhi e le vicende quotidiane di personaggi minori o addirittura sconosciuti. È il caso di Novecento di Bernardo Bertolucci o dell’opera di Ettore Scola, in cui l’unità di spazio predispone un contenitore per la narrazione delle vicende della Famiglia, in un alternarsi tra pieni e vuoti, tra solitudini e ripopolamenti della casa, che insieme filtra e trasfigura la storia della nazione.

Ma anche dalla televisione, come ha spiegato Giorgio Simonelli, è passata una parte importante dell’istituzione delle nostre tradizioni culturali. Dalle sue origini fino alla fine degli anni settanta il mezzo televisivo è stato per gli italiani insieme «l’orologio e il calendario» e ha scandito il tempo dello svago e quello del riposo, mai invadendo spazi che non le spettavano e adeguando contenuti e qualità ai momenti della settimana e dell’anno: «In occasione delle feste, la televisione innalzava il livello dell’offerta. È interessante ricordare – ha detto ancora Simonelli – che nel Natale del 1970 venne trasmesso in tv I clowns di Fellini, prima ancora che arrivasse nelle sale».

Nella giornata conclusiva del convegno “Tradizione cristiana, identità culturale e unità italiana” si trova allora l’implicita risposta al professore de La Meglio Gioventù, che invita il giovane studente a fuggire all’estero: come ha detto Elena Mosconi a proposito delle opere cinematografiche, «non si tratta solo di rievocare un periodo storico, ma anche di trovare uno stimolo positivo che, attraverso la presa di coscienza di un passato comune, porta alla costruzione più consapevole del futuro».