Rigore, equità e sviluppo. Sono le linee direttrici fondamentali su cui si dovrebbe basare l’impegno dei cittadini e delle istituzioni per assicurare che il contrasto all’evasione fiscale sia efficace e non intrusivo. Parola dei professori Marco Miccinesi e Angelo Luigi Giarda, promotori il 4 maggio, insieme alla Procura di Milano, alla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza, del convegno introduttivo del Corso di Formazione permanente “I Reati Tributari”. Un’iniziativa che ha consentito di fare il punto sullo stato della legislazione in tema di reati tributari, più di dieci anni dopo l’introduzione della riforma. L’evento si è svolto in un momento particolarmente importante per i temi trattati, all’ordine del giorno dell’agenda politica in vista di riforme del settore.

Nella prima sessione dei lavori, scandita dai saluti introduttivi del prorettore vicario Franco Anelli, del preside della facoltà di Giurisprudenza Gabrio Forti, del direttore regionale dell’Agenzia delle entrate Carlo Palumbo, del comandante regionale della Lombardia della Guardia di finanza, generale Renato Maria Russo, e del presidente della commissione Diritto tributario nazionale dell’Ordine dei Dottori commercialisti di Milano Ambrogio Picolli, si è affrontato il tema relativo al Decreto Legislativo numero 74 del 10 marzo 2000 che ha rappresentato una riforma radicale del previgente sistema penale-tributario.

Dal dibattito è emersa la sensazione che, al momento dell'approvazione dello schema del disegno di legge, non ci sia stata una sconfessione delle scelte del 1982 (caratterizzate da una forte penalizzazione e dall'abolizione della cosiddetta pregiudiziale tributaria al processo penale), ma piuttosto un ripensamento profondo alla luce di quindici anni di controverse applicazioni delle sanzioni penali, che hanno visto interventi della Corte Costituzionale, orientamenti giurisprudenziali contrapposti superati in sede di legittimità, provvedimenti di clemenza penale dichiarata o indiretta e, non ultimi, ritocchi legislativi di varia portata.

Nella seconda parte del corso si è tenuta una tavola rotonda, con una serie di interessanti relazioni di professionisti e docenti di alto profilo, moderata da Massimo Mucchetti, editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera. «Nel 2011 grazie all’operato dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza sono stati recuperati 12 miliardi di euro. Ma si può e si deve fare di più», ha detto in apertura di intervento Luigi Magistro, direttore centrale Accertamento dell’Agenzia delle entrate. Magistro ha fatto perno sul nuovo impulso dato dal Governo alla lotta all’evasione fiscale, sottolineando che «la leva penale è uno strumento importantissimo, soprattutto sul piano della dissuasione». A seguire le relazioni di Carlo Nocerino, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano e di Alessio Lanzi, docente di Diritto penale all’Università di Milano Bicocca, che si sono soffermati sulle annose problematiche dell’incongruità ed effettività del dato normativo.

Sul punto sono stati rilevati diversi interventi legislativi, tuttavia, tali modifiche – stando a quanto è emerso dal dibattito - non forniscono alcuna soluzione né alcun elemento di valutazione ulteriore rispetto alla questione, da tempo controversa, della natura giuridica delle soglie di punibilità stesse. Si è discusso a lungo sulla natura giuridica di tali soglie, concepite da alcuni come presupposto della condotta, da altri come condizioni di punibilità, da altri ancora, come elementi costitutivi del fatto. La soluzione a tale quesito, lungi dall’essere una questione di interesse esclusivamente teorico, determina sicuramente, a seconda della scelta che si intende adottare, importanti conseguenze in ordine sia all’individuazione del bene giuridico oggetto di tutela, sia alla definizione del contenuto del dolo.

Le conclusioni del convegno sono state affidate ai professori Miccinesi e Giarda, organizzatori e direttori scientifici del corso di formazione, che hanno individuato nel rigore, nell’equità e nello sviluppo le linee direttrici fondamentali su cui si dovrebbe basare l’impegno dei cittadini e delle istituzioni per assicurare che il contrasto all’evasione fiscale sia efficace e non intrusivo. Nel corso degli interventi finali è emerso anche che il recupero dell’evasione deve diventare uno strumento per migliorare l'efficienza del sistema economico in un quadro più equo. L’auspicio è stato, quindi, quello di continuare, con rinnovata forza, l’impegno ineludibile di migliorare il rapporto tra fisco e cittadini, garantendo la trasparenza fiscale con una maggiore congruità e semplificazione del dato normativo.