“Il contributo delle Medical Humanities nella formazione dei professionisti sanitari” è il titolo del convegno che si tiene venerdì 4 ottobre al Centro Congressi Europa del Campus di Roma dell’Università Cattolica, promosso dall’Istituto di Bioetica e Medical Humanities della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Ateneo e dall’Associazione Italiana di Sociologia (sezione Sociologia della Salute e della Medicina), in collaborazione con il Centro di Ateneo di Bioetica e Scienze della vita.

Il convegno è stato aperto da Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica, Giovanni Raimondi, Presidente Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale, dell’Università Cattolica, Stefania Basili, Presidente della  Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale di Medicina e Chirurgia (Università Sapienza, Roma), Massimo Antonelli, Direttore Centro di Ateneo di Bioetica e Scienze della Vita dell’Università Cattolica, e Antonio Lanzone, Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica.

Dopo due relazioni introduttive sul ruolo e il significato delle Medical Humanities nella formazione medica, a cura di Sandro Spinsanti, fondatore dell’Istituto Giano, e Guido Giarelli, dell'Università di Catanzaro, l'incontro si è snodato attraverso due tavole rotonde in cui il focus saranno non solo le esperienze già realizzate in alcune Università italiane, ma anche il contenuto di alcuni insegnamenti o aree disciplinari che delle Medical Humanities sono parte: arte, letteratura, storia, cinema, musica. Tra i relatori si segnalano Marianna Gensabella (Università degli Studi di Messina e membro del Comitato Nazionale per la Bioetica), Mario Cardano (Università di Torino), Luigi Pati, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica, Alessandro Antonietti, Preside della Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica, e Vittoradolfo Tambone (Università Campus Biomedico, Roma).

“Le Medical Humanities – spiega il professor Antonio G. Spagnolo, direttore dell’istituto di Bioetica e Medical Humanities della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica – devono diventare  sempre più un percorso fondamentale dei curricula formativi dei futuri  professionisti in area sanitaria, in virtù del loro contributo essenziale per una compiuta analisi dei reali bisogni dei pazienti e dei loro familiari, per la promozione di percorsi assistenziali rispettosi della dignità umana, per il miglioramento della relazione empatica tra la persona bisognosa di cure e i professionisti clinici. Nonostante la consapevolezza diffusa su questo contributo essenziale, lo spazio che queste discipline occupano nei corsi di insegnamento di area medica resta ancora marginale. Questo convegno rappresenta un’occasione di confronto sullo scenario attuale e sulle prospettive future sull’insegnamento delle Medical Humanities nei corsi di laurea di area medica. Sarebbe auspicabile un intervento congiunto del MIUR e del Ministero della salute per favorire una offerta formativa in questo senso, collocandola nell’ambito della “ridefinizione dei saperi” come il Consiglio Universitario Nazionale ha auspicato e il Consiglio Superiore di Sanità aveva fatto proprio in un Gruppo di Lavoro sulle Medical Humanities nell’epoca della medicina tecnologica e informatica”.