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Francesco affida alla Cattolica l’impegno di lavorare su fraternità e sviluppo

Global compact on education Francesco affida alla Cattolica l’impegno di lavorare su fraternità e sviluppo Nell’ambito del Global Compact on Education l’Ateneo coordinerà una rete di università cattoliche e non solo per fare ricerca e progetti su questi temi. La prima relativa alla dignità umana e ai diritti, la seconda area alla pace e alla cittadinanza, la terza all’ecologia integrale, e la quarta alla fraternità e allo sviluppo. Guidato dal professor Domenico Simeone , titolare in Cattolica anche della cattedra UNESCO sull’«educazione per lo sviluppo integrale dell’uomo e per lo sviluppo solidale dei popoli», «sarà uno strumento per dialogare con le altre università che sono coinvolte in questo progetto», ha affermato il rettore Anelli. Tutto ciò nell’ottica di «un approccio secondo “universitas”, per una cultura diffusa che significa approccio consapevole alla cittadinanza e recupero della dimensione di carattere generale culturale e globale che appartiene alla origine delle università stesse». Un impegno, ha aggiunto monsignor Giuliodori, che vede «in prima linea» l’Università Cattolica per la «costante attenzione agli insegnamenti del pontefice, al lavoro della Congregazione per l’Educazione cattolica, e anche per il lavoro quotidiano che fa anche sul fronte educativo con le nuove generazioni». Questo passaggio del videomessaggio di papa Francesco cita apertamente (è inserito in nota), parafrasandolo, un pensiero tratto dal libro del gesuita Michel De Certeau intitolato Lo straniero o l’unione nella differenza , tradotto in Italia da Vita e Pensiero nel 2010. Si tratta di un’opera scritta nel ’69 che affronta, con profetica attualità, la crisi delle certezze religiose, il sempre meno stringente vincolo delle istituzioni della Chiesa, la scoperta sconcertante che all’esperienza del credente è intrinseco anche un non-sapere.

 

Global compact on education, i giovani chiedono fiducia

Patto educativo Global compact on education, i giovani chiedono fiducia Nella grande alleanza educativa invocata da Papa Francesco , c’è la risposta a una società frammentata e conflittuale, che richiede da parte di tutti, singoli e istituzioni, un impegno gratuito e responsabilizzante. Il commento del professor Pier Paolo Triani 12 ottobre 2020 di Pierpaolo Triani * Non basta l’impegno educativo quotidiano di tante persone, occorre una consapevolezza e un impegno comuni. Di fronte a un “cambiamento d’epoca”, per utilizzare un’espressione cara al Papa, è necessario investire in umanità , attraverso l’innalzamento dell’attenzione verso la formazione di coscienze mature, libere, responsabili, attente all’altro, aperte al dialogo, capace di affrontare con coraggio e creatività le sfide del tempo presente. Nessuna realtà può considerarsi estranea a questo impegno , perché tutti, singoli e istituzioni, in modi propri e specifici, concorrono alla qualità degli ambienti e dei contesti, all’interno dei quali la formazione delle persone va sviluppandosi. I giovani, come abbiamo potuto vedere in questi anni attraverso le analisi del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, fanno fatica a dare fiducia a coloro che sono al di fuori del ristretto cerchio familiare e amicale; ancora di più fanno fatica a fidarsi delle istituzioni. Si tratta di educazione capace di uno sguardo insieme gratuito, perché accogliente e promettente, e insieme responsabilizzante, perché teso a invitare l’altro a rispondere a una proposta, a mettersi in moto nel cammino della ricerca, della scoperta, dell’avventura del crescere in umanità. Si tratta di un’educazione che scommette nella collaborazione e attenta a promuovere in ogni persona il senso collaborazione , nella convinzione che la vita cresce attraverso il concorrere di tutti.

 

Il Natale non finisce di stupire e di educare

di monsignor Claudio Giuliodori * Le letture di questa liturgia, dedicata alla Madonna di Loreto, dove si conserva parte della Santa Casa di Nazareth, ci portano a contemplare il grande segno del Natale. Con una visita lampo nel pomeriggio della prima domenica di Avvento, si è recato a Greccio, nel luogo dove San Francesco nel 1223 realizzò la rappresentazione del presepe dando vita a una tradizione tra le più importanti e diffuse della fede cristiana. La lettera porta il titolo Admirabile Signum , dove il segno mirabile è soprattutto l’evento che il presepe vuole ricordare: il fatto sorprendente e straordinario di Dio che si fa uomo e si presenta umile e povero come bambino accolto in una mangiatoia. Un’educazione impegnativa di cui Gesù è l’artefice, come sembra indicare anche la profezia di Simeone: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione […] affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35). Allestire il presepe negli spazi della nostra Università oltre ad essere una bella tradizione, assume allora un eminente valore epistemologico e pedagogico che, alla luce delle riflessioni del Santo Padre, ci aiuta a comprendere meglio anche il senso di alcune tappe significative per la missione educativa del nostro Ateneo. Papa Francesco, che ha voluto così ribadire una particolare vicinanza della comunità ecclesiale alle nuove generazioni e la necessità di renderle protagoniste del cammino della Chiesa e del futuro dell’umanità, ha anche indicato le Università Cattoliche come luoghi privilegiati per ascoltare e formare i giovani. Ricchi di un tale passato vogliamo guardare soprattutto avanti, a quel futuro che è già nell’oggi e che ci chiede di non essere meno innovativi e intraprendenti di coloro che ci hanno preceduto.

 

Università Cattolica: Established a new Observatory for Education and International Cooperation

Global compact on education Università Cattolica: Established a new Observatory for Education and International Cooperation Our University was elected by Pope Francis to provide education and research on Brotherhood and Development by Katia Biondi | 15 ottobre 2020 “To educate is to bet on and to bring hope into the present”. Università Cattolica del Sacro Cuore is one of the four universities worldwide charged with this commitment . Four paths of work have been chosen», said Monsignor Angelo Vincenzo Zani , Secretary of the Congregation for Catholic Education of the Holy See. And, for each of these four areas, four universities have been chosen to lead a network of universities not only Catholic, ecclesiastical, but also of other cultural and religious expressions - such as Buddhist and Muslim - that will soon continue this work of research, project proposals and sharing». In response to the invitation made by Pope Francis, Università Cattolica has created the Observatory for Education and International Cooperation . Headed by Professor Domenico Simeone , who also holds the UNESCO Chair at Università Cattolica for “education for human development and solidarity among peoples”, this «will be a tool for dialogue with the other universities that are involved in this project», said Anelli. A commitment, added Monsignor Giuliodori, who sees Università Cattolica «on the front line» for its «constant attention to the Pontiff’s teachings, to the work of the Congregation for Catholic Education, and also for the daily work it does from an educational point of view with the new generations».

 

Lasciatemi in pace, sto giocando

Educare? Significa favorire lo sviluppo delle singole, specifiche ed intrinseche capacità dell’individuo, i talenti, le vocazioni, insomma ciò che in potenza ciascuno nasconde dentro di sé. Per favorire tali inclinazioni, il ruolo della scuola e della famiglia sono fondamentali, ma senza costrizioni, senza eccessivi controlli, favorendo il gioco libero e spontaneo tra coetanei, senza il quale i bambini non crescono. Ogni anno - commenta Pierpaolo Triani docente di didattica generale e pedagogia speciale - organizziamo un convegno in prospettiva multidisciplinare, una didattica operativa che possa aiutare i docenti nel loro lavoro come la crescita dei ragazzi. Certo – commenta - sono stati compiuti significativi passi in avanti per una corretta cultura della crescita che deve svincolarsi da un iperprotezionismo ed “adultismo”, per aiutare gli adolescenti ad ascoltarsi e ad ascoltare. I miglioramenti sociali ci sono – continua Triani - ma la strada da percorrere è ancora lunga, il numero dei minori decresce costantemente ed oggi ci avviamo verso una società multiculturale, che è già realtà. In questo senso, i genitori vanno rassicurati più che sensibilizzati e devono comprendere che l’eterogeneità è una ricchezza da coltivare». A 30 anni dalla firma della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, la giornata del convegno è stata un’importante occasione per prendere coscienza del lungo itinerario che ha permesso ai minori di diventare soggetti di diritto e per riflettere sulla condizione attuale dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e nel mondo.

 

Se la teledidattica ci interroga sul nostro insegnamento

Piacenza Se la teledidattica ci interroga sul nostro insegnamento Il pedagogista Pierpaolo Triani , alle prese come molti colleghi con le varie modalità di e-learning , propone una riflessione sul senso dell’insegnare. Leggo negli studenti desiderio di contatto, di adulti che sappiano ‘esserci’, anche a distanza» 13 marzo 2020 di Pierpaolo Triani * Tutti noi (forse è meglio dire quasi tutti) che siamo impegnati nell’insegnamento siamo alle prese con un vero ribaltamento delle nostre abitudini e delle nostre sicurezze. Non lo nascondiamo, ci manca l’aula, ci manca il contatto, la possibilità di guardare negli occhi, di cogliere nello sguardo la comprensione e l’incomprensione; di assaporare la gioia del capire e l’interesse del ricercare, che si intrecciano con la noia e il disinteresse. Avvertiamo che manca qualcosa, sentiamo dagli stessi studenti che hanno bisogno di qualcosa di diverso. Hanno bisogni di sentirsi ‘pensati’, stimolati, sollecitati; di avere la possibilità di interagire con una voce che chiarifica e rilancia; di poter fare domande dal vivo; di poter sentirsi in compagnia di altri; di poter raccontare quello che stanno facendo e vivendo. Mi sembra così che si mostri con ancora più chiarezza quello che abbiamo sempre saputo, ma che non poche volte tendiamo a dimenticare. Leggo negli studenti desiderio di contatto, di incontro, di adulti che sappiano ‘esserci’, anche a distanza.

 

Nel solco del patto educativo globale

Il prossimo 14 maggio 2020 , Papa Francesco ha invitato in Vaticano i leader delle principali religioni, gli esponenti degli organismi internazionali e delle diverse istituzioni umanitarie, del mondo accademico, economico, politico e culturale. Insieme, in rappresentanza degli abitanti della Terra, sottoscriveranno il «Global Compact on Education», un patto educativo globale, che ciascuno si impegnerà ad attuare nel proprio ambito e diffondere il più possibile. In preparazione all’evento, l’Università Cattolica organizzerà nella sede di Brescia, venerdì 13 marzo , un convegno internazionale che avrà per tema "Le sfide educative per la cooperazione internazionale" ( programma ed iscrizione online ) , promosso insieme alla Congregazione per l'Educazione Cattolica. La Cattolica è anche impegnata a fare ricerca e formazione sui cambiamenti climatici poiché è questo un tema che intercetta tutte le grandi sfide delle nostre società: dall’invecchiamento demografico alle migrazioni, dalle trasformazioni del mercato del lavoro all’automazione, dalla crescita delle disuguaglianze al governo dell’intelligenza artificiale. Più educazione anche in campo finanziario per contrastare il sovraindebitamento è quanto suggerisce il Centro di Ricerca in Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari (CeTIF), avviato nel 2019. È sempre più necessario insegnare a gestire correttamente la propria economia non solo da un punto di vista tecnico, ma anche tramite un’adeguata educazione finanziaria che metta al riparo dai rischi. Concetto emerso anche durante il convegno internazionale di fine gennaio promosso dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice in collaborazione con l’Università Cattolica in preparazione all’evento di Assisi dedicato a “ L’economia di Francesco ” e al “ Patto educativo globale ”, che avrà il suo culmine a maggio.

 

Global compact on education, strumenti di lavoro

Le parole del Papa, pronunciate in varie circostanze, offrono spunti alle istituzioni educative – tra cui anche il nostro Ateneo – per evidenziare i principi educativi della visione cristiana nell’ambito delle riflessioni per le scienze pedagogiche e sociali. Il valore aggiunto è dato dal richiamo all’attuale contesto sociale e culturale, sul quale impattano le nuove sfide educative, orientate a un nuovo umanesimo. Emerge il ruolo dei soggetti protagonisti nel settore educativo, dei linguaggi dell’educazione tesi al patto educativo globale che propone l’educare come un compito trasversale all’ambiente personale, culturale e sociale dell’agire dell’uomo. Si manifesta altresì l’importanza dei vari ambirti educativi, dalla scuola alla famiglia, alla parrocchia, alla catechesi, ai mezzi di comunicazione. Soprattutto negli anni dell’infanzia l’impostazione educativa e valoriale è molto importante perché gli effetti si prolungano per tutta la vita e la missione educativa si pone in modo dialogico con tutti i soggetti con cui si entra in contatto. educazione #global compact on education Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Educazione cattolica, il rettore alla giornata di studio della Congregazione

I lavori dell’incontro dei cardinali e degli arcivescovi membri della Congregazione e deli esperti sulle questioni educative sono stati aperti dal saluto del cardinale Marcelo Sanchez Sorondo , cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze sociali e dall’introduzione del cardinale Giuseppe Versaldi , prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica. Sono seguiti gli approfondimenti del documento di Papa Francesco “ Veritatis gaudium ”, con l’introduzione del cardinale Marc Oullet , prefetto della Congregazione per i Vescovi, e gli interventi di monsignor Piero Coda , del professor Leopoldo Sandonà , del professor monsignor Giuseppe Tanzella-Nitti e del professor don Paolo Carlotti. Il pomeriggio è stato dedicato all’Osservatorio mondiale sull’educazione cattolica, con l’intervento di monsignor Angelo Vincenzo Zani , segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, e dei rappresentanti delle Università Cattoliche che hanno aderito all’Osservatorio, tra cui il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli. educazione #congregazione #rettore Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Il governatore Visco: investire nell’istruzione

Tra i relatori monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, e monsignor Nunzio Galantino , presidente Apsa by Katia Biondi | 03 febbraio 2020 «È necessario un adeguato investimento nell’istruzione per affrontare l’incertezza che circonda il lavoro e le competenze che avranno rilevanza nel futuro». Questo perché «abbiamo bisogno di scuole che non solo siano dotate di strumenti tecnologici avanzati, ma che siano anche attrattive e confortevoli». L’incontro si è aperto con i saluti istituzionali di Anna Maria Tarantola, presidente della Fondazione Centesimus Annus, che ha introdotto l’intervento di monsignor Mario Delpini , arcivescovo di Milano. Il tema oggi in discussione dà la percezione di una emergenza: le competenze acquisite nella formazione universitaria rischiano di essere una merce in vendita al miglior offerente che le compra solo perché funzionali al profitto e al potere». Per questo, ha continuato l’arcivescovo di Milano, l’iniziativa promossa dalla Centesimus annus «è mossa da un’intuizione di un percorso promettente affinché nelle università si promuova non solo competenza ma anche educazione e che queste si inseriscano in un orizzonte di valori. In Università Cattolica parlare di contesto educativo è abituale, come il formare l’uomo quale protagonista di una storia che renda percepibili i valori». Come ricorda il World Human Forum , ha concluso monsignor Galantino l’educazione è tra i «fattori che porta alla felicità insieme con il reddito, la salute, la libertà di iniziativa, l’assenza di corruzione, la qualità delle relazioni e la gratuità.

 

Il Natale non finisce di educare

È uno dei passaggi dell’editoriale che il vescovo monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, ha scritto per il numero 6/2019 di “ Presenza ” in vista del Natale. Con una visita lampo nel pomeriggio della prima domenica di Avvento, si è recato a Greccio, nel luogo dove San Francesco nel 1223 realizzò la rappresentazione del presepe dando vita a una tradizione tra le più importanti e diffuse della fede cristiana. Riprendendo le parole iniziali del testo latino la lettera porta il titolo Admirabile Signum , dove il segno mirabile è soprattutto l’evento che il presepe vuole ricordare: il fatto sorprendente e straordinario di Dio che si fa uomo e si presenta umile e povero come bambino accolto in una mangiatoia. Dunque il presepe - afferma il Pontefice -, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita» (n. 8). Da qui l’invito a sviluppare «una nuova episteme della vita» che sappia includere «la forma mentis, le convinzioni normative, le categorie, la creatività, le esperienze esistenziali del soggetto» perché esse «rappresentano una “dimensione tacita” della conoscenza ma sempre presente, un fattore indispensabile per l’accettazione del progresso scientifico». assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore #natale #incarnazione #educazione #conoscenza Facebook Twitter Send by mail Print UN AUGURIO CON VITA E PENSIERO «Il Natale introduce nella storia l’inedito di Dio. Questo Bambino Gesù è il simbolo del nascere. E di un parto che non è solo di quel Bambino, ma che è la nostra stessa nascita, la nascita del mondo.

 

Sciarrone Alibrandi: «La digitalizzazione forzata ha cambiato tutti noi»

Meeting di Rimini Sciarrone Alibrandi: «La digitalizzazione forzata ha cambiato tutti noi» Ora serve un investimento educativo in capitale umano, perché la formazione è l’unico strumento per vincere le trasformazioni in atto. L’intervento al Meeting del prorettore vicario dell’Università Cattolica by Antonella Olivari | 22 agosto 2020 Si torna a parlare di emergenza educativa al Meeting di Rimini , dopo l’intervento di Mario Draghi, all'interno del Talk Show Live L'io in azione: conoscenza e creatività , organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà. Il 47% è analfabeta funzionale (incapace di usare le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni di vita quotidiana). Nel formare la capacità educativa di una persona non bastano solo le nozioni ma occorre anche sviluppare quelle caratteristiche più personali: più responsabilità, più precisione, più capacità di lavorare in team. La digitalizzazione forzata di questi mesi quanto ha influito sui giovani? «Ha cambiato tutti noi, non solo gli studenti» afferma Antonella Sciarrone Alibrandi . L’esperienza della didattica a distanza ha potenziato la solitudine degli studenti? «In questi mesi – risponde la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi – stiamo costruendo un modello nuovo di didattica per ricostruire un legame forte anche a distanza fra chi insegna e chi è lontano». A fine incontro il messaggio chiaro che è emerso a più voci è quello che solo chi si forma sarà in grado di affrontare il cambiamento.

 

Global compact on education, diretta con Francesco

Educazione Global compact on education, diretta con Francesco Giovedì 15 ottobre il Papa rilancerà l'invito a sottoscrivere un patto educativo globale. L’occasione è il videomessaggio che sarà trasmesso alle 14.30 durante l’incontro promosso dalla Congregazione per l’educazione cattolica alla Pontificia Università Lateranense e dedicato specificamente al mondo accademico. All’evento, che sarà introdotto e moderato dal vice direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione Alessandro Gisotti , interverrà anche il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli. È previsto un video collegamento con l’evento virtuale di presentazione del Patto educativo globale con un videomessaggio di papa Francesco e le testimonianze di alcune esperienze educative internazionali. La Congregazione è il ministero della Santa Sede a cui fanno riferimento, nel mondo, 216 mila scuole cattoliche frequentate da oltre 60 milioni di alunni e 1.750 università cattoliche, con oltre 11 milioni di studenti, tra cui l’Università Cattolica del Sacro Cuore. global compact on education #educazione #francesco #papa Facebook Twitter Send by mail Print IN PREPARAZIONE AL PATTO EDUCATIVO GLOBALE Il 15 ottobre si svolgerà il Global Compact on Education , con modalità a distanza e collegamenti da tutto il mondo. Emerge il ruolo dei soggetti protagonisti nel settore educativo, dei linguaggi dell’educazione tesi al patto educativo globale che propone l’educare come un compito trasversale all’ambiente personale, culturale e sociale dell’agire dell’uomo.

 

Educazione, etica, formazione per uno sviluppo sostenibile

Milano Educazione, etica, formazione per uno sviluppo sostenibile Venerdì 31 gennaio convegno internazionale promosso dalla Fondazione Centesimus Annus. Ethos, Education and Training: avenues toward equality and ethical behaviors in the digital era : questo il titolo del convegno della Fondazione vaticana. Sono intervenuti, tra gli altri, Anna Maria Tarantola , presidente della Fondazione Centesimus Annus, monsignor Mario Delpini , arcivescovo di Milano, Ignazio Visco , governatore della Banca d’Italia, monsignor Nunzio Galantino , presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa). Questo incontro precede altri due grandi eventi che toccheranno tematiche similari: “L’economia di Francesco”, che si svolgerà ad Assisi nel mese di marzo, e il “Patto educativo globale”, che avrà il suo culmine a maggio. Moderata da Giovanni Marseguerra , docente di Economia politica in Università Cattolica e coordinatore scientifico della Fondazione Centesimus Annus, ha visto tra i relatori Philippe Bordeyne , rettore dell’Institut Catholique di Parigi, Fernando Felipe Sanchez Campos , rettore della Universidad Católica de Costa Rica, Agostino Santoni , amministratore delegato di Cisco Italia. Le conclusioni del dibattito sono state affidate ad Alberto Quadrio Curzio , professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica. A guidare la riflessione nell’incontro a porte chiuse, monsignor Vincenzo Zani , segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Isabel Capeloa Gil , presidente della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche e rettore della Universidade Católica Portuguesa (UCP), e Gian Maria Gros Pietro , presidente di Intesa Sanpaolo.

 

Cinque ragioni per investire in formazione

cattolicapost Cinque ragioni per investire in formazione Secondo il rapporto OCSE Education at a glance 2017 l’Italia è tra i Paesi che destinano meno risorse a questo settore. A suonare il campanello d’allarme è il recente rapporto OCSE Education at a glance 2017 , che ci posiziona (anche quest’anno) tra i Paesi che poco investono in formazione, fanalino di coda al pari di Messico e Turchia. Solo il 18% degli italiani è infatti in possesso di un titolo di laurea: l’esatta metà della media dei Paesi OCSE. A preoccupare è anche un altro fenomeno: i Neet , i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano, raggiungono nel nostro Paese il 26% della popolazione. La fotografia può mutare, in meglio o in peggio, a seconda delle variabili geografiche (nord-sud), di genere (maschi-femmine), di titolo di studio (diploma-laurea) ma la sostanza non cambia. Lavoro inteso come luogo di crescita individuale e sociale, ambito di creatività e di ingegno, trama di relazioni e di soluzioni da ricercare. Investire in formazione, partecipare a un master, frequentare corsi di aggiornamento, significa anche diventare più competitivi nel mercato del lavoro, acquisire quelle skills che fanno la differenza, aumentare la propria employability e risultare interessanti per i datori di lavoro.

 

“A Piedi” verso un futuro migliore

Laboratorio di Psicologia “A Piedi” verso un futuro migliore Sei giorni, 135 chilometri e 38 ore di cammino sulle sponde del Lago di Garda. Accompagnati da un’équipe multidisciplinare, dieci ragazzi segnalati dal Tribunale del minorenni di Brescia sperimenteranno il viaggio di gruppo come strumento riabilitativo. Fondamentale il contributo scientifico di un’équipe del Laboratorio di Psicologia della Cattolica, sia nelle fasi di preparazione, che in quelle successive alla conclusione del percorso, con la predisposizione di tre incontri con l’equipe multidisciplinare in cui i ragazzi potranno rileggere, analizzare e valutare la fasi dell’esperienza fatta. Per quanto riguarda il primo aspetto verranno misurate comparativamente ( pre e post intervento ) alcune “ variabili leggere ” del funzionamento psicosociale dei partecipanti, indicative di trasformazioni connesse all’esperienza: indicatori della percezione di sé, dell’adattamento psicosociale, della fiducia interpersonale, dell’autostima e del senso di autoefficacia. Sarà inoltre messa a punto un’attività di documentazione sistematica dell’esperienza, mediante l’analisi delle produzioni di testi scritti (diario di bordo a cura dei partecipanti e degli operatori), immagini e video, e l’audio/videoregistrazione degli incontri quotidiani. I dieci protagonisti dell’iniziativa si trovano tutti nella fase di messa in prova , un’opportunità di riabilitazione educativa che consente di scontare la pena, o parte di essa, al di fuori dal carcere. Il fatto che siano tutti maschi e di nazionalità mista rispecchia in toto la situazione attuale: l’80% degli autori di reati compiuti da minori è di sesso maschile e di diverse nazionalità».

 

Musica a scuola, sì bella e perduta

SUMMER SCHOOL Musica a scuola, sì bella e perduta Nel Paese del “bel canto" la formazione musicale non ha un posto di rilievo nel sistema scolastico. La musica è la visione sensibile di un’epoca, la propria e un’epoca del passato, e, per comprendere il proprio tempo e le generazioni prima delle nostre, quale strada può essere migliore dell’ascoltare un canto, un’opera, una composizione musicale? Facilmente incline a una formazione astrattamente intellettuale e nozionistica, la scuola italiana si è privata di questa grande possibilità, con gravi conseguenze sulla cultura nel suo complesso. In questo quadro si colloca la Summer School su “ La musica nella cultura e nella scuola italiana ”, con lo specifico intento di avvicinare maggiormente gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i giovani studenti universitari che vorranno insegnare, alla cultura e alla sensibilità musicale. Partecipare alla Summer school è un’esperienza di conoscenza, di scoperta, di nuovi rapporti e di nuove prospettive. È ciò che hanno vissuto e acquisito le decine di insegnanti di ogni ordine e grado, dalla scuola materna alla scuola superiore, che hanno preso parte alle Summer school di questi anni. La possibilità di confronto con colleghi di altre discipline e di altri livelli scolastici, su comuni tematiche e per altrettanto comuni obiettivi, non è l’ultimo dei motivi per partecipare ai tre giorni di Lucca-Montecatini, insieme ad alcuni fra i maggiori esponenti della cultura musicale italiana.

 

Federica, Isabella e le storie scaccia paura

Tutto è partito da una domanda: «Ci siamo immedesimate nei bambini – spiegano le ragazze – abbiamo immaginato uno stato di confusione, di capricci e di pigrizia a causa della situazione che stiamo attraversando. Il nome che ci siamo date è Nunchi che in coreano significa empatia: un’importante categoria pedagogica ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di sintonizzarsi alla sua esperienza». E poi c’è la trasmissione dei valori come quelli della vicinanza e dell’unione, ancora più essenziali in situazioni di emergenza: allora scegliamo piccoli contenuti provenienti da tutto il mondo: dall’Argentina, dalla Cina, dalla Nuova Zelanda, paesi che stanno vivendo la nostra medesima situazione». Questa settimana ad esempio l’abbiamo dedicata al tema delle emozioni i bambini: durante le situazioni difficili sono esposti alle emozioni che i più grandi vivono in quel preciso momento, e a volte in modo inconsapevole le acquisiscono. Presentando ogni giorno della settimana un’emozione diversa vissuta dalla scimmietta Hug, il nostro tentativo è quello di aiutarli a riconoscere le emozioni e insegnare loro a denominarle attraverso l’aiuto dei più grandi». Come vi ha aiutato il percorso formativo che state seguendo in Cattolica nello sviluppo di questa idea? «Il nostro è un lavoro relazionale, fatto di gesti di cura quotidiani, interrotti bruscamente dalla pandemia. Di fronte a questa emergenza sanitaria c’è stata l’esigenza di reinventarsi e di adattarsi e grazie al bagaglio di metodologie pedagogiche che il nostro percorso formativo ci offre ci siamo messe in gioco in questo nuovo modo di fare relazione».

 

Educare al tempo degli algoritmi

il dibattito Educare al tempo degli algoritmi La differenza tra robot e uomo si è sempre basata più sulla consapevolezza che sull’intelligenza. Ne sono responsabili nuovi tipi di algoritmi in grado di apprendere dall’esperienza che allo stesso tempo ridimensionano e rilanciano le promesse della prima stagione di ricerche sulle macchine intelligenti. Come tutto questo sfida il mondo dell’educazione? Vedo almeno tre indicazioni, che sono allo stesso tempo di tendenza e di ricerca. Sulla base dei dati disponibili, delle scelte fatte, delle tendenze in corso, questi algoritmi ci sostengono nel difficile compito di prevedere i comportamenti delle cose e degli altri nel futuro. Una sorta di delega in bianco alla macchina: l’accettazione di usare tutti gli stessi format per trarne vantaggio nella facilità d’uso. Max Tegmark, professore di fisica al MIT di Boston, fa osservare in un suo recente volume come la differenza tra uomini e macchine si sia sempre costruita non tanto sull’ intelligenza (una macchina può essere addirittura più intelligente di un uomo), quanto piuttosto sulla consapevolezza . Ora, una macchina che conosce i propri limiti e prova a rimuoverli intervenendo sull’algoritmo con cui è stata progettata per generare nuove più perfette versioni di se stessa, pare proprio essere una macchina in qualche modo dotata di riflessività e, quindi, di consapevolezza.

 

Col cuore più pieno delle tasche

Milano - Parigi Col cuore più pieno delle tasche Myriam , dopo la laurea in Scienze dell’educazione e i primi lavori, voleva di più. A Parigi ha capito che ogni relazione arricchisce, persino le urla di ragazzi autistici che gridano alla vita. novembre 2017 di Myriam Altamore * Chi se la scorda più quell'estate? A due anni dalla laurea e con varie esperienze come educatrice - prima infanzia, disabilità grave, anziani - la mia vita stava diventando insipida. Sono arrivata con due valigie e mi sono sistemata “ chez l'habitant ”: una famiglia che ti affitta una camera, significa metà dello stipendio che se ne va per l'alloggio. Parlo francese ma ho delle colleghe che non lo parlano bene e sono state prese lo stesso perché qui quello che conta è avere fegato, conoscere i ragazzi e conoscersi. Devo tanto all’Università Cattolica perché grazie alla laurea in Scienze dell’educazione ho imparato che non valgo né più né meno dei ragazzi per cui lavoro ma che esiste una relazione che ci arrichisce ogni giorno e che abbiamo solo dei ruoli sociali diversi. Così capita che, anche sei stanca, riesci lo stesso ad accogliere delle urla disperate perché quelle urla sono un modo di manifestare la propria esistenza, il proprio grido alla vita.

 

Il teatro e il mio ‘lavoro’ da don

cattolicapost Il teatro e il mio ‘lavoro’ da don Andrea ha incontrato in modo inusuale il master in “Azioni e interazioni pedagogiche attraverso la narrazione e l’educazione alla teatralità” . Ma anche nel ruolo di vice-parroco quello che ha imparato non è solo una passione ma si sta rivelando una missione. dicembre 2018 di don Andrea Ballarin * Sono vie poco usuali quelle che mi hanno portato al master “Azioni e interazioni pedagogiche attraverso la narrazione e l’educazione alla teatralità ” . Non ho fatto il classico percorso universitario di laurea triennale e magistrale, ma ho frequentato il seminario diocesano di Modena, conseguendo il baccalaureato in Sacra Teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, e sono stato ordinato prete nel 2016. La metodologia pratico-teorica mi ha permesso di sperimentare prima di tutto sulla mia pelle la proposta di Educazione alla Teatralità che ci è stata offerta, di essere io il primo a poterne beneficiare e a scoprirne la validità per la crescita umana integrale della persona. Il lavoro che abbiamo svolto insieme è partito dalle basi, dalla grammatica dell’educazione alla teatralità (linguaggio non verbale, linguaggio verbale, linguaggio dello spazio e della musica, manipolazione dei materiali e narrazione) per aiutarci poi a mettere in relazione questi linguaggio e poter costruire un nostro progetto creativo. Non solo riesco a proporre esperienze e laboratori di teatro, di narrazione, di lavoro con le arti espressive a bambini, giovani e adulti, ma mi sento capace di leggere all’interno di questi processi, di comprendere le dinamiche e le interazioni che si attivano e quelle da mettere in moto.

 

Non è un paese per bambini

Secondo il WeWorld Index 2018, presentato in largo Gemelli, la povertà educativa è uno degli elementi che maggiormente penalizza gli under 18 italiani rispetto al resto d’Europa. by Camilla Curcio | 08 maggio 2018 Può sembrare paradossale ma l’Italia è un Paese che presta poca attenzione alla crescita dei più piccoli. A dirlo sono gli ultimi dati del WeWorld Index 2018, il rapporto annuale elaborato per misurare il progresso di 171 paesi del mondo, prendendo come riferimento le condizioni di vita di soggetti particolarmente marginalizzati come donne, adolescenti, bambini e bambine. Si tratta di una situazione che, in alcuni contesti, tende a perpetuarsi nel tempo: secondo le ultime statistiche, infatti, - 8% dei giovani si laurea se entrambi i genitori non hanno un diploma di scuola superiore e - 68% dei giovani si laurea se entrambi i genitori sono laureati. Nella costruzione dell’index si è tenuto conto della sua natura multidimensionale: oltre ai soggetti protagonisti e a dimensioni più classiche come la salute o l’educazione, si è tenuto conto anche del contesto. Per ogni paese, è stata individuata una cifra rappresentativa dell’inclusione a partire dalle categorie considerate ed è stata poi stilata una classifica con l’utilizzo di numeri relativi nell’attribuzione dei punteggi. Secondo Emanuele Russo , coordinatore italiano della Global Campaign for Education, il nostro Paese «deve inserire l’educazione tra le priorità di un’agenda che non sia solo quella della politica ma anche quella dei singoli cittadini.

 

Lo humour? Una cosa seria

Brescia Lo humour? Una cosa seria L’umorismo, col suo potere attraente e liberatorio, può rappresentare un valido sostegno al lavoro degli operatori nel lavoro sociale ed educativo. L’utilità dell’umorismo è riconosciuta come stru¬mento di coesione (“lubrificante sociale”, secondo un’immagine ricorrente tra diversi autori), veicolo per la qualità dei legami ma pure fenomeno complesso che, se rafforza l’appartenenza, può anche indebo¬lire la coesione di un gruppo o mortificare le persone. Va detto però che dell’umorismo conosciamo anche un impiego dannoso nelle interazioni sociali quotidiane: l’umorismo, infatti, può esser impiegato in modo negativo per esprimere disprezzo e derisione, può funzionare come strategia di pressione, e ancora, può sviare l’attenzione, così da evitare questioni problematiche. Ciò significa che la capacità di creare umorismo consiste nel saper cogliere in modo originale i legami esistenti fra esseri viventi, oggetti o idee, e acquisire un nuovo modo di vedere le cose, una nuova comprensione di sé, una maggiore consapevolezza dei condizionamenti interni ed esterni. È opportuno allora prendere sul serio l’umorismo, che può rappresentare un valido supporto per il lavoro degli operatori nel lavoro sociale ed educativo, offrendo nuove prospettive e sollecitando iniziative. Livia Cadei (Università Cattolica) introdurrà le riflessioni in merito alle possibili ricadute nel lavoro socioeducativo che può occupare uno spazio nella relazione d’aiuto, ma può altresì rafforzare l’identità professionale degli operatori. Bruno Humbeeck (Université Mons-Belgio) orienterà la riflessione sull’importanza di saper riconoscere la differenza fra umorismo e derisione che significa saper distinguere le azioni che producono legami, inclusive da quelle che separano ed escludono.

 

La libertà, una difficile conquista

PIACENZA La libertà, una difficile conquista La lezione a Piacenza di Philippe Meirieu , pedagogista francese noto anche fuori dal suo Paese, che basa il suo pensiero sull’idea che tutti sono educabili, nessuno escluso. Per questo abbiamo pensato di proporre un incontro sul tema dell’autonomia, che possa servire agli educatori, agli insegnati e ai genitori, coinvolgendo una delle voci più autorevoli e interessanti in materia: il professor Philippe Meirieu». Philippe Meirieu è un pedagogista francese molto noto anche fuori dal suo Paese. A Piacenza martedì 27 febbraio Meirieu parlerà soprattutto dell’educazione alla libertà, uno dei temi del suo libro appena pubblicato in Italia ( Pedagogia. La formazione alla libertà, secondo Meirieu, è un lavoro complesso di cui deve farsi carico l’educatore per aiutare il ragazzo a sentirsi responsabile delle proprie azioni. Passare dall’autorità dogmatica all’ “autorità che autorizza”: ecco la sfida che Meirieu lancia agli educatori di oggi. Una sfida difficile, ma a cui non ci si può sottrarre, in nome dei doveri che abbiamo nei confronti delle future generazioni.

 

A Samo, per fare teatro e pedagogia

Brescia A Samo, per fare teatro e pedagogia È la storia del'educatorel 25enne Michele Senici, che nel campo profughi dell’isola greca ha avviato un progetto che usa il teatro come strumento funzionale ad interventi di pedagogia d’emergenza. L’esperienza di Michele Senici , laureato a pieni voti in Scienze dell’educazione alla Cattolica di Brescia, è una storia d’eccezione svolta in un contesto - quello del campo profughi dell’isola di Samo, situata ad un km dalle coste della Turchia - che per molti è sinonimo di quotidianità. Un’area in cui confluiscono bambini, ragazzi, uomini, donne e famiglie nati e cresciuti nel mezzo della guerra, con alle spalle un bagaglio di dolore, traumi e perdite. Vi rimane un mese, durante il quale lavora alla scuola Mazi, che in greco significa insieme , e il cui nome racconta di quella condivisione che ne anima l’intera attività. Una storia esemplare che ha il suo inizio in Italia, dove Michele lavora da anni come educatore professionale e ha fondato il marchio Pro Teatro . Tornerò» racconta Michele, all’indomani dalla discussione della sua tesi di laurea in cui racconta modalità ed esiti del progetto. Nel frattempo, per conoscere la sua storia e sostenere le iniziative della Onlus, è possibile mettersi in contatto con lui e Pro Teatro tramite i social network Facebook e Instagram.

 

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