Al via la chirurgia del diabete in ventuno ospedali italiani. A Roma partecipa allo studio il Policlinico universitario “Agostino Gemelli”, uno dei centri più qualificati e con la maggiore esperienza maturata nella nuova e promettente branca chirurgica. È la rivoluzione nel trattamento della malattia, finora considerata inguaribile: guarire, invece, è possibile, con un intervento chirurgico. All’inizio del mese di ottobre parte il primo studio multicentrico al mondo con un protocollo messo a punto da due figure di riferimento a livello internazionale in ambito chirurgico e di diabetologia, il professor Nicola Scopinaro, padre mondiale della chirurgia bariatrica, Presidente Onorario IFSO, International Federation for the Surgery of Obesity, Presidente Onorario SICOB, Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche, Membro Onorario dell’American College of Surgeons e Ordinario di Chirurgia Generale all’Università di Genova, ed il professor Ele Ferrannini,  Ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa, Past President della EASD, Società Europea di Diabetologia.

Guarire è possibile: basta insulina e farmaci

«Scopo del protocollo multicentrico proposto è dimostrare in via definitiva all’Italia e al mondo l’enorme superiorità della terapia chirurgica su quella medica in un grande numero di diabetici, sia obesi che non” – annuncia il professor Scopinaro – “ma anche di cominciare a guarire pazienti in tutto il Paese. Dal giorno successivo all’intervento, infatti, il “post-diabetico”, una figura che non era mai esistita prima d’ora, non deve più sottoporsi alle iniezioni di insulina né assumere alcun farmaco. Tutti i valori, infatti, a partire dal livello di glicemia, ritornano in breve alla normalità. E si evitano le gravi complicazioni cardiovascolari, renali, oculistiche, oltre alle possibili amputazioni degli arti inferiori».

«Uno studio delle Università di Genova e di Milano, pubblicato a luglio 2009 su Cardiovascular Diabetology – aggiunge il professor Antonio Pontiroli, diabetologo e Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Milano – conferma la superiorità della chirurgia bariatrica rispetto alle diete nella perdita di peso, nella guarigione da diabete e sindrome metabolica e nella diminuzione del rischio cardiovascolare».

Presso il Policlinico Gemelli da oltre venti anni è attivo il centro di Chirurgia dell’obesità. «L’attività si è particolarmente rivolta allo studio della risoluzione del diabete di tipo 2 nei pazienti obesi dopo interventi di chirurgia bariatrica – spiega il professor Marco Castagneto, direttore del Dipartimento di scienze chirurgiche del Gemelli che con il prof. Giuseppe Nanni, entrambi Soci fondatori SICOB, sono i referenti dello studio -». L’efficacia di tale chirurgia nella risoluzione del diabete di tipo 2 ha stimolato approfondimenti sui meccanismi d’azione responsabili del successo di tali interventi chirurgici, e ha portato all’applicazione di tale chirurgia anche in pazienti diabetici non obesi, in soprappeso, o affetti da lieve obesità. «Gli ottimi risultati ottenuti, che ci auguriamo possano essere confermati da questo ampio studio oggi al via – prosegue Castagneto -,  hanno condotto alla instaurazione di collaborazioni nazionali e internazionali, che hanno consentito di effettuare ricerche pubblicate su riviste internazionali prestigiose, sia di chirurgia che di malattie metaboliche 17».

Il protocollo

Lo Studio multicentrico, il primo al mondo, prospettico, randomizzato a due bracci e controllato, sarà coordinato dalla Divisione di Chirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova, diretta dal professor Scopinaro. Nei ventidue centri specializzati selezionati, cento pazienti verranno sottoposti a diversione biliopancreatica e altrettanti a bypass gastrico. Una volta operati, verranno monitorati costantemente per 5 anni. Il loro stato di salute verrà confrontato con quello di altri cento diabetici che, essendo stati assegnati a caso alla tradizionale terapia medica, appartengono di fatto alla stessa popolazione dei pazienti operati. A questi ultimi dopo un anno verrà consentito di scegliere se operarsi oppure proseguire il trattamento farmacologico. Lo studio coinvolgerà, quindi, complessivamente 300 pazienti, e consentirà di valutare con estrema accuratezza il differente effetto della terapia chirurgica contro quella medica. Infine, a ogni paziente operato (dunque 200) verrà affiancato un paziente dello stesso sesso e più simile possibile per età, BMI, durata del diabete e presenza di complicazioni al soggetto operato. Questi ultimi 200 pazienti costituiranno il gruppo di controllo, destinato a essere confrontato con gli operati per tutti i 5 anni dello studio, fornendo dati su mortalità e morbilità a lungo termine nei pazienti medici e in quelli chirurgici.

Ogni Centro eseguirà esclusivamente il tipo di intervento con cui i chirurghi hanno maggiore esperienza e anche la scelta tra l’approccio laparotomico e quello laparoscopico avverrà in quest’ottica. Il criterio di selezione dei malati sarà basato sulla gravità della malattia: potrà sottoporsi all’operazione chi presenta valori di emoglobina glicata (indice di controllo glicemico degli ultimi 3 mesi) superiori all’8%, non risponde bene alle terapie mediche tradizionali, ha un indice di massa corporea tra 30 e 35, un’età compresa tra 35 e 70 anni, è malato da oltre 5 anni e presenta comorbidità significative (come ipertensione, dislipidemia, ridotta funzionalità renale, neuropatia, retinopatia).