Un cantiere-scuola estivo per archeologi in erba: un’occasione vera per fare pratica sul campo ma anche collaborare a riportare alla luce un villaggio medievale. È stato promosso per il quarto anno consecutivo dalla cattedra di Archeologia medievale della sede milanese nel sito di Trezzo sull’Adda (Mi) per gli studenti di archeologia del corso di laurea in Scienze dei Beni culturali della facoltà di Lettere e filosofia e quelli della scuola di specializzazione in Beni archeologici.

Scavi archeologici a Trezzo d'AddaL’attività didattica e di ricerca è inserita nel progetto Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda: la località è salita alla ribalta europea da quando, negli anni Settanta, furono rinvenute cinque ricchissime tombe di dignitari longobardi, dotati di prestigiosi anelli-sigillo aurei. Tra il 1989 e il 1991 erano seguite altre scoperte di sepolture di rango longobarde ed erano state documentate le fasi altomedievali dell’oratorio di San Martino e della chiesa di Santo Stefano, sorta nei pressi del castello poi del Barbarossa e quindi dei Visconti. Tutti gli studi e gli approfondimenti sugli scavi condotti sono stati raccolti in un volume in via di pubblicazione, curato da Silvia Lusuardi Siena e Caterina Giostra per i tipi di Vita e Pensiero.

I ritrovamenti avevano portato ad avviare uno studio capillare dell’organizzazione ecclesiastica e dell’assetto insediativo di questo importante comparto territoriale fra tarda antichità e medioevo: fonti scritte, cartografia storica e toponomastica avevano permesso un’articolata ricostruzione ‘a tavolino’ dei poli insediativi, a cui in questi anni l’attività sul campo ha restituito in parte visibilità materiale.

Nella prospettiva non di uno scavo isolato, bensì della ricerca di più tessere in grado di ricomporre il “paesaggio medievale” dell’importante centro abduano, nella direzione della più moderna “archeologia globale” sia nei metodi interdisciplinari adottati che nell’ottica delle indagini, sono stati cercati i primi riscontri sul campo (fotointerpretazione aerea, ricognizioni di superficie e prospezioni geofisiche) per la localizzazione del vicus Sallianense, menzionato fin dal secolo IX. Una sfida stimolante, quella dello scavo di un villaggio medievale, circostanza ancora rara nell’archeologia medievale italiana, ma anche ardua a causa della scarsa riconoscibilità dei resti di abitazioni, a lungo realizzate in legno.

Il perno intorno al quale far ruotare la ricerca è stato lo scavo della chiesa del villaggio, dedicata a San Michele (una intitolazione cara ai Longobardi), oggetto delle quattro campagne finora svolte. Nell’area dedicata al culto - attualmente un campo agricolo privo di evidenze sopra terra - sono state riportate alla luce porzioni dei perimetrali di una chiesa orientata a est, pertinenti a più fasi costruttive. Al suo interno, una monumentale tomba in muratura, ormai svuotata, deve essere stata l’ultima dimora del committente dell’edificio. L’area circostante, occupata dal cimitero, ha visto la sovrapposizione di più fasi di deposizioni, sia in semplice fossa che in struttura muraria con copertura a lastre. Una tomba in particolare ha restituito, reimpiegata sul fondo, una tegola con il marchio ‘SENOALD’, databile su base epigrafica all’VIII-IX secolo, indizio non solo di una fase costruttiva altomedievale della chiesa, ma anche di una committenza elevata (probabilmente di origine germanica), in grado di produrre allo scopo un’apposita partita di materiale laterizio.

I 130 inumati finora riportati alla luce costituiscono un significativo campione per lo studio antropologico, da cui si attendono informazioni su stili di vita, regimi alimentari e attività lavorative svolte dalla popolazione, utili a ricostruire la fisionomia sociale della consistente comunità locale.

Poco più a est, un secondo ambiente absidato – questa volta rivolto a nord – lascia supporre un’articolazione del complesso cultuale decisamente insolita per l’ambito rurale. Altre occasioni per recuperare tessere del complesso mosaico insediativo derivano dalla presenza sul territorio dell’équipe di lavoro, a fianco della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia nella tutela delle aree d’interesse archeologico minacciate dall’espansione urbanistica.