Tutti i grandi sono stati bambini. Che oggi pagano il prezzo più alto. Tra solitudini e paure, dispersi nel mondo, a rischio perenne, oggi bisogna farli sorridere. E non solo nella loro Giornata. 

Sabato 21. I bambini italiani si alternano, fra scuola in presenza e aule domestiche: tra contagi indiretti e contatti ravvicinati, l’intermittenza educativa contagia la scuola del futuro. I bambini africani hanno fame, e non hanno mai smesso: dall’insicurezza alimentare, passando per l’emergenza umanitaria, si arriva alla carestia. I bambini più grandi sono a dura prova: negli anni delle emozioni quella più costante ora è l’instabilità. La pandemia minaccia i diritti dei fragili, ed è tutto fluido nell’Autunno del nostro scontento. 

Domenica 22. Era un bambino di 3 anni, John Fitzgerald Kennedy Jr., quando per l’ultima volta salutò suo padre, che oggi salutiamo tutti. La prossima frontiera dell’Italia è il Natale più strano degli ultimi decenni, i bambini aspettano i doni, scuola compresa. They have a dream. E continuano a nascere, anche sotto le bombe: a Khost i neonati cresceranno in fretta, e la prima cosa che vedranno sarà una guerra. Negli ospedali occidentali i bambini raggiunti da Sars-CoV-2 non sono molti e clinicamente non gravi. Così possono continuare a guardare il Sole, anche nel giorno della Musica, che remota non è mai. 

Lunedì 23. Il primo passo: Anthony Blinken è il nuovo Secretary of State, gli affari esteri cambiano direzione, la democrazia americana si rilancia nel mondo. In Italia si attende e si teme il Natale, quest’anno senza neve, forse senza viaggi, sicuramente senza libere notti, si spera senza curve in ascesa. Probabilmente senza recite a scuola: il G20 lo ha ricordato, l’istruzione combatte le disuguaglianze, ma i ragazzi a scuola devono andare e forse è ancora presto. Intanto, in Europa si pensa a loro: i negoziati su Next Generation EU proseguono con difficoltà, i tempi si allungano, i Paesi discordano. Ma i bambini sono davvero importanti per tutti? 

Martedì 24. Transition to begin: nella notte europea New York Times dà la notizia: Donald Trump cede, ma non concede, e autorizza il passaggio di consegne, “in the best interest of our country”. Il nuovo Presidente avrà forse un vaccino, forse prima di Natale. Ma mentre si aspettano i dati è bene farlo a casa. Il Natale senza neve rattrista gli italiani: sarà un inverno di sacrifici, in proporzione, e l’Europa è unita per evitare la terza ondata. Non ha potuto evitare nemmeno le onde, l’Honduras: tra pandemia e tempeste tropicali un milione di vittime, più di un milione di bambini in America centrale. L’ennesima catastrofe, senza proporzioni. 

Mercoledì 25. Per tutte le Donne del mondo: una Giornata per conoscere e per educare: le bambine e i bambini crescono insieme, dagli adulti dipende la Cultura che li accompagna. Dagli adulti dipende anche la loro Scuola: si moltiplicano gli appelli, per riaprire, per recuperare, per evitare che la pandemia educativa abbia effetti di non ritorno. Dagli adulti dipende il futuro: giorni decisivi per Next Generation EU, il patto dei bambini di oggi per lavorare, progredire e vivere domani. E per giocare di nuovo con le palle di neve, anche se quest’anno non si può. 

Giovedì 26. Thanksgiving. La Germania ringrazia il lockdown e lo prolunga: contagi stabili, quindi si continua fino a Natale. I ragazzi italiani ringraziano la didattica integrata: le scuole sono aperte nel cloud, mentre gli adulti negoziano per riaprirle realmente. Harris e Biden ringraziano gli elettori: più di 80 milioni, mai nessuno come loro. Le premesse sono solide, il futuro è governo. Donald Trump grazia (e ringrazia): per ora concede solo clemenza, il primo passo verso la concessione finale. 

Venerdì 27. Tutti i bambini del mondo vogliono tornare a scuola, quelli che le hanno e quelli che debbono inventarle. L’educazione salverà il mondo, il mondo sta per rinascere. E, come scrisse Paul Valéry “Tutto inizia con un’interruzione”. Anche un Bambino