Federdistribuzione, associazione espressione della Distribuzione moderna organizzata (Dmo) in Italia, ha presentato il 27 novembre al Senato il primo Bilancio di sostenibilità di settore, realizzato con la collaborazione di Altis, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Per Federdistribuzione e per le sue imprese associate, che rappresentano il 66% della Dmo, il tema della sostenibilità e della Responsabilità sociale d’impresa è centrale per lo sviluppo della società. È la prima volta in Italia che le imprese di un settore mettono a disposizione le proprie conoscenze e iniziative per partecipare a un progetto collettivo, per il quale c’è la convinzione che la presentazione di un quadro complessivo produca un valore superiore alla somma delle esperienze dei singoli.
Il Bilancio di Sostenibilità pone in evidenza le attività intraprese dalle aziende nei principali ambiti nei quali si esercita la responsabilità sociale: clienti, collaboratori, fornitori, ambiente, comunità, Corporate governante, comunicazione istituzionale e certificazioni volontarie.
«Il Paese sta attraversando un momento molto complicato dal punto di vista economico e sociale - ha affermato Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione - e la dinamica negativa dei consumi ne riflette tutta la criticità, toccando anche beni di prima necessità, come gli alimentari, calati in termini quantitativi del 12% dal 2007 a oggi. In questo quadro la Dmo ha continuato a tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, offrendo, con regolarità, convenienza ai consumatori, sia nel comparto alimentare che in quello non alimentare. Un’operazione che non è stata indolore, anche a causa della costante crescita dei costi: la redditività del settore ha continuato a ridimensionarsi, fino a ridursi nel 2010 (ultimi dati disponibili dai bilanci), nel suo indicatore di utile netto, a meno dell’1% del fatturato».
«Con la realizzazione di questo documento - ha affermato il direttore di Altis Mario Molteni - il settore della Dmo si pone in Italia tra i comparti trainanti in tema di sostenibilità e di Responsabilità sociale d’impresa. È un segnale importante per il Paese, perché la Dmo è in grado di influenzare profondamente le filiere a monte e costituisce il punto privilegiato di dialogo tra imprese e consumatori».
Per definire lo stato dell’arte della sostenibilità, le aziende associate a Federdistribuzione hanno risposto a un questionario che ha riguardato: le relazioni con i principali portatori di interesse (clienti, collaboratori, fornitori, ambiente, comunità); la corporate governance; le attività di comunicazione istituzionale; le certificazioni volontarie in ambito di qualità, ambiente, salute e sicurezza, etica. Altis ha chiesto inoltre alle aziende di presentare le loro best practices in tema di sostenibilità.
«Ne è emerso il quadro di un comparto già attivamente impegnato su questi temi, fatto da imprese coscienti del ruolo giocato a livello locale così come a livello nazionale – ha proseguito Molteni -. Il panorama è ovviamente composito, ma i tratti comuni non mancano. Oltre al rispetto delle leggi e alla coscienza fiscale, aree per le quali la Dmo certamente costituisce un punto di riferimento in Italia, ci sono altri punti di forza che val la pena sottolineare: la tutela del potere d’acquisto del consumatore, la sicurezza dei prodotti offerti, l’investimento nel capitale umano, la tutela dell’ambiente, l’orientamento all’innovazione del punto vendita, l’influsso sulla filiera».
«Abbiamo poi notato che sono aziende che hanno finora raccontato poco il loro impegno socio-ambientale- conclude il direttore Altis -. Potremmo dire: “aziende più del fare che del comunicare”, aziende che hanno spesso saputo anticipare i tempi e i cambiamenti della società, innovando nei punti vendita, negli assortimenti, nei servizi».