Per tre giorni, dal 3 al 5 ottobre, le suggestive rovine della ghiacciaia dell’aula Bontadini di largo Gemelli si sono trasformate nel palazzo del Faraone Teoclimeno per la messinscena dell’Elena di Euripide. Attori protagonisti gli ex studenti del Laboratorio di Drammaturgia antica, del corso di alta formazione Teatro antico in scena e professionisti dell’Associazione Kerkis. Teatro Antico In Scena, sotto la direzione artistica di Christian Poggioni e quella scientifica di Elisabetta Matelli.
Sul sottile limite tra tragedia e commedia, Euripide mette in atto una trama avvincente: l’incontro casuale tra Elena, che in Egitto resiste alle lusinghe amorose del re Faraone, figlio di Proteo (ormai defunto), e il naufrago Menelao, di ritorno da Troia, convinto di ritrovare la consorte dopo dieci anni di guerra. Con uno straordinario gioco di incalzanti e divertenti equivoci, Euripide affronta, attraverso il non facile riconoscimento di Menelao e della “vera” Elena, una delle questioni cognitive che impegnavano i filosofi del suo tempo e che rappresenta una ricerca ancora aperta ai nostri tempi: l’illusione delle conoscenze, il facile inganno dei sensi, la sottile distanza tra apparenza e realtà, l’importanza dei testimoni per distinguere queste due, l’idea che la verità sia in mano solo agli dèi e accessibile solo ai suoi veri interpreti.
L’inganno che Elena e Menelao ordiscono per riuscire a fuggire dall’Egitto e da Teoclimeno, con una nave ben equipaggiata dal Faraone, anticipa temi romanzeschi, ma soprattutto permette a Euripide di mettere in gioco, in modo provocante, anche l’idea del “teatro nel teatro”. La rappresentazione teatrale non è infatti il luogo per eccellenza in cui s’intersecano - sia come tragedia sia come commedia - il potere dell’illusione e l’ambigua distanza tra verità e apparenza?