«Cercare nell’economia il volto di Cristo». E ricordare che la realtà «è sempre un bene, anche nei momenti di crisi». Con queste parole, monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, ha introdotto il senso dell’annuale convegno della Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontefice, dal titolo “Istituzioni, società e mercati: verso nuovi equilibri internazionali?”. Due giorni di incontri, dibattiti e riflessioni sul tema della globalizzazione, delle politiche economiche internazionali e della Dottrina sociale della Chiesa, a cui hanno partecipato docenti ed esperti di economia, ma anche cardinali e teologi da tutto il mondo. «Un’occasione di confronto - per il presidente della Fondazione, Domingo Sugranyes Bickel - sulla situazione attuale, per riflettere sulle conseguenze che le scelte economiche internazionali hanno sulla persona, la sua famiglia e sull’equilibrio della società intera».
Un primo aiuto a leggere attentamente il periodo che stiamo attraversando è arrivato dalla relazione di Alberto Quadrio Curzio, docente emerito di Economia politica e presidente del comitato scientifico della Centesimus Annus, che ha dedicato il suo intervento ai cambiamenti che il processo di globalizzazione porta con sé. «Siamo entrati nel quinto anno di crisi dell’economia dei Paesi sviluppati senza riuscire a reimpostare una strategia durevole per uscirne», ha detto l’economista. È evidente quindi che «con il solo rigore non si crea sviluppo». Ripartire si può, ma solo grazie a «un nuovo slancio europeista, ancorato al liberalismo sociale e basato su sussidiarietà e solidarietà».
Venerdì pomeriggio, poi, un momento di dialogo tra gli oltre 140 partecipanti. Imprenditori, dirigenti e bancari raccontano le loro storie, la testimonianza di chi sperimenta la crisi economica tutti giorni e cerca respiro nell’insegnamento della Chiesa. Parlano di un’amicizia - nel mondo del lavoro - che non si ripiega sul proprio egoismo, ma è in grado di fare rete, per affrontare le sfide del nostro tempo. «Ora, più che mai, i cristiani sono chiamati a far sentire la loro voce e operare con umiltà e determinazione», è stato l’incoraggiamento di Massimo Gattamelata, segretario generale della Fondazione. «E non c’è da temere: in questa missione, ci accompagna come un faro la Dottrina sociale della Chiesa».
A ribadirlo anche il cardinale Angelo Scola che ha tenuto una Lectio Magistralis, dal titolo: “Crescita economica, sviluppo umano e valori spirituali”. Un intervento che ruota intorno all’Enciclica Caritas in Veritate. E parla del desiderio dell’uomo: «I modelli economici più affermati non hanno mantenuto le loro promesse. In questi anni drammatici non sono mancati gli appelli a un inversione di rotta, eppure mi sembra che una presa di coscienza culturale del passaggio che stiamo attraversando fatichi ancora a prodursi. Non si può dire che l’Enciclica del Papa non sia stata letta, ma di certo non è stata compresa nei suoi aspetti più innovativi». Ciò che manca, secondo l’arcivescovo di Milano, è una coscienza profonda del concetto di lavoro, che è «inevitabilmente collegato all’uomo nelle sue relazioni, ai suoi bisogni più profondi, al suo rapporto con Dio». Le istituzioni politiche «a tutti i livelli» non possono prescindere da questo. «A loro - ha ricordato Scola - il compito di fornire, allo stesso tempo, soluzioni immediate e azioni di medio e lungo periodo. E valorizzare, attraverso il principio di sussidiarietà, il protagonismo tipico della società civile». Ripartire dall’uomo, quindi. «Non è la strada di un ritorno impossibile al passato, ma quella dell’improcrastinabile rinnovamento della politica e dell’economia».
INTERVENTO DEL CARDINALE ANGELO SCOLA ( KB)
DICHIARAZIONE DI ALBERTO QUADRIO CURZIO ( KB)