Che i social network avrebbero cambiato la nostra vita a colpi di concessioni di privacy, lo si sapeva. Come anche il ruolo del giornalismo, sempre più social e citizen, due termini che introducono cittadini e attori non professionali nel processo di newsmaking. Una moltiplicazione delle fonti che presuppone una verifica delle notizie così dette “non mediate”. Tra i più usati c’è sicuramente Twitter, con i suoi cinguettii da 140 caratteri, il servizio di microblogging è irresistibile. Lo sanno bene gli operatori finanziari e le banche centrali che lo utilizzano come strumento informativo e di controllo, tanto da influenzare i mercati. E anche la politica si trova coinvolta, scoprendo uno strumento di democrazia allargata. L’attualità dell’argomento ha attratto il 3 maggio molti studenti nell’aula magna della Cattolica di Milano, ma anche molti altri spettatori in diretta via Twitter. Hashtag della giornata, ovvero parola chiave da utilizzare sul social network (riconoscibile dal "cancelletto" che la precede), #spread 140 che è anche il titolo del convegno organizzato da Paola Fandella, responsabile del corso di laurea in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, a cui hanno partecipato molti esperti del settore e professionisti. Molto originali le regole del dibattito, fissate in interventi da 140 secondi in onore dei 140 caratteri, il limite massimo di battute concesso da Twitter per ogni singolo tweet.
«Verificare le fonti è difficile. A volte si hanno notizie parziali ed esasperate. Nel dubbio bisogna confrontarsi con i propri contatti autorevoli, prima di twittare una notizia importante tanto da influenzare i mercati» ricorda Fabrizio Goria parlando della falsa corsa a ritirare i risparmi dalla Swed Bank, una bufala amplificata da Twitter. Per Mario Seminerio, l’utente dei social network non disponendo di un’informazione mediata tende a reagire in maniera eccessiva, «quando non sono certo di una notizia cerco di sdrammatizzarla attenuandone l’impatto». L’informazione sta cambiando ed è evidente, a porre l’attenzione sulle nuove problematicità è il vicedirettore del Corriere della Sera Daniele Manca: «Il rischio è dare al bit informativo più importanza della realtà stessa. Il giornalista deve trovare informazioni e contestualizzarle. Altrimenti si fa il megafono come chiunque. E tanti megafoni fanno solo rumore, non informazione».
Uno strumento così rapido come Twitter è in grado di influenzare i mercati, una spiegazione la dà il blogger Federico Castoldi: «La maggior parte degli operatori guardano Twitter, gli umori che percepiscono in rete possono riflettersi nelle operazioni di trading». Una conferma che arriva anche da Gustavo Baratta, responsabile trading di Banca IMI: «Le banche centrali utilizzano i social media come cassa di risonanza. Ad esempio la Bce cerca conferme anche su Twitter degli acquisti di titoli di stato italiani e spagnoli, da parte degli operatori sui mercati secondari». Intanto on line, l’attivissimo @DanieleKeshk twitta «Le Banche Centrali su Twitter? Dio ce ne scampi».
Oltre la finanza anche la politica subisce il fascino dei 140 caratteri, il parlamentare Andrea Sarubbi dichiara: «Il cittadino deve sapere cosa avviene all’interno del parlamento, ad esempio un commento interessante non registrato da nessun microfono o detto lontano dalle telecamere. Certo la riservatezza è importante su tematiche sensibili. Ma il concetto di disponibilità a rispondere e farsi interrogare è un segnale di vicinanza». L’onorevole ha grande fiducia nei social media, soprattutto nell’avvicinare i cittadini alla vita politica fino a dargli un ruolo attivo nelle decisioni grazie ai loro twitt, com’è successo per il respingimento dell’emendamento che prevedeva la tassazione per le borse di studio superiori a 11.500 euro. Sulla stessa linea il collega Antonio Palmieri: «I nuovi strumenti accorciano le distanze. Basta pensare al contributo dei cittadini per migliorare una proposta di legge». «Senza considerare – aggiunge Claudio Borghi - il coinvolgimento via web chiesto dal governo Monti per evidenziare gli sprechi nella pubblica amministrazione».
Anche un utilizzo passivo di Twitter ha i suoi vantaggi, Raffaele Cirullo: «Si lavora molto sull’ascolto. Analizziamo i sentimenti e vediamo cosa pensa la gente. Per tarare al meglio l’offerta commerciale di Enel». Anche Banca Mediolanum pone notevole attenzione sui social media, per Oscar De Montigny: «Mediolanum ha abbracciato il digitale, cerchiamo di anticipare i tempi ed essere i precursori, ponendo particolare attenzione alla privacy, il punto debole del web».