Sergio Benedetto, docente di Telecomunicazioni al Politecnico di Torino, ha una lunga esperienza internazionale di gestione e valutazione. Oggi è componente del Consiglio Direttivo dell’Anvur e coordinatore della Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 (Vqr). Gli abbiamo posto alcune domande in vista del processo di valutazione che sta interessando tutti gli atenei italiani. Una prima questione da chiarire sono i criteri adottati nel caso delle materie che non si prestano a un calcolo bibliometrico. «L’unico criterio per questo tipo di discipline è la revisione “peer”, che si avvale del parere di almeno due persone scelte dal Gruppo di esperti della valutazione (Gev) dell’area in questione in una rosa di 13 mila revisori.
L’altro nodo cruciale è quello dell’abilitazione scientifica nazionale. Quali sono i principali parametri e i criteri a cui si fa riferimento? Per l’abilitazione a professore di prima fascia, i criteri per le pubblicazioni presentate dal candidato, sono la coerenza con le tematiche del settore concorsuale o con tematiche interdisciplinari ad esso pertinenti; l’apporto individuale nei lavori in collaborazione; la qualità della produzione scientifica; la collocazione editoriale dei prodotti scientifici. I parametri invece sono: numero e tipo delle pubblicazioni presentate e loro distribuzione sotto il profilo temporale, con particolare riferimento ai cinque anni consecutivi precedenti; impatto delle pubblicazioni all'interno del settore concorsuale.
E per quanto attiene ai titoli del candidato? Criteri e parametri sono: impatto della produzione scientifica complessiva valutata mediante gli indicatori di cui all'articolo 6 e agli allegati A e B del Dm 76; responsabilità scientifica per progetti di ricerca internazionali e nazionali; direzione di riviste, collane editoriali, enciclopedie e trattati di riconosciuto prestigio; partecipazione a comitati editoriali di riviste, collane editoriali, enciclopedie e trattati di riconosciuto prestigio; attribuzione di incarichi di insegnamento o di ricerca (fellowship) ufficiale presso atenei e istituti di ricerca, esteri e internazionali, di alta qualificazione; direzione di enti o istituti di ricerca di alta qualificazione internazionale; partecipazione ad accademie aventi prestigio nel settore; conseguimento di premi e riconoscimenti per l'attività scientifica; nei settori concorsuali in cui è appropriato, risultati ottenuti nel trasferimento tecnologico; possesso di altri titoli, predeterminati dalla commissione.
Cosa possiamo dire sulla valutazione delle pubblicazioni scientifiche presentate dai candidati? Ai sensi dell'articolo 7, comma 1, e dell'allegato C, la commissione si attiene ai seguenti parametri: a) numero e tipo delle pubblicazioni presentate e loro distribuzione sotto il profilo temporale, con particolare riferimento ai cinque anni consecutivi precedenti la data di pubblicazione del decreto di cui all'articolo 3, comma I, del Regolamento.
Come vengono formate le commissioni giudicatrici? Si possono conoscere i membri delle commissioni prima dei termini di partecipazione? Per ogni settore concorsuale i cinque commissari sono scelti nel modo seguente: i quattro italiani sono sorteggiati all’interno dei candidati che hanno fatto domanda per quel settore e che sono stati riconosciuti idonei dall’Anvur, mentre il commissario “straniero” è sorteggiato all’interno di una rosa di quattro nomi selezionati dall’Anvur con gli stessi criteri utilizzati per i candidati nazionali.
Se si hanno più titoli di varia natura, quelli inerenti un determinato settore ai fini del calcolo delle mediane vengono individuati ed estrapolati dalla commissione tra tutta la bibliografia del candidato (oltre al numero fisso di titoli da presentare come da bando)? No, il calcolo delle mediane riguarda soltanto i tre indicatori definiti dalle Appendici A e B del Dm 76, e questi indicatori fanno riferimento unicamente alla produzione scientifica e a requisiti di diffusione della stessa all’interno della comunità scientifica di riferimento.
I progetti o gruppi di ricerca avevano valore solo per scegliere i commissari oppure lo hanno anche per i candidati docenti? Per la scelta dei commissari si utilizzano soltanto le mediane degli indicatori di cui alle appendici A e B del Dm 76. Progetti e/o gruppi di ricerca non costituiscono elementi di valutazione. Fanno parte invece dei criteri con i quali saranno valutati i candidati all’abilitazione.
In caso di accorpamento di settori disciplinari significa che sono favoriti coloro che presentano titoli inerenti i vari settori o conta solo il proprio campo di specializzazione? All’interno di un settore concorsuale i titoli scientifici sono considerati senza alcun riferimento specifico al settore scientifico-disciplinare. Fanno eccezione quei Ssd per i quali gli indicatori e le relative mediane sono stati scorporati da quelli del settore concorsuale nel suo insieme per le proprie peculiarità pubblicistiche.
Siamo nell’epoca in cui il libro si sta smaterializzando. Le edizioni digitali e quelle cartacee hanno lo stesso valore? Non si fa alcuna distinzione fra pubblicazioni in forma cartacea o elettronica: entrambe hanno la stessa dignità e validità purché soddisfino ai requisiti del Dm 76.
Ci si sta orientando verso una valutazione dell’editore? E se sì, secondo quali criteri? No, nella maniera più assoluta. L’Anvur intende unicamente avviare, con la collaborazione degli editori stessi, che hanno dichiarato attraverso l’AIE la loro disponibilità, una ricognizione delle varie collane editoriali, al fine di individuarne le caratteristiche principali, quali le regole per l’accettazione e pubblicazione, la presenza di un comitato editoriale, la trasparenza nel suo modo di operare, ecc.
Il secondo passo dell’Anvur sarà la valutazione della didattica? Si sono già delineati i criteri di valutazione? Uno dei tre pilastri dell’azione dell’Anvur, oltre alla Vqr e agli adempimenti per l’abilitazione nazionale, è costituita dall’Ava (Accreditamento, Valutazione e Autovalutazione degli atenei e dei corsi di studio). Uno degli elementi dell’Ava riguarda anche la valutazione della didattica mediante il giudizio degli studenti e l’avvio di una sperimentazione sugli esiti degli apprendimenti.
Anche i dottori di ricerca saranno valutati in futuro? L’archivio che conserva tutti i dati dei dottorandi e le loro pubblicazioni è già attivo? Saranno valutati anche i cultori della materia? Il decreto attuativo della legge 240 sul dottorato di ricerca non è ancora stato approvato. Risulta essere in fase di revisione per la presentazione al Consiglio di Stato e successiva approvazione. Si può ipotizzare che le procedure di valutazione dei corsi di dottorato possano essere avviate a partire dal prossimo anno accademico. L’archivio non è ancora attivo, così come non è attiva l’anagrafe nazionale dei prodotti di ricerca istituita con una legge del 2009 e mai costituita. Tale anagrafe costituirebbe uno strumento essenziale per l’attività di valutazione dell’Anvur, che ha chiesto al ministero, a pochi giorni dall’insediamento del Consiglio direttivo, di predisporre gli atti amministrativi finalizzati ad una rapida attuazione dell’anagrafe stessa. I cultori della materia potranno entrare, sia pure in maniera indiretta, nella valutazione Ava.
Da cosa nascono le critiche a questo sistema di valutazione, nato per dare spazio al merito? La Vqr e le procedure di abilitazione costituiscono una vera e propria rivoluzione per l’accademia italiana. Per la prima volta i professori ordinari vengono sottoposti a una valutazione per poter far parte di commissioni di concorso e abilitazione, secondo il sacrosanto principio che il valutatore deve possedere almeno i requisiti di competenza e produttività scientifica dei valutati. Non si poteva pensare che tale meccanismo fosse indenne da critiche, che sono di due tipi. Quelle costruttive di chi crede nel principio della valutazione e punta a renderlo migliore e più efficace, e quelle di chi approfitta delle invitabili incertezze e difficoltà iniziali per tentare di affossare la valutazione e ritornare al passato. È opportuno notare che, insieme alle voci critiche che trovano spazio anche sui quotidiani nazionali, l’Anvur riceve un incoraggiamento costante dai molti colleghi e, soprattutto, giovani ricercatori che hanno, come unica speranza di vedere riconosciuti i loro meriti, il consolidamento di meccanismi di valutazione.
Che messaggio dare ai docenti o agli aspiranti tali sul futuro dell’università e della ricerca? Il principale obiettivo dell’Anvur è di ricostituire, all’interno della comunità scientifica nazionale, la fiducia nel riconoscimento del merito, sia scientifico che didattico e di impegno nell’istituzione. Ad appena 17 mesi dalla sua istituzione, l’Anvur ha avviato il più cospicuo esercizio di valutazione della ricerca mai tentato nel nostro paese, coinvolgendo 450 esperti e 13.000 revisori nelle 14 aree disciplinari Cun, la Vqr. Il processo è in pieno svolgimento, con una collaborazione proficua tra Anvur, comunità scientifica, atenei, ed esperti e revisori; posto le basi per un processo di accreditamento degli atenei e dei corsi di studio incentrato sull’autovalutazione, in linea con il dettato dell’Enqa e con quanto si fa da anni in altri Paesi non solo europei; operato per attuare, in tempi ristrettissimi e ancora con il coinvolgimento della comunità scientifica, le procedure per l’abilitazione nazionale, cui hanno aderito accettando di essere valutati per l’inserimento nelle commissioni oltre 1.500 candidati stranieri.