«Oggi il lettore non è più solo lettore, ma anche autore, produttore di forme culturali che è facile socializzare attraverso la pubblicazione». Sono le parole di Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica generale e Tecnologie dell’istruzione presso l’Università Cattolica e direttore del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione, alla Tecnologia (CREMIT), intervenuto lunedì 3 febbraio al convegno “Media Education: più consapevolezza, più opportunità, più futuro!, organizzato dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina presso la Camera dei Deputati.

«Anche i testi oggi non sono più solo testi, ma forme culturali ibride che sono tutt'uno con la socio-materialità di cui sono fatte le nostre giornate - ha continuato il docente della Cattolica - e che sono reperibili non più solo nei contesti formali (la scuola) ma sempre più spesso nell'informale (i terzi spazi). Questo richiede nuovi alfabeti, nuove competenze. Il problema non è più di trovare spazio per la Media Education nel curricolo (dove? quante ore?), ma di ripensare le discipline e i curricoli sulla base di questi nuovi alfabeti».

Rivoltella ha identificato il problema odierno: «Occorre affermare una frontiera etica dei media, opporre resistenza ai poteri economici forti; i problemi sono la profilazione e i dati, non il controllo degli strumenti». E ha concluso che «educare alla cittadinanza significa mirare alla costruzione del cittadino, che è l’opposto di costruire il consumatore. La scuola e le agenzie educative devono educare alla produzione creativa, contrastando la produzione stereotipata».

Intervenendo al convegno la ministra Lucia Azzolina ha dichiarato: «I nostri ragazzi hanno in mano strumenti potentissimi, sembra che li sappiano usare, ma hanno bisogno di una bussola. È necessario accompagnare i ragazzi fornendo loro i giusti strumenti e formare cittadini consapevoli e responsabili. E l'educazione ai media è educazione alla cittadinanza».

«La media education è chiamata a educare alla saggezza e all'etica del discorso come Habermas ci ha educato - ha continuato la ministra -. La politica spesso non dà il buon esempio, ma non bisogna perdere il senso di comunità, altrimenti si mette a rischio la convivenza civile».

Tra le esperienze di ricerca presentate al convegno presso la Camera dei deputati, la ricercatrice dell’Università del Molise Livia Petti ha illustrato un progetto per l’ideazione di curricoli verticali (dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado) per lo sviluppo delle competenze mediali, in cui sono coinvolti 14 Istituti comprensivi lombardi e 5 molisani: «Il progetto di ricerca che l'Università Cattolica di Milano, il Cremit e l'Università degli Studi del Molise stanno conducendo sullo sviluppo delle competenze mediali per una cittadinanza critica, consapevole, attiva e responsabile non mira a inserire la media education come un intervento spot a scuola, ma vuole integrarla armonicamente all'iter del curricolo d'Istituto per promuovere nei ragazzi comportamenti dove il senso critico e la responsabilità di fronte al digitale siano sempre presenti».

Andrea Garavaglia, segretario e membro del direttivo della Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale (Sirem) ha commentato: «Le iniziative di formazione e ricerca in Italia sono state realizzate con merito e profitto dal basso per più di vent'anni, anche da molti soci della Sirem. Per sviluppare competenze mediali e promuovere la consapevolezza e la responsabilità di uso dei dispositivi però non basta, è necessaria una forte azione dall'alto». La scuola e le istituzioni educative devono farsi carico di questo bisogno ed è importante che oggi se ne parli nelle sedi ministeriali».