Brachiterapia pulsata e ad alto rateo di dose per la cura dei tumori ginecologici, delle vie biliari e otorinolaringoiatrici, brachiterapia metabolica per la cura di quelli alla tiroide, brachiterapia di contatto per trattare i tumori cutanei e quelli oculari. sono i punti di forza del Reparto di Brachiterapia del Policlinico Universitario “A. Gemelli” dedicato alla cura di diverse neoplasie, rinnovato e potenziato grazie a nuove e sofisticate apparecchiature, che ne fanno uno dei centri di riferimento nazionali. Il centro sarà presentato in occasione del 1st Rome Brachytherapy Meeting promosso dall’Associazione Italiana Radioterapia Oncologica (AIRO), Gruppo di studio Brachiterapia e dalla Società Europea di Radioterapia Oncologica (ESTRO), in programma il 7 maggio 2010, presso il Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma (Aula 616), dalle ore 9.00 - 17.00. Le problematiche relative allo stato attuale, alle prospettive future e alle varie modalità della brachiterapia verranno discusse e condivise nel corso del Meeting scientifico attraverso le esperienze di specialisti di Centri italiani ed europei.
La brachiterapia è una delle più antiche modalità di radioterapia e consiste nel porre le sorgenti radioattive vicino al tumore o addirittura all’interno delle cellule tumorali, garantendo un effetto più devastante sulla neoplasia con il maggior risparmio possibile dei tessuti sani.

Le varie modalità di brachiterapia, di contatto, interstiziale, endocavitaria e metabolica sono tutte praticate nell’Unità Operative di Radioterapia del Policlinico Gemelli, che recentemente ha promosso importanti adeguamenti non solo dal punto di vista strutturale, ma anche con l’acquisizione di nuove apparecchiature come quelle per la brachiterapia pulsata. “Le nostre Unità operative - spiega Vincenzo Valentini, direttore dell’ Unità Operativa di Radioterapia 1 del Policlinico Gemelli e Presidente Eletto dell’ESTRO - è tra i pochi centri in Italia ad avere questo tipo di apparecchiatura e l’unico a disporre di due apparecchi totalmente digitali di ultima generazione. La possibilità di eseguire due trattamenti contemporaneamente permette di trattare un numero doppio di pazienti e quindi di ridurre i tempi della lista di attesa al fine di ottimizzare il timing per l’integrazione con le altre terapie. Le apparecchiature per la brachiterapia pulsata sono dotate di un sistema ‘remote after loading’ che consente una protezione del personale sanitario riducendo al massimo il rischio di irradiazione dello stesso durante la procedura”.
Questo tecnologia può essere utilizzata attraverso l’inserimento di sorgenti radioattive all’interno di neoplasie, brachiterapia interstiziale, o disposte al’interno di cavità naturali quali vagina e utero, brachiterapia endocavitaria. Questa terapia è largamente utilizzata soprattutto nei tumori ginecologici e otorinolaringoiatrici. “Grazie all’affiatamento di un’equipe multidisciplinare che coinvolge anche gli specialisti dell’ Unità Operativa di Ginecologia Oncologica – afferma Valentini - e attraverso l’integrazione tra la brachiterapia, la radioterapia a fasci esterni, la chemioterapia e la chirurgia, il Policlinico Gemelli è divenuto uno dei centri di riferimento per la cura di questi tumori in Italia e in Europa”.

La ristrutturazione ha coinvolto anche tre camere di degenza del reparto di brachiterapia del Gemelli dedicate alla radioterapia metabolica che permette di trattare fino a 10 pazienti a settimana. La radioterapia metabolica è utilizzata in prevalenza per i tumori tiroidei e consiste nella somministrazione di sorgenti radioattive non sigillate per os o endovena che, diffondendosi a livello sistemico, vengono assorbite selettivamente dalle cellule tumorali che subiscono un danno molecolare capace di portarle a morte. Questa terapia viene effettuata dopo l’intervento chirurgico quando sono presenti fattori di rischio o in pazienti con malattia sistemica. La brachiterapia di contatto, invece, è praticata per i tumori cutanei ma anche, attraverso la collaborazione degli Oculisti del Gemelli, per il melanoma oculare. Fino a pochi decenni fa l’asportazione chirurgica del bulbo oculare rappresentava l’unica possibilità terapeutica per tale malattia ma oggi, grazie alla brachiterapia è possibile, per i pazienti che presentano melanomi con particolari caratteristiche cliniche, essere trattati preservando l’occhio affetto e, spesso, anche la funzione, con una sopravvivenza paragonabile a quella dei pazienti sottoposti a enucleazione. Si tratta dell’applicazione in corrispondenza della base del tumore di una placca di Rutenio 106 o di una placca caricata con semi di Iodio 125, a seconda dello spessore del melanoma. La brachiterapia con entrambi gli isotopi, Rutenio e Iodio, è disponibile, in Italia, solo al Policlinico Gemelli.

“Negli anni ’50 - spiega Numa Cellini, direttore dell’Unità Operativa di Radioterapia 2 del Policlinico Gemelli e moderatore del meeting - con la diffusione delle macchine radiogene ad alta energia e con l’uso crescente dei fasci esterni in grado di diffondere più in profondità le radiazioni prodotte, la brachiterapia ha registrato un calo del suo utilizzo dovuto anche alla necessità di maneggiare direttamente, con l’uso di lunghe pinze, le sorgenti radioattive con la conseguente possibilità di esporsi eccessivamente alle radiazioni. La tecnologia, negli ultimi anni, consente di maneggiare a grande distanza tali sorgenti radioattive con grande precisione e assoluta sicurezza. Da qui l’interesse ritrovato per tale modalità terapeutica”.

I lavori del 1st Rome Brachytherapy Meeting saranno introdotti da Paolo Magistrelli, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, Lorenzo Bonomo, direttore del Dipartimento di Bioimmagini e Scienze Radiologiche del Policlinico Gemelli, e da Sergio Gribaudo, radioterapista dell’Azienda Ospedaliera S. Anna di Torino, responsabile del Gruppo di Brachiterapia dell’AIRO.