L'impegno di una città a costruire il proprio futuro sul lavoro. È la sfida che si sono dati il corso di laurea di Economia Aziendale dell'Università Cattolica di Cremona e Partecipolis, gruppo di cremonesi attivo da circa quattro anni sui temi legati allo sviluppo della città (ambiente, povertà, cultura e lavoro). Lo hanno fatto nel corso di un convegno ospitato dalla sede cremonese dell'ateneo il 3 giugno a cui hanno partecipato imprenditori, studenti, rappresentanti degli enti pubblici e di varie associazioni locali. L'obiettivo, infatti, era quello di approfondire la conoscenza degli strumenti disponibili a livello europeo, nazionale e provinciale cremonese per favorire l'inserimento lavorativo dei giovani, ma anche per immaginarne insieme di nuovi e migliori, grazie al confronto tra le esperienze dei partecipanti.

Dopo l'introduzione di uno dei promotori di Partecipolis, Gianluca Galimberti, collaboratore del dipartimento di Matematica e Fisica della sede di Brescia, che ha sollecitato Cremona a dotarsi di una strategia di sviluppo condivisa a medio-lungo termine, basata sui valori della giustizia, dell'inclusione sociale e della responsabilizzazione personale, l'intervento più atteso era quello di Pier Antonio Varesi. Il professore di Diritto del lavoro della facoltà di Economia e Giurisprudenza è infatti da qualche mese il presidente dell'Isfol, l'istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori.

Nel suo intervento dedicato alle «Misure a sostegno dell'occupazione giovanile: strategia nazionale and Youth guarantee» il giuslavorista si è concentrato sui recenti interventi del legislatore italiano che hanno riguardato l'istituto dell'apprendistato. Il fine dichiarato è quello di potenziarne l'utilità come strumento effettivo di transizione dal mondo dello studio e della formazione a quello del lavoro. L'esempio di altri Paesi europei che da più lungo tempo puntano con decisione su questo istituto (su tutti la Germania) mostra che il cammino, anche culturale, che l'Italia deve compiere è ancora lungo. Per accelerarlo, sarà fondamentale la sinergia tra tutti gli enti coinvolti nell'impostare effettivi progetti di apprendistato (scuole, università ed imprese), nonché una decisa semplificazione burocratica.

Albino Gorini, membro del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) e presidente della Fondazione Fisba-Fat, ha sottolineato soprattutto la capacità innovativa dimostrata negli ultimi decenni dal settore agricolo, tradizionale punto di forza dell'economia cremonese, rispetto ai temi della formazione e della tutela dei lavoratori. Nel passarne in rassegna la trasformazione recente, Gorini si è anche riferito al ruolo fondamentale che spetta oggi alla componente straniera della popolazione cremonese, rispetto all'aumento della competitività del settore agricolo.

Il contributo essenziale dei residenti stranieri al benessere economico e sociale della città è stato ribadito anche da Fabio Antoldi, docente di Strategia aziendale alla Facoltà di Economia e Giurisprudenza e condirettore del Centro di ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale (Cersi). I sistemi economico e sociale cremonesi risentono del drammatico invecchiamento della popolazione residente e del costante decremento del numero delle imprese attive in provincia e quindi anche dei posti di lavoro disponibili. Per invertire questa situazione, quattro sono le indicazioni fornite dal relatore: rafforzare la cultura e la libertà d'impresa, stimolare la nascita di aziende innovative a elevato potenziale di crescita, sostenere lo sviluppo delle filiere cremonesi eccellenti (agro-alimentare, Ict, cosmesi e liuteria), promuovendo la ricerca di soluzioni innovative, e favorire l'internazionalizzazione di Cremona, sia in entrata che in uscita.