“The other kids”. Mostra sul progetto di rafforzamento della giustizia minorile in MozambicoVent’anni dopo l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia si torna a discutere di minori, giustizia e sicurezza sociale. L’occasione è fornita dal convegno internazionale di studio promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, su iniziativa di Cristina Castelli, docente di Psicologia dello sviluppo, in collaborazione con il Centro studi e ricerche di Psicologia giuridica e sociale diretto dalla professoressa Marta Bertolino. Dal 1989 tutti i paesi membri dell’Onu hanno ratificato la Convenzione. Tutti tranne due: la Somalia e gli Stati Uniti.

Il trattato è uno strumento giuridico vincolante e detta le norme di base per la tutela dell’infanzia. Sta alle singole nazioni, poi, applicare correttamente i principi e salvaguardare nel modo più ampio possibile i diritti dei bambini. L’Italia lo ha fatto con il dpr 448/88, fiore all’occhiello della legislazione sui minori. Altri paesi non sono così all’avanguardia. «C’è bisogno di un’azione transazionale di allineamento delle politiche a difesa dell’infanzia – dichiara Claudia Mazzucato, docente di Diritto penale alla Cattolica -. Chi non sa proteggere i suoi bambini non sa proteggere l’intera società. La legislazione sui minori è indicatore della qualità dei sistemi giuridici, istituzionali e sociali delle singole nazioni».

Oggi sullo scenario mondiale assistiamo alla contrapposizione di due spinte opposte. Da una parte la comunità internazionale preme per una piena applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite, prospettando una giustizia mite che punti all’educazione del minore piuttosto che alla sua punizione. D’altro canto la domanda di sicurezza, proveniente soprattutto da alcune comunità locali, offre ai legislatori la tentazione di inasprire l’azione giudiziaria verso i minori, che spesso sono gli autori dei crimini di strada, quelli maggiormente percepiti dalla popolazione. Il caso emblematico dei minori Rom in Italia è stato analizzato dall'intervento della pedagogista della Cattolica Milena Santerini

Il tavolo del convegno: da sinistra: Alessandra Aula, mons. SilvanoTomasi, Lorenzo Ornaghi, Iva Zanicchi, Domenico Zambetti e Cristina CastelliIl convegno della Cattolica non si ferma alle celebrazioni e all’analisi della situazione attuale. Dall’aula Pio XI parte un monito a fare di più per ridurre le diseguaglianze nella tutela dei diritti dei bambini. Contestualmente ai dibattiti va avanti l’invito a firmare l’Appello mondiale per una nuova mobilitazione a favore dell’infanzia. Le adesioni, finora 9.000, saranno presentate nel gennaio 2010 alla Commissione dell’Onu che esamina l’applicazione della Convenzione da parte degli Stati membri. L’Appello è sostenuto dal Bureau International Catholique de l’Enfance (Bice) di cui Alessandra Aula è delegato del segretario generale: «Bice si occupa dei diritti dei minori sin dalla sua fondazione, nel 1949. Siamo stati parte attiva nella fase di redazione della Convenzione Onu e oggi, a vent’anni dalla sua approvazione, abbiamo deciso di lanciare una nuova mobilitazione». Il testo da sottoscrivere è il risultato di due anni di studio, condotti in quattro aree diverse del pianeta. «Con esso – continua Aula – ci rivolgiamo agli Stati, alla comunità internazionale, ai media e a tutte le autorità morali e religiose che intervengono nella formazione dei bambini. I principi della Convenzione vanno applicati da tutti, nella vita quotidiana. E non devono mancare le risorse necessarie all’attuazione del trattato. In gioco c’è il rispetto verso i minori».

A corredo del congresso sono state presentate due iniziative: Goal from the corner, con la vendita dei palloni  donati dalla Fondazione Milan, il cui ricavato andrà a diversi progetti internazionali di solidarietà per i minori; la mostra fotografica “The other kids” allestita in via Nirone 15 (nella foto in alto). Gli scatti ripercorrono le tappe del progetto di rafforzamento della giustizia minorile in Mozambico, finanziato dal Ministero degli Esteri italiano. Nei volti dei bambini e nei dettagli degli spazi ricostruiti, le storie di un’infanzia a cui si cerca di donare una speranza.