Quanto sia decisiva agli occhi di Giussani una realtà come l'Università Cattolica emerge da un articolo che scriverà per il quotidiano Avvenire: «L'attesa fondamentale della comunità ecclesiale italiana nei confronti dell'Università Cattolica credo che si possa riassumere così: che l'Università Cattolica sia sempre uno strumento privilegiato nell'orizzonte di quella fondamentale rievangelizzazione del Paese che Giovanni Paolo II ha indicato a tutta la comunità ecclesiale italiana». L'articolo continua: «Se la comunità ecclesiale italiana ha corso il rischio di autoemarginarsi dalla vita del Paese, quasi estraniandosi dalle sue dialettiche e dalle sue lacerazioni, è stato certamente anche per quello che Paolo VI ha più volte chiamato una sorta di "complesso di inferiorità" provocato dalla separazione fra una fede prevalentemente vissuta in modo ritualistico, moralistico o intimistico e una visione culturale e sociale desunta in buona sostanza dalle ideologie prevalenti nel Paese». Per Giussani il magistero del Papa e dei vescovi è «un punto di riferimento culturale e pastorale per superare questa frattura». Alla luce di questo, sottolinea che «l'Università Cattolica è lo strumento principe per la formazione di questa capacità di giudizio, di criteri per un intervento attivo» e che ha fatto bene l'Ateneo a scegliere di riflettere sul nesso tra esperienza e cultura, una questione che «va ben al di là dell'ambito dei soli credenti».



L'attenzione alle categorie usuali degli studenti è una costante dell'insegnamento di Giussani; egli è convinto che occorra fare i conti con la massa di preconcetti, di pregiudizi che costituiscono un ostacolo per la conoscenza e quindi per l'apprendimento. Ciò spiega la crescente cura e il maggior tempo che egli dedicherà col passare degli anni alle premesse di metodo, all'inizio del corso su «Il senso religioso». A contatto con centinaia di studenti ogni anno, Giussani si rende sempre più consapevole dei mutamenti che avvengono nella mentalità dei giovani e del peso ogni volta più invadente dell'opinione pubblica, soprattutto attraverso i mass media.

Nell'ultimo scorcio di attività in Cattolica rimane costante in Giussani l'attenzione per la formazione degli studenti, anche in considerazione del loro scarso livello di preparazione in entrata. Contestualmente, rileva un maggior interesse per la materia da parte degli allievi, segno per lui di un'apertura da valorizzare. Così, di fronte all'alternativa tra commisurare i contenuti dei corsi a tale livello o mutarne l'impostazione generale, Giussani conferma la strada che ha sempre cercato di seguire in venticinque anni di insegnamento in Università Cattolica: il corso di Introduzione alla teologia si dovrebbe caratterizzare per la sua scientificità, che riguarda prima di tutto il metodo. In altre parole, tutto l'impegno del docente dovrebbe consistere nello sforzo di presentare i contenuti della fede dando ragione di essi e mettendoli a confronto con ipotesi esplicative della realtà diverse da quella cristiana.

Ritorna qui una delle preoccupazioni fondamentali di Giussani, la stessa che lo ha fatto decidere per l'insegnamento nella scuola.

L'anno accademico 1990-1991 è l'ultimo in Cattolica per Giussani. A decorrere dal 1° novembre 1992, sarà collocato a riposo per raggiunti limiti di età.

Estratti dal volume di Alberto Savorana, Vita di don Giussani, Rizzoli, Milano 2013, per gentile concessione dell'editore.



      Nel video inserito in questo articolo alcuni interventi di don Giussani in Università Cattolica.

  • Dall'inizio a 0:30 presenzia alla presentazione del libro "Partecipazione attiva all'Eucarestia" di P. J. Cordes in aula Gemelli il 29 magio 1996, per iniziativa del Centro Culturale di Milano. La ripresa è a cura della troupe Rai.
  • Da 0:30 a 1:03 è un servizio dedicato a un incontro con il professor Nikolaus Lobkowicz; nell'anno accademico 1998/99.
  • Da 1:03 alla fine invece si ritorna alla presentazione del volume di Cordes del 1996. Un servizio realizzato da Giancarlo Giojelli.