«Attività economica e socialità dovrebbero sempre andare di pari passo: l’economia dovrebbe sempre essere sociale in quanto strumento al servizio dell’uomo». Parola di Gianluca Faraone, presidente di Libera Terra Mediterraneo, intervenuto il 28 marzo alla Cattolica di Piacenza al seminario “Combattere la mafia con l’economia sociale”, organizzato dal Cespem “Mario Arcelli”, con la partecipazione dei professori Marco Mazzoli e Francesco Timpano.

Il tema è di grande attualità per Piacenza, non solo perché è oggetto di analisi e di studi accademici, ma perché le infiltrazioni della criminalità organizzata anche al Nord sono un dato di fatto. Un’economia sociale che combatte le mafie si basa sulla cooperazione sociale. Le cooperative che gestiscono terre confiscate, cioè un bene come strumento per creare ricchezza sociale, culturale ed economica, garantiscono insieme quasi 5 milioni di fatturato e più di 200 posti di lavoro fissi.

Per dispiegare azioni efficaci contro il rischio di colonizzazione mafiosa, è indispensabile contare su una politica che ascolta e una società civile che segnala e propone: per questo associazioni come Libera e il mondo della cooperazione possono fungere da antenne intelligenti, in grado di intercettare in anticipo i segnali di pericolo. Il progetto delle cooperative di Libera Terra diviene quindi non solo un esempio che ha nobilitato la società siciliana e il sud, ma può essere studiato come modello di sviluppo per l’intero Paese.