Durante l'estate punture di insetti e altri animali che popolano la terra, il mare e l'aria possono rovinare il piacere della vacanza. Ecco i consigli del prof. Alessandro Barelli, responsabile del Centro antiveleni del Policlinico universitario  "A. Gemelli".

A terra: la vipera

Nei luoghi "a rischio" (ambiente rurale al di sotto dei 3000 metri di altezza):

a) indossare un corretto abbigliamento (pedule da montagna, calze, pantaloni lunghi)

b) fare attenzione a dove si mettono le mani senza protezione (ad esempio alla ricerca di funghi). Ricordare che la vipera non attacca ma si difende solo se disturbata da vicino e reagisce primariamente alla presenza dell'uomo con la fuga.

In caso di morso:

a) evitare di applicare il laccio emostatico, la suzione, l'incisione

b) immobilizzare la parte colpita (ad esempio un arto) mediante un bendaggio steccato non compressivo

c) tranquillizzare (in caso di panico può essere utile un blando sedativo per bocca) e mantenere la vittima immobile

d) attivare i soccorsi (118). Il siero antivipera è oggi un farmaco per esclusivo uso intraospedaliero e va praticato solo in casi gravi e sotto stretto controllo medico.

Nell'aria: api, vespe e calabroni

Attenzione alle vespe che pungono anche più di una volta e agli sciami di api. Le punture singole in soggetti non allergici non rappresentano quasi mai un problema (fatta eccezione per la reazione locale che raramente costituisce un problema serio).

Nei  soggetti allergici il rischio aumenta in quanto possono reagire in modo "sproporzionato" anche alla singola puntura con fenomeni potenzialmente pericolosi come la crisi anafilattica. In caso di puntura e alla prima insorgenza di sintomi generalizzati allarmanti (come ad esempio difficoltà respiratorie, gonfiore importante e rapido delle mucose, svenimento, sudorazione profusa) possono essere indicati farmaci come i cortisonici e l'adrenalina per via intramuscolare.

Nel mare: pesci e meduse

I mari della terra ospitano più di 200 specie di pesci velenosi, i più famosi dei quali appartengono alla famiglia degli scorpenidi (il pesce leone, il pesce scorpione e il pesce pietra nei mari caldi e lo scorfano nelle nostre latitudini) e a quella delle razze.

Gli scorpenidi sono caratterizzati dalla presenza di spine dorsali,  pelviche e caudali associate a ghiandole velenifere. Le eccezionali doti di mimetismo di questi pesci, che possono nascondersi nella sabbia e tra le rocce in acque anche molto basse, rendono conto della possibilità di essere punti. Le razze sono dotate, alla base della coda, di un lungo aculeo che reca ghiandole velenifere. Un altro pesce dotato di aculei velenosi è la tracina che ferisce con l'aculeo degli opercoli branchiali e i raggi spinosi della prima pinna dorsale.

L'esperienza di una puntura da aculeo avvelenato non si dimentica facilmente, perché il dolore è lancinante con gonfiore, arrossamento e colorazione bruna della parte colpita.

Dopo aver pulito la ferita, è bene rimuovere manualmente con una pinzetta e con estrema cautela le eventuali spine rimaste infisse, in modo da evitare una loro rottura o un' ulteriore penetrazione. In genere le tossine prodotte dagli animali marini sono termolabili, vale a dire si degradano con il calore; quindi è necessario immergere la parte in acqua alla temperatura piè elevata che la vittima riesce a sopportare (normalmente al di sotto dei 45° C) per un periodo compreso tra 30 e 90 minuti.

Le meduse dei mari italiani non pungono né mordono ma provocano una irritazione della pelle mediante i tentacoli urticanti. La reazione è quindi limitata alla pelle e può essere più o meno estesa. Può essere trattata con presidi locali (pomate, creme) a base di antistaminici e cortisonici. E' importante lavare la parte esposta con acqua salata (l'acqua dolce può provocare la rottura dei nematocisti e una ulteriore esposizione) e rimuovere i nematocisti (invisibili ad occhio nudo) con un qualsiasi oggetto dotato di un lato rettilineo o smusso (spatola, carta di credito).