La credenza che i modelli economici siano perfetti va abbandonata. Come pure l'idea che il libero mercato sia in grado di autoregolamentarsi. Serve, invece, un meccanismo di regole in grado di governare le instabilità e soprattutto capace di limitare i danni di una finanza troppo innovativa.

L'economista Peter J. Hammond ha esposto in modo chiaro la sua lettura della crisi alla platea di accademici, ricercatori e studenti dell'Università Cattolica raccolta il 9 ottobre nell'aula Pio XI per ascoltare la sua lectio cathedrae magistralis intitolata "Must Liberalized Markets Create Crises?". Già ospite dell'Ateneo nel 2007, come ha ricordato nel suo saluto introduttivo il rettore dell'Università Cattolica Franco Anelli, la lezione dell'economista inglese è stata aperta dagli interventi dei professori Domenico Bodega e Luigi Campiglio, rispettivamente preside della facoltà di Economia e docente di Politica economica.

 

 

Il professor Hammond ha mostrato, prima, il funzionamento dei mercati tradizionali, riportando l'esempio del mercato del pesce di Marsiglia. Poi, si è concentrato su alcuni aspetti del mercato dei capitali e della loro de-regulation, con l'obiettivo di indagare le cause all'origine della crisi. Dal suo punto di vista, non esiste una correlazione diretta tra crisi e mercati liberalizzati. Anche se critica la dottrina del free market fundamentalism e la fede cieca degli ingegneri finanziari nelle pure teorie economiche. Esistono, secondo il professore di Warwick, fattori che neppure i migliori modelli economici riescono a prevedere. Lo conferma lo scandalo dei mutui subprime scoppiato nel 2007, che ha finito per contagiare l'economia globale. Per questo forse l'esistenza di una regolamentazione e di un sistema di controlli più efficiente sull'uso di strumenti finanziari derivati avrebbe potuto limitare alcuni effetti della crisi come, per esempio, l'aumento delle disuguaglianze economiche, la progressiva diminuzione dei risparmi, la crescita non bilanciata e la preoccupante disoccupazione strutturale.

L'assenza di un impianto regolatorio che vigilasse sulla finanza creativa è stato rivendicato anche da Corrado Passera (GUARDA IL VIDEO), già ministro dello Sviluppo economico e per circa dieci anni alla guida di Intesa Sanpaolo. Intervenuto alla lectio in qualità di discussant, ha posto l'accento sul fatto che a generare la crisi, insieme al fallimento regolatorio, ha contribuito un insieme di fattori culturali: la mancata supervisione dei mercati, il dogma della liquidità, l'idea che il rischio fosse sempre misurabile e gestibile. Eppure buona parte della macroeconomia non sembra aver tratto alcuna lezione dagli errori del passato. Il mercato resta certamente un bene da tutelare. Ma, avverte Passera, l'economia non è il mercato e la società non si fonda sulla semplice interazione tra domanda e offerta.

 

Must Liberalized Markets Create Crises? [PDF] ( KB)