L’ischemia miocardica e i disturbi del ritmo cardiaco possono essere trattati con la neuromodulazione, una nuova prospettiva terapeutica con conseguenze importanti in campo cardiologico. Di questo argomento si parlerà al Convegno sulla “Neuromodulazione del sistema cardiovascolare”, venerdì 21 maggio, presso l Policlinico universitario “Agostino Gemelli” (Aula Brasca, ore 9.00-18.00).

L’incontro interdisciplinare, che coinvolgerà cardiologi, fisiologi, neurologi, neurochirurghi, è promosso dai Dipartimenti di Neuroscienze, di Medicina cardiovascolare e di Emergenza e accettazione del Gemelli. Responsabili scientifici dell’evento: Filippo Crea, ordinario di cardiologia alla Cattolica di Roma, e Mario Meglio, direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia funzionale e spinale del Policlinico Gemelli.

La neuromodulazione è una modalità terapeutica interessante e versatile indicata nella cura di disturbi legati a disfunzioni del sistema nervoso come il dolore cronico neuropatico, l’epilessia farmaco resistente e i disturbi del movimento. “L’obiettivo scientifico del meeting – spiega il neurochirurgo Mario Meglio – è quello di fare acquisire informazioni sulle tecniche di neuromodulazione attualmente utilizzate, sulle indicazioni per il trattamento di malattie cardiache in particolare per l’ischemia miocardica e per i disturbi del ritmo cardiaco, sulle possibili interazioni tra stimolazione elettrica del sistema nervoso e pacemaker cardiaci ma, soprattutto, per progettare nuove ricerche cliniche e sperimentali”.

“La neurostimolazione cardiaca – spiega Gaetano Lanza, ricercatore dell’Istituto di Cardiologia all’Università Cattolica - viene utilizzata da oltre 20 anni per trattare pazienti con angina ricorrente, refrattaria alla terapia medica, nei quali, per la gravità e l’estensione della malattia aterosclerotica ostruttiva delle arterie coronarie, non è possibile effettuare interventi di angioplastica coronarica e di by-pass chirurgico. La neurostimolazione spinale o spinal cord stimulation, (SCS) consiste nella stimolazione elettrica dei cordoni/corna posteriori del midollo spinale mediante un elettrocatetere introdotto nello spazio perdurale con lo scopo di controllare una stimolazione dolorosa cronica”.

“Negli ultimi anni – continua il cardiologo Lanza - con la collaborazione del prof. Meglio, abbiamo condotto importanti studi fisiopatologici e clinici, che hanno dimostrato la validità della neurostimolazione spinale anche in pazienti con angina microvascolare refrattaria alla terapia medica massimale”. “Dati sperimentali recenti – conclude Gaetano Lanza - suggeriscono che la neurostimolazione spinale, oltre che sull’angina, possa vere effetti benefici anche sulle aritmie e sulla funzione ventricolare di pazienti con cardiopatia ischemica e/o scompenso cardiaco. Questo aspetto è oggetto di uno studio clinico internazionale che vedono la partecipazione per l’Italia solo di Università Cattolica e Università di Pavia”.