«Le azioni di responsabilità sociale sono diventate centrali per due ragioni: aiutano a “rendere conto” agli stakeholder di quello che facciamo. E, nel lungo periodo, danno ricadute positive sul sistema economico». Così Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, ha spiegato agli studenti dell’Università Cattolica la scelta della multinazionale, tra i leader nel settore della difesa e del comparto aerospaziale, di accettare la sfida della sostenibilità.

L’azienda lo scorso 12 ottobre ha presentato nell’Aula Pio XI il terzo rapporto sulla sostenibilità e i risultati ottenuti nel 2010, tra cui l’inclusione del titolo nell’indice finanziario Dow Jones Sustainability. «È stato un importante traguardo - ha aggiunto Guarguaglini -. Adesso il prossimo obiettivo sarà trasformare il rapporto in un vero e proprio bilancio». La presentazione del report, promossa in collaborazione con l’Alta Scuola Impresa e Società (Altis), è stata anche l’occasione per riflettere a tutto campo sulla responsabilità sociale d’impresa e sulla “convenienza” per un’azienda, grande o piccola che sia, di scommettere su valori intangibili.

Ma come fa un’economia di mercato a essere anche sostenibile? E, soprattutto, la crisi non ha abbassato la guardia nei confronti di questi valori? Sono solo alcuni degli interrogativi cui hanno cercato di rispondere i relatori intervenuti al dibattito moderato da Alessandro Plateroti, vice direttore de Il Sole 24 Ore. Dopo i saluti introduttivi del rettore Lorenzo Ornaghi e del sindaco di Milano Letizia Moratti, sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Pansa, condirettore generale e cfo di Finmeccanica, Michele Calcaterra, amministratore delegato di Ecpi, Alessandro Beda, consigliere della Fondazione Sodalitas, e Mario Molteni, direttore di Altis.

Un dato è emerso con chiarezza: essere sostenibili “conviene” perché ripaga in termini economici. A sottolinearlo è stata innanzitutto il sindaco Letizia Moratti che ha snocciolato alcuni risultati positivi raggiunti grazie ad alcune misure strutturali messe in campo dall’amministrazione comunale. «Penso, per esempio, all’Ecopass – ha ricordato –. Non va dimenticato, inoltre, che il 70% delle linee del trasporto pubblico è alimentato a trazione elettrica: già oggi Milano può contare su 250 nuovi mezzi ecologici. Abbiamo, poi, introdotto il bike sharing e il car sharing e stiamo promuovendo una rete capillare di distribuzione elettrica. Con il teleriscaldamento serviamo già 230mila abitanti che potrebbero diventare 750mila entro il 2015. Insomma, tutte testimonianze del nostro impegno per creare una Milano più verde, più vivibile, più sostenibile».

Dal canto suo, Michele Calcaterra ha fornito due dati che rendono l’idea di quanto la sostenibilità sia in grado di dare frutti positivi. «Dal 2003 a oggi - ha detto - a livello europeo la finanza sostenibile ha registrato una crescita degli asset quantificabile intorno al 22% contro il 10percento messo a segno da quella tradizionale. Non solo: se si prendono in considerazione le aziende fallite negli ultimi quattro anni, il 70% di questi default era già stato intercettato con largo anticipo dai rating di sostenibilità».

Eppure, resta ancora basso il numero di imprese votato alla responsabilità sociale. Una conferma che arriva da Alessandro Beda. «Finora abbiamo sensibilizzato solo alcune gradi aziende. Ma il tessuto economico del nostro Paese è costituito da milioni di piccole e medie imprese. La grande sfida di Sodalitas è aiutarle a passare da un business usual, che pensa esclusivamente alla massimizzazione del profitto, a un business unusual, con un’attenta vocazione alla dimensione sociale. In questo senso, un grande aiuto può arrivare proprio dal mondo della scuola e dell’università». Un fronte sul quale Altis già da diversi anni si sta impegnando, attraverso workshop, corsi executive e master post-graduate. «Un’azienda non può puntare solo sul profitto economico – ha precisato il professor Mario Molteni –, ma deve avere fin dalle radici elementi in grado di controbilanciare alcuni disequilibri che può generare. Tuttavia, per quanto la nostra Alta Scuola sia specializzata nella sostenibilità, crediamo nella forza propulsiva dell’entrepreneurship, ossia quella forza che genera l’impresa. Nel nostro Paese va riconquistata un’attenzione all’energia imprenditoriale. La vera sfida futura, allora, è dare vita a un sistema educativo internazionale che stimoli all’imprenditorialità nell’ottica della sostenibilità».