Un momento dell'incontro Asa a BrendUna riflessione sull’enciclica papale dedicata ad ambiente e sostenibilità è stata proposta dall’Alta Scuola per l’ambiente (Asa) dell’Università Cattolica di Brescia a Brend, il Fuori Expo bresciano ospitato a palazzo Martinengo Colleoni.

Prendendo spunto dall’enciclica papale “Laudato si’. Sulla cura della casa comune”, l’Asa ha proposto una riflessione su alcune linee guida del testo, sulle frontiere della sostenibilità tra ecologia e responsabilità tra generazioni. Ricercatori provenienti da diversi ambiti disciplinari hanno incontrato la città per parlare di sviluppo umano e gestione sostenibile dell’ambiente.

Dopo i saluti iniziali del direttore di sede Giovanni Panzeri, del presidente di Asa Pierluigi Malavasi e dell’assessore del comune di Brescia con delega all’università Federico Manzoni, hanno preso la parola le ricercatrici dell’Alta scuola. Alessandra Vischi ha presentato gli argomenti contenuti nelle diverse pubblicazioni, soffermandosi sui lavori realizzati dagli ex studenti del master "Sviluppo umano e ambiente" da cui è nato il volume "Learning city Human grids". Secondo Floriana Bolsieri, l'enciclica di Papa Francesco possiede una ricchezza di tematiche tali da comprendere la complessità ambientale, sociale, economica e culturale. Richiama ad esplorare nuove frontiere.
 
Per questo motivo “l’amore sociale”, in un contesto di crescente e solidale generosità, come afferma Papa Francesco, può essere un vero e proprio motore di cambiamento e di innovazione. Può porsi come la chiave di un autentico e indispensabile sviluppo. “Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale – a livello, politico, economico, culturale - facendone la norma costante e suprema dell’agire”.

Caterina Calabria ha richiamato tre interrogativi di Papa Francesco: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il progresso tecnologico ha considerevolmente accresciuto la capacità umana di dirigere le forze della natura, ma ha anche finito con l’esercitare un impatto imprevisto e forse difficilmente controllabile sull’ambiente e persino sulla stessa umanità. Nella consapevolezza della responsabilità davanti al creato e nel riconoscimento della dignità inviolabile della persona, si rende necessaria la riconciliazione tra sviluppo economico e giustizia, nel segno del dialogo tra culture e appartenenze identitarie.

Sara Bornatici ha identificato, nell’odierno contesto socioculturale, nuovi scenari di sostenibilità con l’intento di assumerli in una dinamica progettuale per un futuro che chiami in causa la responsabilità verso se stessi, gli altri, le cose.

Parlare di frontiere della sostenibilità significa interrogarsi e agire in contesti inediti o poco esplorati, per un cambiamento nel segno dell’umano e della custodia del creato. I casi proposti, interpretati in prospettiva pedagogica, spaziano dall’ambito educativo a quello sociale, configurando una sfida euristica per l’intrapresa di buone pratiche che intendono aprire interrogativi più che risposte esaustive.