«Una boccata d'ossigeno per ripensare l'umanizzazione del mondo». Questa è la Caritas in Veritate per il Cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Il presule è intervenuto insieme a Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, e all’onorevole Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati, al seminario “Economia o utopia? Oltre la crisi, con la Caritas in Veritate” per discutere sull’Enciclica di Benedetto XVI nello scenario della crisi economica mondiale. L’incontro, promosso dal Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è tenuto lo scorso 15 ottobre nell’Aula Gemelli della Facoltà di Medicina della sede di Roma, presenti tra gli ospiti il Segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata e il presidente  emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick.

«Un incontro che abbiamo voluto per cogliere spunti per meglio agire e per meglio operare nello scenario dell’attuale crisi economica mondiale - ha detto il rettore Ornaghi introducendo i lavori -. Fiducia e speranza ci vengono chieste dal Pontefice per affrontare le difficoltà del momento. All’enciclica - ha aggiunto il Rettore - si richiedeva non solo di essere punto di riferimento per la riflessione, ma anche per l’azione, in quanto la dottrina sociale della Chiesa non è un elenco di luoghi comuni, di cose belle da dire, ma difficili da fare. La vasta eco che l’Enciclica ha avuto sui media dimostra che sta assolvendo in pieno il suo compito».

«Con l'enciclica Caritas in Veritate - ha detto il Cardinale Vallini - il Papa ha offerto alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà una riflessione di grande impegno argomentativo sullo sviluppo umano, un documento organico di analisi e di progetto sul mondo nuovo, un manuale etico per l'economia, una guida per la politica, un testo di ampio respiro e di speranza». In particolare, - ha sottolineato il Cardinale vicario - l'enciclica introduce una grande novità quando fa rilevare che nei rapporti sociali la carità non ha una posizione marginale e compensativa quando i rapporti secondo giustizia sono compromessi, ma una posizione centrale. «Essa è, infatti, la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera. Lo sviluppo economico, che continua a essere gravato da distorsioni e drammatici problemi, messi ancora più in risalto dall'attuale situazione di crisi, deve essere concepito in chiave planetaria. Non basta allora inventare nuove strategie economiche e nuovi strumenti tecnologici. È necessario un complessivo ripensamento dello sviluppo, una nuova sintesi umanistica, che muova da una convinzione condivisa secondo cui l'obiettivo di fondo è che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità. La Caritas in Veritate – ha concluso il Cardinale - è una boccata d'ossigeno per ripensare l'umanizzazione del mondo e ci educa a saper valutare, alla luce congiunta della ragione e della fede, i fatti sociali e l'economia, avendo dinanzi le sfide del presente e lo scandalo non più sopportabile di ingiustizie e di disparità dei popoli».

Paolo Scaroni si è chiesto nel suo intervento cosa voglia dire carità per chi guida un’impresa globale come l’Eni. Giustizia e dono sono le parole chiave. «Il dono e il profitto – è la sua posizione - possono essere integrati in un’ottica di lungo periodo. Donare è un dovere dell'impresa – ha aggiunto - eppure bisogna tenere conto del fatto che il manager di una azienda non è che un gestore di risorse altrui. I talenti non sono suoi, gli sono stati affidati da altri per gestirli nel loro migliore interesse, non si può donare ciò che non è proprio». A giudizio di Scaroni, tuttavia, è possibile conciliare questi due aspetti attraverso un'ottica di lungo periodo. «Evitando di concentrarsi unicamente sul breve termine, il dono e il profitto possono essere integrati in una logica coerente”.

Un manuale etico per l'economia e una guida per la politica: questo è la Caritas in Veritate per Maurizio Lupi. «Benedetto XVI – ha affermato il vicepresidente della Camera - entra con le mani, non in punta di piedi, nel cuore del problema: la sussidiarietà è imprescindibile per lo Stato». Sussidiarietà non è assistenzialismo, ma un aiuto alla persona che la mette in gioco con l’obiettivo di renderla autonoma. «Una politica assistenzialista è politica come potere e non bene comune. Lo sviluppo – ha concluso - non sarà possibile senza uomini retti, senza difendere la vita e senza valorizzare l’autonomia dei corpi intermedi della società».