Fu collaboratore di padre Agostino Gemelli e per oltre quarant’anni docente di Diritto canonico ed ecclesiastico nell’Ateneo del Sacro Cuore. Per ricordare l’«illustre maestro Orio Giacchi» (1909-1982), l’operato, gli insegnamenti e i suoi molteplici interessi in vari campi, la facoltà di Giurisprudenza e l’Istituto giuridico hanno organizzato lo scorso 9 dicembre una giornata di studio dal titolo: La libertà. Chiesa, Stato, Economia pubblica, Politica: testimonianze e riflessioni a cento anni dalla nascita. Ad aprire i lavori, in un’aula Pio XI gremita di studenti e amici, i saluti del rettore Lorenzo Ornaghi, di monsignor Paolo Sardi, pro patrono del sovrano militare Ordine di Malta, di Giorgio Pastori, preside della facoltà di Giurisprudenza, di Gabrio Forti, direttore dell’Istituto giuridico, e di Ombretta Fumagalli Carulli, docente di Diritto canonico. Sono poi intervenuti mons. Carlos José Errazuriz, docente di Teoria fondamentale del diritto canonico nella Pontificia Università della Santa Croce, Enrico Vitali, docente di diritto ecclesiastico nell’Università degli Studi di Milano, che nel corso delle loro relazioni si sono soffermati sul contributo al diritto canonico. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, Francesco Margiotta Broglio, docente di Storia delle relazioni fra stato e confessioni religiose nell’Università degli studi di Firenze, e Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, hanno analizzato l’aspetto del contributo al diritto ecclesiastico. Ha chiuso la giornata di studio la tavola rotonda: Impegno politico, economia pubblica, associazionismo, cui hanno preso parte Giorgio De Giuseppe, già vice presidente vicario del Senato della Repubblica, Alberto Cova, professore emerito della facoltà di Economia, Fernando Del Re, delegato per la Lombardia dell’Unione giuristi cattolici italiani, Edoardo Brioschi, docente di Economia e tecnica della comunicazione aziendale, e Giorgio Feliciani, docente di Diritto canonico, che ha concluso i lavori.

Pubblichiamo ampi stralci del discorso introduttivo pronunciato dalla professoressa Ombretta Fumagalli Carulli, succeduta al professor Giacchi nella cattedra di Diritto canonico.


di Ombretta Fumagalli Carulli

È per me un onore, in quanto successore sulla cattedra di Diritto canonico, introdurre questa giornata dedicata ad un Maestro della nostra Università dal vasto orizzonte teoretico e voluta dalla nostra facoltà di Giurisprudenza unitamente all’Istituto giuridico. L’originalità del pensiero di Orio Giacchi uscirà confermata, ne sono certa, dai nostri lavori. Sotto il profilo metodologico essa risulta da due diversi ed intrecciati indirizzi, che a noi discepoli egli ha sempre raccomandato e che noi affidiamo ai nostri allievi: affiancare al rigore dell’elaborazione tecnica il confronto tra sostanza e forma ed inserire il tutto in un’esperienza giuridica non dimentica di far parte del più ampio mondo della cultura dalle profonde radici cristiane. La conseguente fiducia nella circolarità dei saperi e delle esperienze non è in lui solo frutto di preferenze letterarie o di riflessioni intellettuali, condivise dalla sua amatissima consorte, come certamente ricorda il figlio adottivo, Ambasciatore Achille Vinci Giacchi, che è tra noi. È anche effetto di frequentazioni di un ampio ventaglio di persone, che nel Novecento hanno lasciato orme profonde nella scienza, nell’arte e nell’agire. (…).

Al caleidoscopio delle amicizie corrisponde la singolare e poliedrica fisionomia culturale di Orio Giacchi: giurista diffidente della tendenza a rinchiudersi nella torre d’avorio di una disciplina insensibile alla vita reale, che si muove alla sua base; Maestro della Scuola italiana del diritto canonico ed ecclesiastico colloquiante con le migliori scuole, da quella spagnola dell’Università di Navarra, a quella tedesca di Monaco di Baviera, a quella americana dell’Università della California, a quella svizzera dell’Università di Friburgo, a quella olandese di Nimega. a quella polacca di Varsavia; esperto dell’intervento statale nell’economia; appassionato vir catholicus pronto a lottare per gli ideali più alti; grande estimatore della storia e cultura francese, dall’Abbé de Bremond a Francois Mauriac, Charles Péguy, dai grandi storici quale Daniel Rops alla più aneddotica “petite histoire”; docente amatissimo da studenti e colleghi non solo per quello che dice ma anche per quello che è; avvocato di prestigio non incline all’aggressione dell’avversario ma piuttosto al dialogo collaborante nell’interesse del cliente. Qualche frizione con padre Gemelli non gli impedisce affatto di condividere il progetto di lui per un’Università di ispirazione cristiana dalla duplice mission: formare la classe dirigente italiana ed elaborare una cultura di eccellenza in grado di vincere le sfide del contesto culturale italiano ed internazionale.

La sua vita (1909-1982) copre anni di grandi mutamenti politici: la crisi dello Stato liberale, l’avvento del fascismo, la lotta clandestina, il consolidarsi dello Stato democratico. Egli ne è testimone ed attore, rallegrandosi che alla libertà solo formale propria al liberalismo e all’illibertà del fascismo succeda, finalmente, la libertà anche sociale di uno Stato democratico laico ed insieme rispettoso delle confessioni religiose e del loro ruolo pubblico. La libertà è una chiave di lettura del suo apporto. Ne esamineremo oggi, con l’aiuto di autorevoli relatori, cinque settori: la politica, l’economia, lo Stato, la Chiesa, il mondo associativo. Mi sia consentito al proposito qualche riflessione personale.

La politica. La libertà politica vede un giovane Orio Giacchi partecipe alla lotta clandestina, insieme ad altri docenti dell’“Ateneo dei cattolici”, tra i quali mi è caro ricordare Giorgio Balladore Pallieri, a lungo preside della nostra Facoltà di Giurisprudenza. Nel ’44 da vicesegretario per l’Alta Italia della Democrazia cristiana (il segretario Marazza è spesso da lui ricordato nelle conversazioni tra amici), subisce le irruzioni della polizia politica di Salò e la condanna a morte. Ma, più tardi, da membro del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, non mostrerà alcun spirito di vendetta. L’impegno nella politica attiva – se si eccettua il breve periodo del ’53-54, nel quale è segretario milanese della DC – è limitato agli anni del supremo rischio, come si conviene alle anime nobili, pronte a tutto donare per la conquista degli ideali più alti e disposti a lasciare ad altri la costruzione successiva. L’appartenenza orgogliosa al partito dello scudocrociato con al mezzo la scritta “Libertas” continua da autorevole “tecnico” delle materie giuridiche, spesso consultato dai gruppi parlamentari su leggi per così dire “sensibili” ai valori cattolici (diritto di famiglia, aborto, riforma del Concordato). Durante gli anni della revisione del Concordato lateranense la collaborazione diviene intensa con Guido Gonella, indimenticabile negoziatore della revisione del Concordato lateranense e presidente della apposita Commissione bilaterale. E diventano stretti i legami con i vertici del gruppo DC al Senato, Giuseppe Bartolomei e Giorgio De Giuseppe (oggi tra noi).

L’economia. L’interesse per la vita concreta, per quelle che egli definisce con poetica espressione dantesca “le cose mortali”, si manifesta a proposito dell’intervento dello Stato nell’economia, ritenuto necessario in una democrazia ancora giovane e fragile nel soddisfare le esigenze della giustizia sociale. La stessa preoccupazione muove altri cattolici, nel frattempo impegnati in politica con grandi responsabilità istituzionali, come Amintore Fanfani, anch’egli uno dei “Professorini dell’Università Cattolica”. Dirigente di prestigio in aziende pubbliche (ATM e Terni Chimica), poi Presidente della Commissione per la riforma dell’IRI (la sua Relazione è approvata quasi all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 28 ottobre 1955), Giacchi fa parte del CNEL dal 1958 al 1964. A guidarlo è sempre la rivendicazione della libertà della persona umana da tutti gli opprimenti condizionamenti, quelli economici e sociali compresi.

Lo Stato. La “libertà” è filo rosso anche delle ricerche nel diritto ecclesiastico, dove sin da giovanissimo si afferma profondo conoscitore della giurisdizione ecclesiastica e dei suoi effetti nell’ordinamento italiano. Chiamato alla Cattolica alla cattedra di diritto canonico, manterrà a lungo pure l’incarico di diritto ecclesiastico. Libertà della Chiesa di fronte allo Stato nella materia spirituale ed autonomia dello Stato in quella temporale sono reclamate con tali capacità di analisi e verve dialettica da diventare cifra personale, apprezzata in Convegni nazionali ed internazionali. Lo studio Lo Stato laico: formazione e sviluppo dell’idea, rimane una di quelle incompiute, come la Pietà Rondinini, che sprigionano un singolare fascino intellettuale.  

La Chiesa. Quanto specificamente al diritto canonico, per 43 anni all’Università Cattolica del Sacro Cuore è titolare di una cattedra tra le più prestigiose, in precedenza ricoperta per un breve periodo da Arturo Carlo Jemolo e poi a lungo da Vincenzo Del Giudice. I suoi corsi sono un punto di riferimento non solo per studenti e discepoli del nostro Ateneo, ma anche per quelli di altre Università, che spesso da fuori vengono alle sue lezioni. Ed il tema della libertà guida le ricerche canonistiche nei più vari settori, anche storici. Non è solo la libertà della Chiesa ad avvincerlo. È anche la libertà della persona uti singula. Emblematico l’approfondimento del matrimonio canonico, monumento giuridico alla libera volontà dei nubenti. La sua dottrina matrimoniale sulla dimensione spirituale del matrimonio canonico anticipa il Vaticano II, ai lavori del quale è chiamato a partecipare come osservatore. In considerazione di essa Paolo VI lo chiama alla Commissione per la revisione del Codex Iuris Canonici. Consultore anche della Commissione Pontificia Iustitia et Pax, vi conferma l’ammirazione sia per l’universalità della Chiesa, già nutrita negli incontri giovanili con la cultura cattolica, sia per il continuo stimolo del Magistero pontificio a non separare la giustizia dalla carità.

Il mondo associativo. Significativo infine l’apporto al mondo associativo culturale: dalla fondazione del Circolo Charles Peguy rivolto ai giovani (da esso sarebbe in seguito derivata Comunione e Liberazione), a quella del Circolo culturale S. Babila (che negli anni Settanta segna un’efficace presenza cattolica in un momento nel quale a Milano prevale la cultura marxista), alla presidenza del Teatro S. Babila, costatagli duri sacrifici anche economici; dalla presidenza dell’Associazione Necchi alla collaborazione con l’Unione Giuristi Cattolici, alla fondazione della Consociatio de studio iuris canonici promovendo.

Fare memoria del centenario della nascita significa, insomma, ricordare una delle personalità più eloquenti dell’età che ci ha preceduti. Ma significa anche fare rivivere gli interessi molteplici ed in vari campi che l’illustre Maestro coltivò lungo il suo itinerario di vita. Insieme al collega e condiscepolo prof. Giorgio Feliciani ed ai collaboratori della nostre cattedre, abbiamo pertanto chiesto ad amici che ne hanno apprezzato il pensiero e la vita una serie di riflessioni riguardo al contributo al diritto canonico ed ecclesiastico, nonché brevi testimonianze riguardo l’impegno politico, nell’economia pubblica e nell’associazionismo, proponendo loro come filo conduttore comune il tema della libertà.

[La versione completa del discorso della professoressa Carulli è disponibile in allegato]

Il discorso completo di Ombretta Fumagalli Carulli ( KB)