Gestione dei rifiuti ospedalieri, traffico veicolare legato agli spostamenti di pazienti e staff ospedaliero, consumi energetici: anche gli ospedali, pur provvedendo alla nostra salute, inquinano. «Ma il futuro è dell’ospedale verde, un luogo di cura del tutto innovativo, in cui ogni struttura è pensata per produrre un risparmio energetico, in cui la gestione dei rifiuti ospedalieri sia tale da ridurli al minimo e in cui l’efficienza dello staff ospedaliero, medico e paramedico, permetta di ottimizzare al massimo i servizi offerti. Il tutto potrebbe permettere di ridurre l’impronta ecologica (cioè l’impatto sull’ambiente) di un ospedale di circa  45%». È quanto riferito dall’architetto americano Roger Hay, Principal della Ratcliff di Emeryville, in California, giunto in Italia in occasione della V Conferenza Europea dell’Ospedale promossa dal Centro nazionale per l'Edilizia e la tecnica ospedaliera (Cneto) e dalla sede di Roma dell’Università Cattolica, che si svolge dal 6 all’8 maggio al Centro Congressi Europa dell’ateneo del Sacro Cuore.

Oggi un ospedale di vecchia concezione, ha sottolineato Hay, ha un’impronta ecologica pari a circa 140-185 metri quadri per posto letto. L’impronta ecologica è un indicatore per misurare l’impatto umano sull’ambiente e si misura considerando quanta superficie del pianeta viene “consumata” per fare una determinata cosa o per offrire un certo servizio come quello ospedaliero. Per esempio l’impronta ecologica media di un italiano è pari a circa sei campi da calcio, ovvero una superficie di 4,76 ettari.

Seppur ridotta rispetto a questo dato pro capite, anche l’impronta ecologica di un ospedale è importante; per esempio a un ospedale come il Gemelli, con 1900 posti letto in totale (compresi day hospital e letti riabilitazione e compresi quelli del Complesso Integrato Columbus), potrebbe corrispondere un’impronta ecologica approssimativa di circa 26,6 ettari. Il Gemelli, però, è uno tra i pochissimi ospedali italiani, che ha già adottato una misura di sostenibilità, il risparmio energetico, grazie all’istallazione di un impianto di produzione combinata d’energia elettrica e energia termica, ossia un moderno “impianto di cogenerazione” che utilizza una turbina a gas di derivazione aeronautica con, a monte, un sistema di produzione di energia elettrica e, a valle, un impianto di recupero calore del turbo gas. L’impianto di cogenerazione consente la produzione e il consumo contemporaneo di diverse forme di energia (elettrica e/o meccanica e termica), partendo da un'unica fonte. Alla fine, grazie a questa installazione, al Gemelli, che esteso su un’area di 37 ettari e con le costruzioni del complesso che superano il milione di metri cubi è paragonabile a una cittadina di circa 20.000 abitanti, il risparmio economico sul totale della spesa energetica, rispetto all’energia tradizionale, è di circa il 30%.

Tra le principali voci dell’inquinamento di un ospedale troviamo i rifiuti ospedalieri, ha spiegato Hay, tra cui i materiali in plastica, sia gli strumenti sia i materiali di costruzione. «Fino a pochissimo tempo fa molti materiali in plastica usati in ospedale, dai guanti di lattice ai materiali delle pavimentazioni, e a contenitori di ogni tipo, contenevano Pvc - ha spiegato Roger Hay – che è una sostanza molto tossica (soprattutto perché se incenerita sprigiona diossine)», il cui utilizzo è oggi fortemente osteggiato da tutti i progettisti sostenitori dell’ospedale verde.

Oggi tra le cause di inquinamento ospedaliero si deve aggiungere anche la voce emissioni di CO2 prodotte dalle automobili dei malati che vi si recano per le visite. Alcuni prototipi architettonici basati sul “lean design” (una progettazione volta alla riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione) hanno permesso di ridurre l’impronta ecologica di un ospedale del 45%, ha sottolineato Hay. Alcuni esempi di questa nuova architettura a misura di ambiente sono strutture che applichino metodi per ridurre i rifiuti o che sfruttino al massimo l’illuminazione naturale. Inoltre l’idea del lean design si applica non solo alla costruzione, ma anche alla gestione dell’ospedale: la riorganizzazione del personale medico e paramedico in modo da ridurre la necessità di personale full-time e incrementare il numero di visite al giorno ha a sua volta permesso di ridurre l’impronta ecologica di certi luoghi di cura. Questo permette anche di fornire la stessa quantità e qualità di assistenza in luoghi di cura di dimensioni inferiori e quindi meno dispendiosi e con un impatto minore sull’ambiente. A ciò si aggiunge una migliore gestione dei rifiuti e la riduzione dei materiali contenenti Pvc in ospedale. «Nei nosocomi americani, infatti, il Pvc sta quasi scomparendo - ha aggiunto l’architetto statunitense - e già oggi molti nosocomi a stelle e strisce sono costruiti con criteri di eco sostenibilità».

«In Italia, ha detto il presidente Cneto Giuseppe Manara, abbiamo come esempio di ecosostenibilità l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze e poi il nuovo ospedale Alba-Bra in fase di costruzione a Verduno». Un ospedale ecosostenibile può costare di più di un nosocomio vecchia maniera (ne è un esempio il costosissimo Dell Children's Hospital di Austin, nel centro del Texas, costruito completamente seguendo criteri di ecosostenibilità, tanto che è diventato il primo ospedale al mondo a ricevere una certificazione Leed Platinum dall'US Green Building Council (come a dire il massimo dei voti con lode per il livello di ecosostenibilità raggiunto). Ma ne vale la pena perché a lungo termine può sviluppare risparmi considerevoli: “a lungo termine possiamo salvare l’umanità – ha spiegato Roger Hay –: aiutare le persone a guarire non comporterà più far ammalare sempre di più il nostro pianeta, come succede oggi già solo per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri».