La firma dell'accordo tra Giuseppe Profiti e Maurizio Guizzardi per l'Ospedale pediatrico Bambino Gesù e il Policlinico GemelliGarantire continuità assistenziale ai pazienti pediatrici affetti da malattie congenite o complesse quando diventano adulti. È lo scopo dell'accordo siglato il 20 giugno tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico “A. Gemelli” e l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La convenzione riguarda la “transizione” dei pazienti affetti in particolare da patologie correlate alla cardiologia, alla fibrosi cistica, all’apparato urogenitale e all’endocrinologia, e prevede la creazione di percorsi clinico-assistenziali specifici attraverso l’interazione di professionisti dell’adulto con équipe di tipo pediatrico. Ai pazienti verranno offerti accompagnamento e cura in un ambiente più appropriato alla loro età.

Solo nel 2012 i pazienti maggiorenni seguiti dal Bambino Gesù sono stati oltre 5.000, tra cui circa 2.000 cardiopatici. Un numero pari al 10% del totale dei pazienti presi in carico dall'Ospedale pediatrico e destinato ad aumentare grazie ai progressi della ricerca e della medicina. Il 36% di questi pazienti ha già oggi più di 30 anni. Il Policlinico Gemelli vanta dal canto suo una consolidata esperienza nella gestione del paziente adulto e delle patologie congenite o complesse insorte in età pediatrica. La convenzione mette dunque a sistema le competenze e le eccellenze di entrambi gli Ospedali.

«Tale innovativo accordo tra due importanti istituzioni sanitarie cattoliche ha un valore non solo assistenziale per il livello qualitativo delle prestazioni offerte, ma anche etico», dichiara il direttore del Policlinico universitario A. Gemelli Maurizio Guizzardi». «L’accordo per la presa in carico di pazienti cronici che diventano adulti – afferma il presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Giuseppe Profiti - rappresenta una realtà innovativa per l’Italia e permetterà di valorizzare la collaborazione tra le due istituzioni come punto di riferimento e polo di eccellenza per questa popolazione di pazienti in costante crescita».

Oltre all’assistenza la collaborazione tra il Policlinico Gemelli ed il Bambino Gesù tocca anche gli ambiti della didattica e della ricerca. Verranno realizzate iniziative formative comuni (master, scuole di specializzazione, dottorati di ricerca) e iniziative di ricerca scientifica negli ambiti delle patologie congenite o complesse. L’accordo prevede inoltre lo svolgimento di sessioni periodiche e congiunte di discussione e programmazione sui casi clinici trattati; lo scambio di medici, docenti e ricercatori; lo scambio di documenti, pubblicazioni scientifiche e programmi di ricerca; l’organizzazione congiunta di seminari, colloqui, convegni e riunioni scientifiche; il coordinamento e la co-direzione dei programmi e delle ricerche scientifiche di interesse comune.

«Il mondo delle patologie croniche a insorgenza nell’età pediatrica - spiega Armando Grossi, responsabile di Alta Specializzazione in Endocrinologia e referente del progetto per il Bambino Gesù - è estremamente complesso e variegato. In tale contesto si mostra una duplice esigenza: da un lato quella di migliorare la assistenza di tali pazienti in una nuova fase di vita, dall’altro quella della formazione di conoscenze medico-scientifiche orientate alla gestione di problematiche e sequele a lungo termine di patologie croniche pediatriche».

Secondo Massimo Massetti, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiochirurgia del Policlinico A. Gemelli, «anche le patologie cardiovascolari di origine congenita necessitano, per un’ottimale continuità assistenziale, di una sinergia tra le strutture cardiologiche pediatriche e quelle per gli adulti». «La medicina di eccellenza in questo ambito - prosegue - viene raggiunta unendo le competenze e le esperienze dei sanitari che lavorano nei rispettivi centri. Riunire tutto questo intorno a un percorso specifico dei pazienti affetti da cardiopatie congenite dell’adulto costituisce l’essenziale di questo ambizioso progetto, che colma un vuoto sanitario organizzativo e si posiziona come riferimento per i pazienti e le loro famiglie».