Docenti che calano, bidelli quasi scomparsi. Studenti che aumentano, soprattutto quelli stranieri. Tuttavia, nonostante i tagli e nonostante le classi piacentine siano tra le più numerose in Emilia-Romagna il sistema scolastico locale regge ancora. È quanto emerge dal secondo report sul Sistema scolastico nella provincia di Piacenza curato da Pierpaolo Triani, docente di Didattica e Pedagogia speciale della facoltà di Scienze della formazione nella sede di Piacenza e da Paola Schiavi, responsabile dell'Osservatorio provinciale sul Sistema scolastico ed educativo della Provincia di Piacenza. Uno strumento fondamentale per capire e migliorare a livello locale la più grande e strategica istituzione italiana.

Ciò che emerge è innanzitutto la fotografia di una scuola multietnica: l'incidenza media degli studenti con cittadinanza non italiana è pari al 18,9 percento, ma supera il trenta percento in cinque istituzioni scolastiche e in quaranta scuole del Piacentino, pari al 16 per cento del totale. È invece il 9,8 per cento in Emilia-Romagna (quindi praticamente la metà rispetto al dato provinciale) e il 4,3 per cento in Italia. Ma c'è un altro elemento da considerare: quasi la metà di quel venti per cento di studenti stranieri che ogni mattina entra nelle scuole del Piacentino è nato in Italia.

«Per questo si devono quindi sviluppare politiche scolastiche di integrazione capaci di dare risposta al fenomeno - ha sottolineato il professor Triani -. Non dobbiamo inoltre dimenticare come Piacenza conti classi tra le più numerose della regione, mentre i docenti sono calati progressivamente negli anni: questo significa che saranno necessariamente attivati nuovi corsi di formazione che potenzino il più possibile il modus operandi del corpo docente, per fronteggiare le nuove situazioni».

C'è poi il dato relativo al personale: tra il 2008 e il 2011 si è registrato un decremento del 9 per cento (-281 unità). «Abbiamo inoltre registrato - prosegue Triani - come siano in crescita i fenomeni di disagio nel sistema scolastico. La nostra scuola ha una vocazione inclusiva e si deve necessariamente confrontare con nuove emergenze sociali».

«Negli ultimi dieci anni, la regione ha avuto un picco di scolarità, con oltre 100 mila presenze in più, ma sono aumentate anche le nuove emergenze. Non più solo le disabilità (oggi gli alunni disabili sono il 2,4 per cento del totale) ma casi di disagio scolastico: si dovrebbe alzare il profilo formativo, facendo un gioco di squadra».

Da sottolineare anche i punti di forza del sistema che ci sono e sono importanti: la scuola è diffusa capillarmente, con un servizio di tempo pieno che ancora funziona, a differenza di alcune province dove è stato soppresso, e con duecento istituti aperti, pur con pluriclassi dalla prima alla quinta. Obiettivo condiviso è quello di mantenere alta la qualità della scuola, fondamentale valore da difendere facendo squadra.

Scarica il report